Londra, Royal Opera House Covent Garden,”Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini
ROSINA SULLA SEDIA A ROTELLE
Il barbiere di Siviglia è una delle opere più popolari del repertorio, dotata di forte presa comunicativa per il dirompente flusso musicale ed espressioni talmente “riconoscibili” da fare parte della nostra vita quotidiana, come la cavatina di Figaro o l'aria “Ma se mi toccano.. sarò una vipera“ di Rosina. Ma il perfetto meccanismo teatrale e musicale per funzionare richiede un cast che coniughi eccellenze individuali a logiche di ensemble, altrimenti la popolarità diviene penalizzante e si rischia la noia.
Al Covent Garden è in scena l’allestimento del 2005 di Moshe Leiser e Patrice Caurier con un cast di lusso che riunisce i massimi interpreti della vocalità rossiniana. Gli “high-lights” sono garantiti, ma anche il resto trova il giusto risalto in un’esecuzione scorrevole e divertente che conferma l’eterna freschezza del Barbiere, dall’inizio alla fine.
La scena essenziale di Christian Fenouillat è una scatola colorata, inizialmente aperta sul fondo per ricreare l’esterno con un cielo blu illuminato dalla luna, mentre Almaviva si arrampica su di un albero per cantare la serenata. La scatola semivuota, dai colori vivaci come i surreali costumi dei protagonisti, incornicia il gioco teatrale e ricrea la casa di Bartolo, una “prigione” dalle piccole feritoie che si aprono e si chiudono all’istante ad accentuare il senso di trappola.
Un incidente occorso in scena alla protagonista la sera della prima (Joyce DiDonato si è fratturata una caviglia inciampando fra le guide del palcoscenico) obbliga la primadonna, una vera Rosina battagliera e fiera che non ne vuole sapere di lasciare la produzione, a cantare seduta sulla sedia a rotelle. Espediente extra-teatrale che potrebbe sembrare una scelta di regia data l’efficacia generata. La realtà s’intreccia alla finzione e, nel vedere la giovane in trappola, talmente esasperata dall’immobilità forzata da diventare una “vipera”, ci chiediamo dov’è la linea di demarcazione fra il ruolo e la cantante. Dopo l’incidente, Rosina, confinata all’esterno del set, si muove senza requie lungo il palcoscenico maneggiando la sedia a rotelle con determinazione e stizza, con tempi teatrali perfetti dovuti alla naturale capacità d’improvvisazione. La pupilla “comanda” a distanza gli altri personaggi che agiscono come una sua estensione.
Nel finale del primo atto la scatola si alza e inizia a oscillare come una giostra da luna park “shakerando” i personaggi nel crescendo musicale e vedere Rosina immobile in primo piano, con “l’orrida fucina “ letteralmente sulla testa, amplifica ulteriormente la confusione divenuta un incubo della protagonista. Come pure nella scena del temporale, sentendosi tradita dall’amato, istiga come una bambina viziata e capricciosa Berta a rovesciare con violenza i mobili della stanza.
Eccellenti e molto affiatati i cinque personaggi principali. Pietro Spagnoli, al suo debutto al Covent Garden, ha sostituito in tutte le recite Simon Keenlyside, non facendo rimpiangere nel ruolo di Figaro uno dei beniamini del pubblico inglese. Spagnoli, dalla voce morbida e di bel timbro, ha la giusta verve per Figaro, ma sempre all’insegna del gusto. Ironico e arguto, italianissimo, oltre che nella dizione, nell’arte di arrangiarsi e di approfittare della debolezza altrui, è un Figaro più amaro del solito, che lascia intravedere, oltre il gioco, conflittualità represse e insofferenze.
Joyce DiDonato è una Rosina ideale per il riuscito connubio fra vocalità e temperamento. Oltre alla bella voce brunita dagli acuti sicuri si apprezzano le doti della rossiniana consumata: coloratura perfetta, controllo dei passaggi, gusto della variazione, nitidi recitativi. Ma è soprattutto la sua spontaneità vivace e brillante a renderla irresistibile, anche sulla sedia a rotelle.
Le virtù belcantiste di Juan Diego Florez sono ben note: agilità da manuale, eleganza della linea, purezza di emissione, del tutto lecito aspettarsi in un ruolo d’elezione tifo da stadio e perfezione esecutiva. E così è stato. Florez parte con una certa prudenza, in parte voluta per accentuare il senso di crescendo, ma si abbandona in un generosissimo “Cessa di più resistere”, luminoso e penetrante, nonostante la postura penalizzante per sostenere Rosina, in cui sfoggia grande bellezza timbrica e variazioni magistrali. Un Conte di Almaviva agile ed aristocratico, di cui si apprezza anche il gioco scenico naturale e la capacità di offrire nei travestimenti diverse caratterizzazioni musicali e sceniche.
Alessandro Corbelli conferma grandi doti di accento e dizione, necessarie per il ruolo da buffo parlante. Il suo Bartolo, pavido e sarcastico, non indulge nella facile buffoneria e il vecchio acquista in espressività per la comicità sfumata e l’innegabile esprit.
Con abili tocchi Ferruccio Furlanetto rivela tutta l’ipocrisia e avidità di Basilio (davvero irresistibile quando striscia addossato alle pareti durante la calunnia, prima di saltare sui braccioli della poltrona dove siede Bartolo), compensando con la presenza e l’ottimo fraseggio qualche problema di tenuta.
Non allo stesso livello i comprimari, Jennifer Rhys-Davies (Berta) è scenicamente disinvolta ma rende troppo caricaturale e priva di sfumatura patetica la sua aria; da perfezionare il Fiorello del giovane Changhan Lim, modesto l’Ambrogio di Bryan Secombe. Concludono il cast l’ufficiale di Christopher Lackner e il Notaio di Andrew Macnair.
Antonio Pappano offre una direzione vivace ed equilibrata, dove l’architettura musicale rossiniana si staglia in controluce senza appesantire l’incalzare delle situazioni, ma commentandole con leggerezza, favorendo il meccanismo teatrale e il gioco scenico senza traccia di malinconia. Una lettura calibrata, che ottiene dall’orchestra pulsante sonorità brillanti e leggere, per creare una trama ideale su cui fare sbocciare il canto, in un grande equilibrio fra voci e strumentale.
Calorosissimi applausi per tutti, ma soprattutto a Joyce DiDonato, eroina a tutti gli effetti. Grande successo di pubblico e critica, non sono ancora terminate le repliche e si parla già di DVD e di una prossima riproposta.
Visto a Londra, Royal Opera House Covent Garden, il 10 luglio 2009
Ilaria Bellini
Teatro