Teatro

LONDRA, Le nozze di Figaro

LONDRA, Le nozze di Figaro

Londra, Royal Opera House Covent Garden,”Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart UNA RIPRESA BEN RIUSCITA La produzione delle Nozze di Figaro di David Mc Vickar, che aveva riscosso unanimi consensi nel 2006, è tornata al Covent Garden con un nuovo cast omogeneo ed affiatato e lo spettacolo, non del tutto convincente nella ripresa a Valencia, funziona di nuovo, confermando un’autentica vis teatrale. Il regista traspone la vicenda dalla Siviglia settecentesca alla Francia dell’epoca di Luigi Filippo per sottolineare la trasformazione sociale che vede l’ascesa della borghesia e di Figaro “uomo nuovo”. L’impianto scenico di Tania Mc Callin è elegante e curato nei dettagli e ricrea gli interni di un nobile palazzo i cui diversi ambienti si offrono di volta in volta alla vista dello spettatore costantemente animati da una folla di servitori intenti in attività quotidiane. Una presenza continua e particolarmente accentuata, trasversale e silenziosa, che “commenta” le vicende dei protagonisti le cui storie private diventano di pubblico dominio, captate da servitori che origliano dietro le porte, attraversano la scena per spostare mobili ed eseguire i cambi di scena generando interferenze meta-teatrali. McVickar sfrutta abilmente l’ouverture per mettere le premesse al plot e fare uno spaccato della vita quotidiana a palazzo nel giorno delle nozze. La cura dei dettagli e dell’ambientazione fa sì che anche le comparse diventano “personaggi” riconoscibili che attirano l’attenzione dello spettatore per la gestualità naturale e per le relazioni con gli interpreti principali, conferendo ulteriore realismo e umanità alla commedia: una fanciulla in lacrime perché Figaro sposa un’altra, la complicità maschile e di classe che lega Figaro agli altri servitori, divertenti cammei di serve, la giovane svogliata che mentre origlia si addormenta sotto il peso della biancheria o la vecchia che spazza il pavimento senza sosta ignara della storia. In questa folle giornata i cambi di scena avvengono a scena aperta in un teatrale fluire che annulla la divisione degli atti e la separazione fisica degli spazi. La camera da letto di Figaro e Susanna e' uno sgabuzzino con un letto appeso fra oggetti umili e disparati che scivola lungo la scena innestandosi nell’immensa galleria della reggia. Una lunga vetrata caratterizza lo studio del Conte inondandolo di luce, ma in una visione rovesciata è la veranda vista da un giardino in fieri che germoglia nella stanza stessa quando calano dall’alto pini frondosi mentre i servitori si affrettano a spostare i mobili per fare spazio al boschetto; un cambio scena giocoso e affollato che privilegia la “mascherata” alla sensuale magia del notturno mozartiano. Se nella produzione originale la forte caratterizzazione sensuale dell’amore fra Figaro e Susanna smorzava il tema sociale aggiungendo solarità e le schermaglie fra il Conte e Figaro erano in fondo ironiche e leggere, ora vengono maggiormente accentuati i contrasti sociali e personali. La frustrazione repressa di Figaro, la tracotante libidine del Conte, l’astio della Contessa rivelano una tensione violenta sul punto di esplodere. Personaggi cinici e “antipatici“, ma decisamente verosimili. Ildebrando d’Arcangelo ha voce splendida, scura, morbida, compatta, ricca di sfumature e chiaroscuri. Tratteggia con bravura un Figaro che s’impone per eleganza vocale e chiarezza mozartiane, “ tranchant” quanto quello di Beaumarchais. Alexandra Kurzak ha l’umanità ma anche la verve scenica di Susanna, una donna del popolo furba e veloce, dolce, ma all’occorrenza maliziosa , con una voce lirica e suadente dai riflessi argentei. Anna Bonitatibus è un Cherubino introverso, dalla voce mobile e vellutata con facili colorature che rivelano la frequentazione del repertorio barocco. “Voi che sapete” è lento, quasi sottovoce, un soffio leggero velato di tristezza che fa riflettere sulla caducità delle umane passioni. Barbara Frittoli spicca per doti interpretative e crea un Contessa irresistibile per classe mista a presunzione, cinismo e italiana malizia, una donna matura che conosce la vita e non si sottrae al gioco con un canto dolce e autunnale di timbro bellissimo. Più Alice Ford che Marescialla, insomma. Splendida comunque. Peter Mattei è un Conte incisivo che domina la scena con l’alta statura e l’allure da libertino irriducibile e violento. L’interessante e sfumata voce baritonale splende nell’aria del terzo atto, traducendo tutti gli stati d’animo : inquietudine, collera, orgoglio ferito. Vocalmente non di rilievo, ma ottimi attori, i ruoli minori, tra cui ” vecchie glorie “ accolte con calore dal pubblico: Ann Murray è Marcellina, Robin Leggate un dandy Don Basilio, Robert Lloyd un Bartolo possente; la giovane Kishani Jayasinghe una procace Barbarina. Il “grande vecchio” Sir Charles Mackerras dirige con entusiasmo la partitura, ottenendo suono nitido e trasparente da tutte le sezioni dell’orchestra, con particolare menzione agli archi e ai fiati, agili e leggeri; una direzione flessibile con il grande merito di seguire, oltre alla musica, il testo e la psicologia dei personaggi. Visto a Londra, Royal Opera House Covent Garden, prova generale del 21 giugno 2008 ILARIA BELLINI