Dal 19 al 24 novembre al Teatro Carignano di Torino sarà in scena LA TORRE D’AVORIO di Ronald Harwood, nella traduzione di Masolino d’Amico, con la regia e l’interpretazione di Luca Zingaretti. Accanto a lui, Massimo de Francovich, Paolo Briguglia, Gianluigi Fogacci, Francesca Ciocchetti, Caterina Gramaglia.
Uno spettacolo che mette sotto i riflettori uno dei problemi più discussi e irrisolti della storia: l’autonomia dell’arte di fronte alla politica.
Berlino, 1946: nell’ufficio del maggiore Arnold si trova il celebre direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler. I due si fronteggiano: l’ufficiale è ignorante e rozzo, Furtwängler ostenta superiorità ed è ben deciso a difendersi dall’accusa di complicità con il nazismo.
Nella Germania occupata dalle truppe degli alleati si svolge la caccia a coloro che sostennero il regime nazista in tutti gli ambiti della vita civile.
E se celebre fu la condanna a Norimberga di Albert Speer, l’architetto di Hitler, furono molti gli intellettuali chiamati a giustificare la loro permanenza o la loro presunta collaborazione con il regime tedesco.
Scrive Masolino d’Amico: «Furtwängler, universalmente acclamato accanto a Toscanini come il maggiore direttore d’orchestra della prima metà del secolo, non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di detestare le politiche del Terzo Reich. Ma nel buio periodo dell’esodo di molti illustri intellettuali che avevano preferito trasferirsi all’estero piuttosto che continuare a lavorare in condizioni opprimenti, era rimasto in patria, e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate. Aveva scelto, in tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che questa non abbia connotazione politica.
Ma ecco ora che i vincitori vogliono vederci chiaro, e se possibile far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica».
Il suo antagonista è un maggiore dell’esercito che detesta la musica classica, un venditore di polizze assicurative, un uomo che ha visto di persona gli orrori delle camere a gas.
Soprattutto, un americano convinto nell’eguaglianza di tutti gli uomini sia nei diritti, sia nelle responsabilità.