Teatro

Mai più indifferenti 

Mai più indifferenti 

In occasione della Giornata della Memoria, l’Accademia Filarmonica Romana ha riproposto una suggestiva ed originale occasione di riflessione con “Gli indifferenti  - Parole e musica da un ventennio”. 

”Come è stato possibile?”. Ci chiediamo con un inquieto senso di colpa, quando ad ogni gennaio ci vengono riproposte le atrocità della Shoah e la colpevole indifferenza o addirittura l’esplicita complicità della generazione dei nostri padri e dei nostri nonni. Potrebbe succedere anche a noi? Non ci stiamo occupando degli etruschi antichi o dei babilonesi, ma di gente vicina a noi, nutrita della nostra stessa cultura, vestita con gli stessi abiti, con le stesse religioni, la stessa letteratura, la stessa musica.

In occasione della Giornata della Memoria, l’Accademia Filarmonica Romana ha riproposto una suggestiva ed originale occasione di riflessione con “Gli indifferenti - Parole e musica da un ventennio”. Si tratta della lettura di frammenti di testi originali di discorsi pubblici, articoli di giornale, lettere private, diari, suppliche al Duce, estratti di norme per la Difesa della Razza ed altro, con una progressione temporale che va dagli anni del manganello allo sfacelo finale. I testi, letti senza birignao da Fabrizio Gifuni, sono inframezzati dalle musiche dell’epoca, colte e popolari. Il canto di Monica Bacelli accompagnata al pianoforte da Luisa Prayer ci immerge nel clima e nell'estetica musicale dell’epoca, divisa tra le pulsioni belcantistiche, retaggio della cultura del melodramma e la modernità europea che rivela l’anelito verso la libertà dagli schemi accademici. E’ impressionante ed imbarazzante, sentire come gran parte del nostro Pantheon musicale del Novecento si piegasse ad assecondare le richieste del progetto totalitario del regime, per banale conformismo o per ottenere qualche riconoscimento o qualche incarico di prestigio. Non sono sufficienti i rari casi di ribellione, ad esempio Toscanini o Dallapiccola, per liberarci dal senso di oppressione. Non possiamo accettare l’invocazione all’oblio di Richard Strauss qui proposta in “Ruhe, meine Seele!”, il ricordo e magari il rimorso sono indispensabili per evitare che accada di nuovo.

Il folto pubblico del Teatro Olimpico, alla fine della performance, ha applaudito a lungo, freneticamente a voler manifestare la completa adesione allo spirito del progetto, si è trattato di un commovente applauso politico, patriottico come quelli risorgimentali che accompagnavano le opere di Verdi. Il ritmico battere delle mani esprimeva il pensiero di ognuno: “Mai più!”