I sei quartetti per archi di Bela Bartok eseguiti in un'unica sera presso l'Aula Magna della Sapienza su iniziativa dell'Istituzione Universitaria dei Concerti e affidati al talento del Kelemen Quartet.
Il quartetto d’archi viene considerato la formazione essenziale per definizione della musica colta occidentale. Haydn, poi Mozart e Beethoven hanno costruito con le loro composizioni per quartetto d’archi il paradigma di un’estetica musicale che, insieme alla sinfonia, ha costituito la base della sensibilità dei lunghi decenni del periodo classico e di quello romantico. Gli ultimi quartetti di Beethoven vedono l’apparire dei primi segnali di scardinamento delle rigorose e generalmente rispettate regole formali, anticipando la decadenza tardo romantica e, soprattutto, la rivoluzione della nuova musica del Novecento.
Tra le tappe di questa evoluzione un ruolo centrale è rappresentato dai sei Quartetti d’archi di Béla Bartòk a cui è dedicato il concerto della Istituzione Universitaria dei Concerti. Composti dal 1909 al 1939, essi raccontano uno straordinario periodo della storia della musica. Insieme agli espliciti riferimenti alle musiche popolari delle molte culture che hanno costituito la base etnomusicologica della sperimentazione poetica del compositore ungherese, appaiono le nebbie impressioniste di Debussy e Ravel, le asprezze della Scuola di Vienna e i barbari ritmi delle musiche per balletto di Stravinskij.
L’ungherese Kelemen Quartet ha proposto al pubblico romano una esecuzione in un unico concerto di tutti i quartetti, una vera e propria maratona di circa quattro ore con due intervalli. I quartetti sono stati accoppiati due a due non in ordine cronologico, anche se si è iniziato con il n.1 e terminato con il n.6, ma per contrasti, a enfatizzare la grande varietà espressiva e la ricchezza di contenuti. I quattro protagonisti della serata hanno affrontato la fatica con una passione contagiosa coinvolgendo il numeroso pubblico dell’Aula Magna della Sapienza che ha affrontato l’impegnativo ascolto con attenta partecipazione. L’applauso finale di gratitudine e simpatia ha coronato un pomeriggio musicale raro e prezioso.