Teatro

MICHELANGELO PISTOLETTO. Da Uno a Molti, 1956-1974

MICHELANGELO PISTOLETTO. Da Uno a Molti, 1956-1974

Nato a Biella nel 1933, Michelangelo Pistoletto cresce nell'Italia del dopoguerra ed assiste al miracolo economico, agli sconvolgimenti degli scioperi di studenti e operai e alle proteste politiche. La mostra esamina i cambiamenti che portarono Pistoletto dalla ricerca sulla pittura alle azioni collaborative (da Uno a Molti), ponendo l'attenzione sui materiali e sul contesto socio-politico che lo ha influenzato dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Il suo lavoro è la risposta a una tensione costante fra artista e società, fra opera d'arte e spettatore, fra arte e vita. L'idea di Pistoletto è che l'artista sia inseparabile dalla società e che il suo ruolo non sia solo quello di creare nuove opere, ma anche, attraverso la ricerca, di riflettere sulle relazioni che caratterizzano il nostro rapporto con la realtà, che ha influenzato la ricerca di quegli anni e ancora oggi ci svela il modo di percepire l'arte e la vita.
I primi autoritratti fanno scoprire a Pistoletto lo specchio come mezzo per riflettere, riprodurre e interpretare la realtà. Dopo avere compreso le possibilità aperte dal confronto con la propria figura riflessa sulle superfici fortemente verniciate dei primi dipinti, Pistoletto sviluppa il potenziale dell'immagine che si specchia. E le prime opere, quegli autoritratti influenzati dall'informale e dall'espressionismo astratto, sono presto superati. I Quadri Specchianti, invero acciai lucidati realizzati dai primi anni Sessanta, inseriscono l'immagine riflessa degli spettatori in contrasto con la fissità delle figure dipinte nella mutevole realtà dell'attimo presente. Le tecniche via via cambiano: prima figure dipinte in bianco e nero o seppiate, poi dipinte a colori, poi serigrafate (però la serigrafia in questo caso rifiuta le riproduzioni multiple). Lo spettatore è testimone e complice, vittima o prigioniero di una realtà più violenta o di trasformazioni sociali ben visibili negli atteggiamenti e nell'abbigliamento o ancora di indagini su temi storico-politici (serie dei “Comizi”). Sia monocromi che vivacemente cromatici, i Quadri Specchianti presentano soggetti in pose teatrali, come tableaux vivent.
I Plexiglas (dal 1964) anticipano l'arte concettuale e proseguono la sua ricerca sulla natura dell'artificio e sullo spazio, svolta già coi Quadri Specchianti: mentre i Quadri indagavano lo spazio pittorico attraverso le immagini riflesse, i Plexiglas approfondiscono la relazione tra simulacro, rappresentazione e spazio reale, dove la trasparenza affievolisce la portata scultorea e tridimensionale degli oggetti.
Gli Oggetti in Meno (1964-65) rifiutano le forme seriali e sono rappresentazione dell'originalità e della creatività ma anche del deliberato rifiuto della ripetizione dell'uniformità stilistica. Realizzati con tecniche differenti, ogni Oggetto in Meno è una singola forma estratta dalla totalità delle possibilità creative, forme di liberazione dell'identità artistica.
Luci e riflessi: una riflessione sul tempo e sullo spazio, l'idea di cambiamento e contingenza attraverso riflessi di luci e candele. Esempio: srotolando un foglio di Mylar accanto al muro si crea un “riflesso” sul muro, testimone dell'evanescenza delle luci e delle immagini riflesse.
Gli Stracci sono testimoni dell'uso innovativo dei materiali, puntando sull'unicità e la differenza piuttosto che su ripetizione e omogeneità. Lo opere sperimentali di questi anni trasformano lo spettatore in diretto partecipante dell'esperienza artistica, ponendo le basi a un filone che continua ancora oggi. La realizzazione della serie Stracci trova un punto fermo ad Amalfi nel 1968 in occasione della collettiva “Arte Povera + Azioni Povere”. Gli stracci, precedentemente usati da Pistoletto per lucidare i suoi Quadri Specchianti, superano la loro funzione originaria per diventare oggetti d'arte. Sono diversi gli utilizzi possibili: dalle barricate di mattoni del “Muretto di stracci” o del “Monumentino” all'”Orchestra di stracci – Quartetto” (proveniente dal MART, composta da bollitori che si inseriscono ad intermittenza nello spazio coi loro fischi e sbuffi di vapore). L'iconica, celeberrima “Venere degli stracci” (qui spinta dentro il mucchio più che altrove) diventa il simbolo dell'Arte Povera e racchiude tutto: la dialettica statico-dinamico, la visione classica di arte e bellezza, l'utilizzo di nuovi materiali, il contrasto tra individualità della figura e molteplicità ottenuta mediante l'uso degli stracci dall'aspetto trasandato e ribelle.
Nel percorso anche le Azioni, le Performance, lo Zoo (gruppo teatrale e performativo attivo alla fine degli anni Sessanta) fino a Cittadellarte, laboratorio dedicato al pensiero creativo fondato da Pistoletto a Biella nel 1998. “Da qui si irradia una strategia che vuole incidere sul mondo sviluppando gesti non soltanto simbolici ma concreti, capaci di affrontare la complessità del nostro presente e confrontarsi col problema della comunicazione, centrale in un tempo come il nostro abitato dalla telematica” (Achille Bonito Oliva). Insomma il destino dell'arte: dall'artista alla società, da Uno a Molti.

Ancora per pochi giorni è possibile visitare al MAXXI “Pier Luigi Nervi. Architettura come sfida. Roma: ingegno e costruzione” (ritratto dell'architetto con particolare attenzione alle opere realizzate per le Olimpiadi del 1960, a due passi dal museo) e “Cantiere d'autore”, un racconto fotografico sulla costruzione di Zaha Hadid. Infatti ogni mostra al MAXXI è occasione per visitare lo straordinario contenitore, l'architettura-opera d'arte coi suoi spazi suggestivi che cambiano radicalmente a seconda dell'esposizione temporanea ospitata.
Tutti i cataloghi sono di Electa: Pistoletto ha una copertina che da sola merita l'acquisto.

Roma, MAXXI, fino al 15 agosto 2011, aperta da martedì a domenica dalle 11 alle 19 (giovedì e sabato chiusura alle 22), ingresso euro 11,00 (comprensivo del museo e delle altre mostre), catalogo Electa, infoline 06.39967350, sito internet www.fondazionemaxxi.it