Sabato 5 giugno alle ore 21.00 MONI OVADIA, in occasione del festival Metamorfosi, porterà il suo spettacolo SENZA CONFINI – EBREI E ZINGARI sul palco de La Città del Teatro.
Uno spettacolo per dire “no” al razzismo e ricordare l’importanza di valori come la libertà, l’uguaglianza, il rispetto reciproco e la democrazia.
Da molti anni Moni Ovadia, artista bulgaro nato da una famiglia ebraica e cresciuto a Milano, porta la cultura ebraica est-europea all’attenzione del pubblico italiano ed è conosciuto per il suo impegno sociale per la pace e contro ogni discriminazione.
“Ebrei e zingari” è per Moni Ovadia: “il nostro piccolo ma appassionato contributo alla battaglia contro ogni razzismo. Un recital di canti, musiche, storie rom sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio, una vocazione che proviene dai tempi remoti e che in tempi più vicino a noi si fa solitaria, si carica di un’assenza che sollecita un ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti improcrastinabili.
“Senza confini” è la nostra assunzione di responsabilità, la sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente.“
Gli ebrei e il popolo degli “uomini” per secoli hanno condiviso lo stesso destino. Un tratto comune che ha segnato la loro storia spesso tragica. Il nomadismo non era vocazione originaria, ma solo una risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni: i due popoli chiedevano solo di vivere secondo la loro identità.
I due popoli fratelli a lungo hanno marciato fianco a fianco nella sorte, ma da quando il porrajmos – shoa’ ha marcato il culmine della comune tragedia, il popolo degli “uomini” si è avviato verso un cammino di sofferenza solitaria.
Gli ebrei hanno cambiato la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione e il loro statuto di vittime del nazifascismo. Il loro immenso calvario ha avuto pieno riconoscimento e un immenso edificio di testimonianza, di memoria è stato costruito sulla shoa’ e anche se la condizione ebraica è talora difficile, sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel salotto buono.
Il popolo degli “uomini” invece molto spesso continua a subire il calvario del pregiudizio, dell’emarginazione.
Ancora oggi è costume diffuso discriminare, perseguitare, emarginare, bastonare gli “uomini.
Noi ebrei, primi fra tutti, abbiamo il dovere di alzare la voce contro la persecuzione di rom e di sinti, dobbiamo denunciare come malvagia e perversa l’esibizione dell’amicizia verso gli ebrei quando viene usata per legittimare la mano libera contro i nostri fratelli “uomini” e contro ogni minoranza o alterità.
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