Teatro

Montevideo, i Capuleti e i Montecchi

Montevideo, i Capuleti e i Montecchi

La stagione del teatro uruguayano si chiude con una versione tradizionale e ben eseguita del capolavoro di Bellini che il pubblico mostra di apprezzare particolarmente.

Insieme a Rossini e Donizetti, il catanese Vincenzo Bellini è forse uno dei rappresentanti più noti del romantico bel canto, ricco periodo dell’opera italiana che ha letteralmente invaso il continente europeo all'inizio del XIX secolo. Bellini conosce un folgorante successo con i suoi primi lavori a Milano e a Venezia proprio con I Capuleti e i Montecchi nel 1830. Ed è proprio nel momento in cui il compositore trionfa a Parigi che, a causa della sua salute cagionevole, scompare, unendosi ad altri geni “meteore”, quali Mozart e Schubert, che troppo brevemente hanno vissuto.

Creato un anno prima dei suoi due capolavori La Sonnambula e Norma, l'adattamento della storia di Romeo e Giulietta prende spunto dalla ben nota opera di Shakespeare, ma si basa piuttosto sulle diverse versioni italiane del dramma. Ancora dipendente da Rossini, l'opera, composta in poche settimane, trasporta in sé i semi del futuro successo, nonostante risulti forse un po’ deludente ed essenziale il libretto di Felice Romani, che rimuove alcune scene poetiche, come ad esempio l'atteso incontro tra i due amanti; inoltre,il contesto guerriero è molto più presente, trasponendo gli eventi durante i conflitti sanguinosi tra i sostenitori dei Guelfi e Ghibellini.

Il Teatro Solís di Montevideo, che ha messo in calendario questo titolo in coda alla sua stagione, ha optato per una versione molto classica. La mise-en-scène di Florencia Sanguinetti dà particolare enfasi a un ambiente tetro, oscuro dove un grandissimo tappeto di broccato sulla scena risulta essere il lunghissimo manto di Giulietta, mantello appunto che diventa simbolo di un fardello e dell’angustia per gli eventi che gireranno intorno all’infelice coppia. Splendidamente coreografate, le scene permettono anche al coro di trovare uno spazio naturale ed equilibrato. Accanto ai costumi sfarzosi e realistici di Cecilia Carini, la scenografia rivela alcuni elementi moderni soprattutto nei fondi di scena, dove si gioca sul contrasto di tele consunte e di luci violente (Fábio Retti).

Vera soddisfazione regala l’orchestra del Teatro, diretta magistralmente dal Maestro brasiliano Luiz Fernando Malheiro, direttore del Teatro San Pedro di São Paulo.

Molto credibile nel ruolo maschile il mezzosoprano argentino Nidia Palacios, attiva anche in Italia e che avremo modo di ascoltare prossimamente nei ruoli di Adalgisa al Teatro Verdi di Trieste e di Azucena nel Teatro Bellini di Catania; la Palacios, con la sua voce calda e piena e la sua dizione precisa e agile, dona a Romeo un'autorità naturale di prim'ordine e riceve standing ovation dall'inizio alla fine. Al suo fianco, la Giulietta dell’argentina Oriana Favaro dimostra ugualmente impressionanti qualità.