Allo stadio di Santa Margherita Ligure (Genova) è andata in scena l'opera lirica di Mozart Bastiano e Bastiana, messa in scena e interpretata alla perfezione da attori, cantanti e musicisti.
Un Singspiel messo in scena e interpretato alla perfezione da attori, cantanti e musicisti, con quel tanto di clownerie e di buffonesco che servivano a portare l’opera fuori dal tempo, trasformarla in divertissement senza età e ad allargare la platea dei fruitori: portando davanti al palcoscenico mobile anche chi non ha mai messo piede in vita sua in un teatro dell’Opera.
Giovedì 3 settembre allo stadio di Santa Margherita Ligure (Genova) è andata in scena Bastiano e Bastiana, un'opera lirica di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Weiskern, Mueller e Schachtner, da un tema che risale a Jean-Jacques Rousseau. Una delle prime opere del giovane Mozart, composta ad appena 12 anni nel 1768: il Catalogo Köchel la inserisce infatti al numero K50.
Lo spettacolo è uno di quelli messi in scena dal T.I.R., il Teatro Mobile in Rivoluzione varato quest’estate dal Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con il Teatro Carlo Felice: un vero camion che si sposta, si apre e si trasforma in un palcoscenico in piazza. L’idea è stata di Davide Livermore, il nuovo direttore del Teatro Nazionale genovese, che era anche il regista di questo Bastiano e Bastiana.
Il Singspiel (parola che si può tradurre con recita cantata) è un genere operistico diffuso tra il XVIII e il XIX secolo nei paesi di lingua tedesca. La caratteristica principale è l’alternanza di parti recitate e parti cantate: nell'opera italiana, invece, anche i recitativi sono cantati. In Bastiano e Bastiana Mozart è ancora acerbo, e si sente: ma è solo questione di tempo, visto che altri singspiel di Mozart sono il Flauto Magico e Il Ratto dal Serraglio.
Qui il giovanissimo Mozart è un ragazzino curioso e ironico che guarda dall'esterno i travagli amorosi e sociali dei “grandi” e si diverte a calcare la mano, obbligando cantanti e attori a virtuosismi di gesto e di voce. Anche la mano di Livermore si vede appena si apre il sipario: con le quinte barocche e a tratti volutamente consunte che fanno il verso a sé stesse: piene di fiori, orpelli e putti. Tripudio di stoffe, ridondanza di colori, attori sdentati, recitazione parossistica, ipercinesi anche dei cantanti: il che rende il canto stesso un’impresa quantomeno ardua.
Come altre volte (pensiamo a una mitica Carmen ambientata a Cuba), Livermore riesce nella sua magia: innovare salvaguardando la fedeltà filologica all'originale. In questo Bastiano e Bastiana c’è una sguaiatezza quasi caricaturale da teatro di strada e commedia dell’arte, che fa il verso al teatro importante dell’Opera ufficiale. Oppure c’è il teatro “alto” che scende al livello della strada e si rappresenta per la gente comune: fate voi.
Come da obbligatoria tradizione anche questo Singspiel è un concentrato, in poco più di un’ora ci sta tutto: il che significa 11 arie, due duetti e un terzetto, più il recitato.
Cast canoro ridotto all'osso (un tenore, un soprano e un baritono); un manipolo di attori quasi funambolici che gli fanno da contraltare e sostengono la storia (Cristiano Dessì, Sergio Gil, Paolo Li Volsi, Valentina Virando); un quintetto d’archi strappato al golfo mistico e catapultato in piazza a sostenere dal vivo le peripezie e le macchinazioni dei personaggi: con il cembalo Aida Bousselma chiamata anche a fare la direzione musicale e a gestire qualche interazione diretta con gli attori in scena. A sostenerla Il quintetto d’archi dell’orchestra del Carlo Felice di Genova: Giovanni Fabris (primo violino), Pierdomenico Sommati (secondo), Giuseppe Ambrosini (viola), Riccardo Agosti (violoncello), Andrea Lumachi (contrabbasso).
Ovviamente prima Mozart e poi Livermore hanno riservato ai due amanti protagonisti il compito di compensare con un po’ di compostezza i frizzi e lazzi degli altri: sono leggermente più sobri sia nel drappeggio degli abiti che nella gestualità. Perfettamente adeguati all'opera e alle circostanze la recitazione e il canto del tenore Valentino Buzza (Bastiano) e della soprano Giorgia Rotolo (Bastiana).
Nel recitato, la genovese Giorgia Rotolo si concede qualche divagazione in dialetto ligure, non sgradita al pubblico locale (lo spettacolo del TIR questa estate è andato in scena solo in Liguria). Il baritono Jorge Eleazar, nel ruolo del mago-ciarlatano Colas (si presenta in scena mangiando un enorme panino) si assume il compito di fare da cerniera tra attori scatenati e la coppia dei protagonisti. Colas in scena è uno di quelli chiamati a muoversi di più, anche se ha i panneggi pesanti e ingombranti, ma riesce a tenere bene le note basse nonostante le contorsioni e i movimenti a scatto.
Convincente Valentino Buzza nell'aria Le guance belle dell'amor mio. Perfetta Giorgia Rotolo nell'aria Quando un dì per scherzo. Da segnalare i costumi sgargianti pensati da José Maria Adame e le luci di Antonio Castro, capace di ricreare in piazza gli effetti di un teatro vero.
L’unica nota stonata arriva dall'organizzazione locale. Lo spettacolo non era presente nel calendario delle manifestazioni estive a Santa Margherita ed è stato aggiunto negli ultimi giorni. Ma non è stato pubblicizzato su scala locale: turisti e residenti semplicemente non sapevano che ci fosse. Inoltre il luogo scelto per la rappresentazione, e cioè il campo sportivo, era accessibile al grosso Tir ma distante dal centro abitato e raggiungibile solo da chi poteva muoversi in auto. Nessuno ha pensato di organizzare un servizio gratuito di bus navetta, come quelli utilizzati per le spiagge.
Poco indicata anche la data: c’erano altri spettacoli in concomitanza nel centro di Santa Margherita. Il tutto si è risolto con un’affluenza di pubblico ridotta a una cinquantina di persone.