Al Festival di Spoleto tutto esaurito per la Batsheva Dance Company.
Danzatore di grande talento, coreografo di fama internazionale, Ohad Naharin porta al Festival di Spoleto la creazione con cui nel 2000 aveva celebrato i suoi dieci anni alla direzione artistica della prestigiosa Batsheva Dance Company, la compagnia israeliana dove egli stesso aveva esordito nel 1974. Decadance Spoleto è in realtà di una rielaborazione di quel lavoro, appositamente riscritta per questa edizione del Festival, con una carrellata di coreografie “modulari” che vengono qui riadattate allo spazio del teatro romano e al suo palcoscenico semicircolare.
Naharin è l’ideatore del metodo Gaga, un linguaggio del movimento che esplora i gesti istintivi e le parti meno sollecitate del corpo: ogni danzatore lavora sulla sensibilità soggettiva indagando le proprie possibilità individuali. La resa scenica restituisce questo lavoro di ricerca: accanto alle coreografie formali, ai movimenti corali, alle sequenze collettive, ciascun danzatore si fa interprete di una propria libertà gestuale, in forma di assolo o di linea coreutica da armonizzare con le altre. Un’andatura ambiata, uno scatto rapido delle mani, un passo preciso e irregolare sono allora elementi inaspettati che interrompono la norma coreografica e spostano il fuoco della scena sul particolare senza eguali.
I diversi quadri in cui si articola il lavoro esibiscono un’ampia varietà di ritmi e di stili, che attraversano scene corali o momenti più raccolti, con la presenza di elementi formali di ripetizione e d’imitazione, e con l’occasionale comparsa di figure della danza classica. A tratti l’atmosfera si fa sacra, quasi liturgica, per poi passare in poche battute a uno scenario più schiettamente pop, fino al momento in cui anche gli spettatori sono invitati a ballare sulla scena.
Notevole la performance dei danzatori, dotati di uno straordinario governo del corpo e di un’accuratissima conduzione dei movimenti. Tutto pieno il teatro romano per questa speciale rappresentazione; l’applauso del pubblico, fragoroso e prolungato, saluta con gratitudine la compagnia israeliana.