Compagnia OLTRECONFINE
presenta
Notte d’epifania
Presentazione di Roberto Cavosi
“Notte d’epifania”, attraverso l’amore “impossibile” di due adolescenti, racconta degli eventi tragici e magnifici che hanno visto protagonisti i ragazzi di Locri dalla scomparsa di Franco Fortugno.
“Ammazzateci tutti” è stato il loro primo grido disperato, e poi quell’impotente ed eloquentissimo lenzuolo bianco fino alla manifestazione del 4 novembre alla quale sono seguite fiaccolate ed altre bellissime iniziative. La loro grande speranza è di cancellare la ‘ndrangheta, cambiare il corso della storia della Locride e del Mezzogiorno, cambiare il “pensiero” e quella “cultura” che hanno creato criminalità e soprattutto connivenza con la criminalità, con la mafia.
“C’è chi spara e c’è chi spera”, un loro slogan ripreso anche dal Vescovo di Locri in un’omelia poco prima di Natale. Anch’io ero presente a quella funzione ed il giorno dopo ho fatto il giro delle scuole. Ho parlato con molti ragazzi e il loro entusiamo, la loro voglia di sperare è divenata anche la mia.
Sono anni che attraverso il teatro cerco di approfondire temi civili e il problema della sottocultura mafiosa, che provoca scientemente un’economia disastrata e criminale che diventa eversione e “colpo di Stato”, è già stato per me motivo di approfondimento, in particolare con il mio lavoro “Rosanero”.
Ma mentre in “Rosanero” prendevo in esame una famiglia-tribù legata alla mafia, qui ho voluto raccontare appunto non “chi spara” ma chi “spera”.
“Notte d’epifania” è una storia d’amore emblematica e poetica. Due giovani raccontano la loro solitudine e le loro speranze, le difficoltà di vivere a Locri ma anche le possibilità di cui il loro paese potrebbe essere prodigo. E’ una storia piccola che nasce da un lampione rotto. Lo stesso lampione sotto il quale sei anni prima venne ucciso il padre di Mario. Sono passati appunto sei anni da quella tragica notte dopo la quale Mario, traumatizzato, aveva perso la parola ed era stato trasferito a Roma in una clinica. E’ la notte dell’epifania, una notte carica di mistero. Valeria, tornando di notte a casa in bicicletta, vede sotto quel lampione Mario. Il suo Mario, quello con cui giocava da piccola.
Il ragazzo vuole aggiustare quel lampione, rotto dalla notte dell’agguato, vuole finalmente “seppellire di luce suo padre”. Per i due adoloscenti la situazione è motivo di confessioni reciproche. Gli echi della morte di Fortugno e delle manifestazione dei “Ragazzi di Locri” non sono passati, anzi per Mario e Valeria sono una preziosa proiezione delle loro speranze, della loro “avventura” formativa. Un bacio suggella il loro incontro e il loro nuovo “addioarrivederci”. Un bacio carico di struggente malinconia… Ma in lei, in quella giovane di Locri c’è tutta la voglia possibile di riscatto e di speranza.
Registicamente ho assecondato lo spirito poetico e combattivo dei due protagonisti, che altro non sono che lo spirito dei ragazzi di Locri che ho avuto il piacre d’incontrare. I toni sono quelli di un racconto intimo e “miracoloso”, dove la voglia di vivere va oltre qualsiasi “oscuramento”. In loro c’è inoltre la gioia di chi si ama, di chi vuole scoprire, di chi vuole crescere. Il loro sforzo è grande soprattutto in un Paese dov’è la mafia che detta le ragioni. Alla parola si abbinano gesti e “coreografie”. Un semplice lampione, sospeso sopra una piazzetta, delinea lo spazio.
Organizzazione: GianCarlo Corsoni
tel. 066877876 - 3386714652 e-mail: norisco@inwin.it
Teatro