Da martedì 7 a domenica 19 giugno andrà in scena, in prima assoluta, "Nuvole" di Nanni Garella, una produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione con Arte e Salute Onlus. Lo spettacolo si inserisce nell'ambito della rassegna di bè bolognaestate 2016, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna.
Nuvole, il nuovo lavoro del regista Nanni Garella andrà in scena, in prima assoluta, da martedì 7 a domenica 19 giugno (ore 21, riposo il lunedì) presso il Teatro Arena del Sole di Bologna: la Sala Leo de Berardinis, nella sua configurazione a pianta centrale, apre le porte a questo spettacolo d'ispirazione pasoliniana.
Nuvole, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione con Arte e Salute onlus, in collaborazione con il Conservatorio "G. B. Martini" di Bologna, fa parte del progetto “Teatro e Salute Mentale”, promosso dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna ed è inserito nell’ambito di bè bolognaestate 2016, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna.
In anni recenti, Nanni Garella ha portato in teatro il cinema di Pasolini con due spettacoli – Edipo e Il Vangelo secondo Matteo – di forte impatto emotivo, che hanno evidenziato il carattere tipicamente “pasoliniano” degli attori pazienti psichiatrici di Arte e Salute, una realtà artistica una realtà artistica nata - nell’ambito del disagio mentale - nel 1999, per iniziativa dello stesso Garella e del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna.
Il regista torna ora alle sceneggiature di Pasolini, veri gioielli di narrativa “messa in scena”, in particolare a quelle di due indimenticabili episodi di film collettivi: La Terra vista dalla Luna, episodio del film Le streghe (1966) con Totò, Ninetto Davoli e Silvana Mangano e Che cosa sono le nuvole?, episodio di Capriccio all'italiana (1967) con, tra gli altri, ancora Totò e Ninetto Davoli con Laura Betti. È da quest’ultimo episodio, ambientato in un teatro di borgata, che trae spunto la scrittura scenica di Garella. Marionette in un teatro di borgata manovrate da fili invisibili, i personaggi raccontano, come in una favola, «la vita violenta, primitiva e dolcissima – scrive il regista – degli umili, degli emarginati; la vita che avanza a morsi, come un vortice insensato, come un sogno; una vita capace di sradicare le norme morali e i pregiudizi e di proclamare la verità».
I personaggi, segnati da un destino ineluttabile, sono legati da lunghi fili invisibili che li manovrano, sono maschere moderne che traggono linfa dalle profondità della commedia dell’arte, dalla favola di Pinocchio, dai Sei personaggi di Pirandello: è la continua, testarda ricerca della letteratura drammatica italiana sul teatro nel teatro, sul miracolo delle forme d’arte che si fanno corpo e sangue.
Pasolini ha la rara capacità di riuscire a escludere dal suo atteggiamento nei confronti dei personaggi qualsiasi pregiudizio; non trasforma semplicemente la realtà in letteratura e parola, tenta piuttosto di abbracciare il mondo delle sue creature fino a perdersi in esso. E così le sue marionette trasformano la miseria materiale e morale del mondo degli emarginati in altissima poesia.
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