Teatro

ORLANDO PAZZO PER AMORE. Una tragicommedia pop al Teatro Comunale di Corato

ORLANDO PAZZO PER AMORE. Una tragicommedia pop al Teatro Comunale di Corato

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori  lor cantano, e lo fanno a suon di musica sul palco: ha debuttato il 28 novembre presso il Teatro Comunale di Corato lo spettacolo Orlando pazzo per amore – Tragicommedia Pop, portato in scena dalla Compagnia del Sole con la regia di Marinella Anaclerio e Flavio Albanese.  Con il patrocinio del Comune di Corato – e in collaborazione con Primo Teatro e il sostegno del  consorzio IMake –  lo spettacolo ha inaugurato una rassegna che proseguirà fino al 20 gennaio.

Contaminando ai versi ariosteschi ritmi contemporanei e riverberi della Commedia dell’Arte,  l’adattamento risulta un varietà multiforme in cui le suggestioni hanno pari dignità dell’originale.  È chiaro fin dall’entrata in scena che il problema della fedeltà non debba sussistere: Astolfo, nelle vesti di capocomico, invita il pubblico a fare appello alla propria immaginazione nell’assistere alle vicende sul palco. Non si tratta però di sopperire ai limiti oggettivi dell’ambientazione teatrale, ma di predisporre gli spettatori al successo del melting pot.

La rappresentazione, dunque, assomiglia proprio alla capacità combinatoria della mente di ognuno; stimoli e connessioni amplificano lo spazio teatrale senza apparire stridenti con le vicende narrate. Non importa, dunque, che l’esotismo delle percussioni e dei costumi non abbia una matrice specifica: è funzionale a evocare una guerra che non deve far paura, ma assomigliare ai giochi di spade di legno e soldatini praticati nell’infanzia. Ed è la trama stessa a costituire un’eco di saperi scolastici o accademici, forse in parte dimenticati, ma ancora ben presenti appena una parola ne fa cenno. Tali reminiscenze sono attualizzate dai brani musicali eseguiti dal vivo, che ben si prestano a interpretare la malattia d’amore di Orlando: e se follia ne risulta, è da imputarsi ai toni solenni utilizzati dal paladino nei confronti di una curiosa Angelica sino-barese.

La bella principessa del Catai è infatti una figura giocosa seppur imbevuta di uno spiccio buonsenso popolare; condizione evidenziata dal dialetto in cui si esprime, tanto stretto da richiedere un’interprete che traduca in simultanea. Ogni circostanza ci rimanda a qualcos’altro, facendo della messa in scena l’equivalente del Palazzo delle Illusioni d’Atlante; e portando fuor di metafora lo stesso meccanismo dell’illusione teatrale.

La rassegna inaugurata da questo spettacolo, mescolando tradizione e contemporaneità, ambisce ad attrarre e fidelizzare una fascia di pubblico il più eterogenea possibile. I numerosi rimandi della rappresentazione sono dunque intesi a fare breccia negli interessi di ognuno, integrandoli in un panorama più ampio. Un’operazione simile rischia di risultare talvolta troppo ammiccante; ma, al di là di tali considerazioni, la bravura degli interpreti – straordinari nelle esecuzioni musicali dal vivo – riesce a far sì che lo spettacolo risulti davvero godibile.
 

 

Antonella Di Marzio per Teatro.Org