Osvaldo Licini nasce a Monte Vidon Corrado, piccolo paese delle Marche, nel 1894; si forma all'Accademia di Bologna e nel 1917 raggiunge la famiglia a Parigi, dove conosce, tra gli altri, Modigliani, Derain, Picasso. Dopo i primi ritratti e paesaggi, si orienta verso un naturalismo cromaticamente vivace, accostandosi a Novecento; pian piano prende forma il suo caratteristico mondo di immagini archetipiche e fantastiche. A partire dai primi anni Trenta rompe con il naturalismo per passare a un astrattismo lirico-costruttivo; anche la sua geometria acquista una libertà fantastica e si risolve in una spazialità irreale che si accentua nelle opere del dopoguerra: cieli dove appaiono creature, luci, segnali antichi portatori di misteriosi messaggi e cifrate profezie basate spesso sui numeri. Il titolo della mostra fa riferimento al secondo degli scritti che il pittore pubblica: errante come Leopardi, erotico per la bruciante passione verso l'esperienza intellettuale conoscitiva, eretico perchè non si omologa a nessuna corrente e a nessun pensiero.
Sono rintracciabili tre periodi nella carriera di Licini, peraltro non netti ma con confini labili e sfumati. Nei paesaggi c'è già una grammatica che tende al geometrico, rintracciabile nei paesaggi in senso stretto e nelle marine. In “Marina” del 1921 da Ascoli due alberi (uno scarno e uno frondoso) formano le quinte teatrali e netta è la scansione dei piani, mentre quella del 1926 da collezione privata torinese è già geometrizzata. Nei paesaggi Licini dipinge addizioni di spazi sulla lezione di Cézanne, frammenti cuciti da bordi neri con la presenza di un'umanità contadina verso la quale provava grande affetto e, talvolta, piccole casette, come nel “Paesaggio con l'uomo” del 1925. Nei ritratti la compagna Nanny appare nordicamente distaccata.
Il figurativo, che poi egli definirà “archeologia”, nasce con quell'Arcangelo che corre nudo sovrastato da nuvole che paiono di cartone (forse fumi di un vulcano che spaventa l'uomo?) e che tornerà sempre, tema fondamentale dell'arte liciniana, in cui ritrova la condanna della viltà (nel 1919 era appena tornato claudicante e malato ai polmoni dalla guerra).
Dal 1931 è geometrico, sulla scia della revisione di quanto dipinto in precedenza: Ritmi, Bilici, micropitture e composizioni, Archipitture (linee rette che seguono ritmi ideali verso il cielo). Se “Addentare” si situa tra figurativo e astratto, come anche gli “Amanti” avviluppati, i “Portafortuna – merda” hanno una valenza dissacrante, una sorta di “liberazione” per l'autore che dipinge lettere, le stesse che ritroviamo nella serie “Olandese volante”, metafora dell'impossibilità della conoscenza (e in “Cima” con un chiaro rimando al generare, sia di germogli che di feti a seconda che si propenda per l'etimo latino o greco).
Le “Amalassunte” si affacciano nell'inquieto scenario liciniano, uno spicchio di luna con attaccati una mano, o un piede: “la luna nostra bella, garantita d'argento per l'eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco” (è del 1955 quella, splendidamente blu, della collezione permanente). Il riferimento è alla sanguinaria regina dei Goti, ma attrae per gli aspetti misteriosi e miracolistici della religione (nel 1950 viene proclamato il dogma dell'Assunta, preceduto nel 1946 dall'enciclica di Pio XII), contaminando motivi esoterici ed ultraterreni.
Poi arrivano gli “Angeli ribelli” e il cielo di Licini si popola di nuove creature fantastiche, più farsesche che drammatiche, che esprimono non la terribilità ma la inevitabilità del male, non “colpa” in quanto connaturato con l'uomo. L'Angelo del 1951 di Ascoli è claudicante, come Licini, e sta valicando un confine, è un messaggero e al tempo stesso in mutazione, ribelle verso i valori precostituiti. Particolare l'Angelo del 1958 da collezione privata milanese, collage su finta pelle di serpente, astri che sorgono e tramontano, la ciclicità della vita, come la pelle del serpente.
A chiudere il percorso i “Missili lunari” (attrazione verso l'alto ma anche curiosità verso le viscere della terra, il contenuto profondo delle cose, avvicinabile solo con il grande sforzo dello studio e dell'approfondimento) e “L'angelo di Santo Domingo”, commovente canto del cigno.
Nel Centro Studi di Monte Vidon Corrado sono esposte opere che documentano la stagione figurativa in rapporto al territorio marchigiano, visto dalle finestre di casa come a teatro e disegnato, oltre che sulle tele, su ogni pezzo di carta possibile, anche riciclato, dove bastano quattro tratti di matita per suggerire un luogo.
Osvaldo Licini il suo altrove (tematica ricorrente nell'arte e nella letteratura del Novecento) lo ha trovato nel borgo nativo e la sua condizione di errante, salvo qualche viaggio in Italia o in Europa, l'ha vissuta completamente nella sua casa. Visitarla, a due passi dal Centro Studi, è un'emozione indescrivibile, sembra che il pittore se ne sia andato pochi attimi prima: il fascino del vissuto, la dimensione umana dell'artista e l'enorme valore di due affreschi, gli unici. Il soffitto delle scale è stato da lui dipinto per coprire le crepe del terremoto del 1948; la camera da letto presenta una Archipittura, giocata su un modulo triangolare bianco profilato di arancio su fondo nero che si riflette nelle pareti bianche e nell'angolo arancio-nero. Lo studio ha sul davanzale le tracce dei pennelli; la cucina due sportelli di credenza da lui decorati con un cavallo e un fiore su sfondo verde. Viene da girare, stanza per stanza, su e giù per le scale, cercando Licini.
“Osvaldo Licini – tra le Marche e l'Europa”, Ascoli Piceno, Galleria d'Arte Contemporanea, fino al 4 novembre 2008, aperta tutti i giorni con orario: fino al 30 settembre dalle 10 alle 19, dal 1° ottobre dalle 10,30 alle 17 (nel periodo dal 10 luglio al 20 agosto chiusura serale posticipata alle 23), ingresso euro 8,00 (l'ingresso dà diritto alla riduzione per le sedi di Monte Vidon Corrado), catalogo Silvana Editoriale, infoline 0736.277552, sito internet www.centrostudiosvaldolicini.it
“Osvaldo Licini – la stagione figurativa, il rapporto con il territorio marchigiano”, Monte Vidon Corrado (AP), Centro Studi Osvaldo Licini e casa natale dell'artista, fino al 4 novembre 2008, aperta tutti i giorni con orario: fino al 30 settembre dalle 10 alle 19, dal 1° ottobre dalle 10,30 alle 17 (nel periodo dal 10 luglio al 20 agosto chiusura serale posticipata alle 23), ingresso euro 6,00 (l'ingresso dà diritto alla riduzione per la sede di Ascoli Piceno), catalogo Silvana Editoriale, infoline 0736.277552, sito internet www.centrostudiosvaldolicini.it
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