KISS&CRY alle Fonderie Limone di Moncalieri: un volo d'ali poetico creato dal magnifico lavoro di "nanodanza" di MichèleAnne De Mey e Grégory Grosjean.
Nel novembre 2012 chiudeva la stagione di TorinoDanza, sempre alle Fonderie Limonedi Moncalieri. Oggi, inserito nel programma di MITO SettembreMusica, il 9 settembre è tornato a sorprenderci e ad emozionarci l'eclettico KISS&CRY, nato dal sodalizio artistico tra il visionario regista cinematografico Jaco Van Dormael e la danzatrice e coreografa MichèleAnne De Mey. Un viaggio dentro il cinema e la danza, accompagnati da parole, suoni e immagini che incantano, bruciano, ti lavorano dentro come quel treno che passa, passa e ripassa ancora, nonostante si cerchi di ricacciarlo in fondo a un buco della memoria.
Sul piano drammaturgico, il testo di Thomas Gunzig (edito da Les Impressions Nouvelles, Bruxelles, 2012) è un racconto d'amore, un percorso iniziatico, un romanzo diformazione, un trattato di psicologia, un volo d'ali poetico estruggente, che prende forma grazie alla voce narrante morbida eavvolgente di Angelo Bison. La scelta coreografica è un inno alla danza nel suo essere intrinseca al danzatore, qualsiasi forma essa assuma: ecco allora un pas de deux giocato con le sole dita delle mani, che riescono non solo a riportare alla fisicità di interi corpi, ma anche a disegnarne i tratti caratteriali e le emozioni, rendendoli personaggi vivi sulla scena.
Un magnifico lavoro di "nanodanza", che dimostra la maturità artistica dei due danzatori, la stessa DeMey e Grégory Grosjean, in possesso di una tecnica di tale raffinatezza da poter raggiungere lo spettatore anche in modo così minimalista, strabiliandolo e commuovendolo. La scena, inusuale in un teatro, è un set cinematografico, in cui tutto avviene in presa diretta sotto gli occhi dello spettatore, il cui sguardo può così spaziare tra gli “effetti speciali” realizzati per lo più con materiali poveri e l'accuratissimo lavoro dei tecnici, che si muovono frenetici come api in un alveare, ma al tempo stesso silenziosi come felini per non distogliere il pubblico dall'incanto di ciò che vanno via via producendo, per poi perdersi nella poesia del filmato che restituisce, proiettato sul grande schermo e accompagnato da una colonna sonora anch'essa studiata nel minimo dettaglio.
Un pullulare di arte, tecnica, genio creativo e vita, in forme capaci di sciogliere l'animo del fruitore più esigente, un'opera collettiva di straordinaria ampiezza, una perfetta sintesi tra linguaggi espressivi differenti, l'uno necessario all'altro; e questo fin dalla sua genesi, sviluppatasi nella vecchia soffitta di un teatro, dal lavoro condiviso di figure professionali estremamente diverse fra loro, circondate dagli oggetti più disparati: giochi d'infanzia, tessuti, materiali poveri... "Una bottega delle meraviglie" -racconta Michèle Anne- "in cui si giocava, si lasciava che il gioco el'immaginazione prendessero il sopravvento... Ciascuno ha creato qualcosa: una sceneggiatura, un testo, una coreografia, scenografie, bozzetti, luci, una colonna sonora... E infine, come le cinque ditadella mano, tutto si è mischiato per divenire uno: uno spettacolo".
Riprendendo le parole dello stesso Van Dormael, KISS & CRY è "un'esperienza da vivere, prima ancora che uno spettacolo", in grado di amalgamare scena e platea, azzerando la distanza fra pubblico ed attori, danzatori e perfino tecnici, restituendo all'atto teatrale quello che Grotowski riconosceva essere il suo senso più autentico: la dimensione dell'incontro.