Qualche mese fa l’ editore Azimut ha pubblicato “Napoli per le strade” , praticamente un’antologia di racconti che, come già fatto per Roma e Milano, prendendo spunto ognuno da un quartiere partenopeo, narrano storie private di personaggi più o meno reali, che fanno parte del nuovo catalogo antropologico cittadino. Insomma, si potrebbe dire, una sorta di “Oro di Napoli” del XXI secolo, solo che, ed è qui la vera idea vincente, anziché, come nel famoso libro di Marotta, esserne autore un solo autore, sono stati chiamati a raccontare le storie ambientate in 21 quartieri napoletani altrettanti scrittori, appartenenti alla cosiddetta “nouvelle vogue” di narratori che, nell’ultimo decennio, ha, prolificamente come non mai, generato la città, 21 scrittori, quindi, capeggiati da Massimiliano Palmese (“L’Amante Proibita” e “Pop Life”), a cui è stata affidata la curatela dell’antologia. Lo stesso Palmese, in collaborazione con il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, è, in questa stagione, anche il curatore della rassegna : “L’Arte del Racconto”, in cui le pagine scritte della letteratura contemporanea prendono voce grazie alle interpretazioni di alcuni tra i più bravi attori della città. Il primo appuntamento della rassegna è stato, col titolo “I Nuovi Narratori”, proprio un estratto da “Napoli sulle strade” curato dall’attore e regista Roberto Azzurro.
Non sempre amiamo parlare di esibizioni che abbiano come punto focale il “leggio”, ma nel caso del suddetto reading, che ha avuto luogo lo scorso 14 dicembre sulle tavole della Sala Assoli del Teatro Nuovo, possiamo asserire, senza tema di smentita, che abbiamo assistito ad un esempio di vero teatro, come spesso non accade con spettacoli che riempiono i cartelloni di programmazione ufficiale.
Azzurro ha diretto un gruppo di interpreti che hanno saputo donare alla parola scritta un valore aggiunto di grande pregnanza emozionale, sottolineandone i sottotesti e le sfumature, che spesso ad un lettore distratto possono sfuggire. Sul palco i giovanissimi Antonio Agerola e Marco Sgamato hanno introdotto, alternando suggestive esibizioni musicali e brevi stralci di alcuni dei brani presenti nel libro, i cinque racconti scelti da Azzurro, di cui sono stati interpreti, oltre lo stesso regista, due straordinari attori quali Pietro Pignatelli ed Imma Villa.
Pignatelli ha dato anima e voce al dolente protagonista de “L’Eredità Crispi” di Luca De Pasquale, con carattere e passione, per poi essere l’io narrante del bel pezzo di Massimiliano Virgilio “Prima tu, poi io” , rivestendo di umana cattiveria, senza cadere in banali stereotipi, la figura del giovane omosessuale costretto ad una iniziazione etero da uno zio volgare ed inconsapevole. Lo stesso Pignatelli, con Agerola, ha poi contribuito alla lettura della storia tragicomica del cantante neomelodico raccontata da Marco Marsullo in “Sensazioni d’amore” di cui Imma Villa ha dato lettura con vertiginosa e sensazionale verve ironica, ironia che la bravissima attrice ha saputo poi stemperare nella intensa lettura di alcuni dei momenti più dolenti di ”L’anima mia è morta per colpa tua” , storia di una donna che vive la propria condizione di disagio psico-sociale attraverso la rabbia e il sogno, scritta da Alessio Arena. Il finale dello spettacolo (perché di spettacolo vero e proprio trattasi) è tutto appannaggio di Roberto Azzurro che dà vita a ”Nino del Vomero” , l’irresistibile cane bassotto a cui Massimiliano Palmese ha voluto, in una sorta di transfert, dare voce per ironizzare sullo snobismo tipico degli abitanti di uno dei quartieri più borghesi della città. Azzurro ha letteralmente scatenato il pubblico in una girandola di risate, grazie ad un’esibizione in cui, più che mai, testo e interpretazione hanno trovato un connubio perfetto. La comicità del primo, infatti, con il gesto, la voce e la verve della seconda, si sono fusi in un’unica espressione artistica, tanto da risultare incredibile il pensare che Palmese non abbia scritto il suo brano pensando al suo interprete.
Ed è proprio questa, in definitiva, la forza di tutta l’operazione, che ci auguriamo di vedere replicata al più presto: gli scritti contenuti nel libro smettono, in questa occasione, di essere narrativa, e diventano dei veri e propri monologhi teatrali.
Molto spesso ci capita di assistere al contrario.
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