Paris, Opéra Garnier, ”La sposa venduta” di Bedřich Smetana
L'OPERA DEL BONHEUR
La stagione dell’opera di Parigi si inaugura con una doppia proposta dedicata alla musica ceca: la Volpe Astuta di Janáček alla Bastille e la Sposa Venduta di Smetana, considerata il capolavoro dell’opera nazionale boema ma mai rappresentata all’Opéra di Parigi, al Palais Garnier.
La sposa venduta è un’opera comica e popolare brillante e vivace, con qualche screziatura di malinconia, ma in cui prevale una serenità giocosa improntata ai buoni sentimenti e alla gioia di vivere. Non a caso è stata accostata alle creazioni di Mozart per l’arte di mescolare leggerezza e gravità, dando profondità e spessore anche ai personaggi della commedia e facendoceli amare di più. L’opera di Smetana, compositore legato alla rinascita culturale e musicale del popolo boemo, ha un chiaro accento nazionale individuabile nella prosodia, nell’ambientazione e nelle danze, ma il folclore boemo è reso in modo sottile, a lungo rielaborato e mediato attraverso la musica colta tedesca ed italiana di cui adotta la forma chiusa, la simmetria e la verve ritmica.
Gilbert Deflo crea uno spettacolo gradevole e senza troppe pretese (ma adatto per un primo approccio e far risaltare appieno la musica e la sua portata sinfonica) e l’ambienta negli anni Venti, per evitare l’eccesso di folclore e conferire una dimensione più universale a un’opera che affronta anche temi “seri” (i matrimoni combinati per interesse, il cinismo, il contrasto di classe) conservando la caratterizzazione da Volksstuck leggero -quasi un vaudeville– ma senza trivialità e eccessi. La scena dai colori vivaci di William Orlandi è unica e stilizzata, ma lo spazio è funzionale al gioco teatrale e trasmette una sensazione di naiveté pertinente alla situazione: casette rosse elementari come i disegni di un bambino disposte in circolo suggeriscono la piazza di un piccolo villaggio, in primo piano rispetto al parco divertimenti con la grande ruota panoramica illuminata a festa che si staglia sullo sfondo di un cielo allegro e arancione da sagra paesana.
Christiane Oelze, ottima liederista, ha voce chiara dal registro inferiore poco consistente e non rende tutta la sensuale freschezza e morbidezza di Mařenka, ma risulta convincente a livello interpretativo per la capacità di sfumare dalla tenerezza all’ironia alla disperazione. Ales Briscein mette in luce tutto il lirismo e la verve del giovane innamorato Jeník con bella voce tenorile sonora e omogenea su tutta la tessitura. Christoph Homberger privilegia l’aspetto caricaturale a quello patetico, rendendo il personaggio di Vašek una macchietta priva di sfaccettature, ma il canto è luminoso e dà il giusto ritmo alla balbuzie prevista dalla parte. Spicca per doti sceniche, ma anche per padronanza vocale, Franz Hawlata nella parte del mediatore di matrimoni Kecal, il personaggio più riuscito dell’allestimento, divertente e ironico senza cadute di stile. Štefan Kocán è il padre Micha, Helene Schneiderman una Háta piuttosto incolore. L’agilità scenica di Amanda Squitieri, la ballerina Esmeralda, non va di pari passo con quella vocale; ottimo Heinz Zednik nella se pur piccola parte del maestro del maneggio. Pippa Longworth è una Ludmila dalla voce piuttosto usurata. Oleg Bryjak è Krušina.
Jiří Bělohlávek dirige con grande energia e vivacità, scatenando l’orchestra nei tempi vorticosi e spumeggianti dell’ouverture, dando buona connotazione locale nella concertazione delle danze dalla forte impronta ritmica e trovando il giusto abbandono melodico nei momenti squisitamente lirici, come i duetti fra i due innamorati o le arie solistiche di Mařenka. L’orchestra dell’Opéra, particolarmente ricca di colori e sfumature, si conferma orchestra di ottimo livello anche in un repertorio poco frequentato. Inappuntabile la prova del coro.
Buon successo di pubblico, che per una volta ha goduto uno spettacolo gioioso e immediato, comprensibile nonostante la lingua ceca, senza doversi troppo interrogare sulle recondite intenzioni di autore e regista.
Visto a Parigi, Opéra Garnier, l'11/10/08
Ilaria Bellini
Teatro