Teatro

PAUL GAUGUIN. Artista di mito e di sogno

PAUL GAUGUIN. Artista di mito e di sogno

La mostra offre un'opportunità unica: considerare in situ (cioè a due passi dai Fori e dagli scavi archeologici) le radici romane dell'opera di Gauguin, il suo debito nei confronti dei miti del passato e del presente “primitivo”. In questa prima mostra monografica dedicata all'artista nella capitale sono esposte circa 150 opere tra oli, disegni, xilografie, sculture e ceramiche, che documentano il percorso umano ed artistico di Gauguin, evidenziando il suo sognante vagheggiare un'età dell'oro, i richiami alla cultura e alla tradizione, le innovazioni del suo linguaggio pittorico miste a un esotismo colto ed eclettico. Le opere in mostra ripercorrono l'intero cammino della vita e della produzione, da cui traspare la costante ricerca di un mitico Eden, il sogno di un luogo remoto sospeso nel tempo, in cui regna pace perfetta e abbondanza felice, al confine tra simbolisti e Nabis. Il titolo fa riferimento alle radici della creazione artistica di Gauguin: nel momento in cui la ricerca etnologica e la comprensione delle cosiddette “culture primitive” sono ancora agli albori, l'artista non avrebbe potuto rappresentare le immagini senza fare riferimento ai paradigmi dell'antica Grecia, ai miti romani, agli ideali virgiliani. Il suo legame con l'antichità classica va ben oltre qualcosa di istintivo: menziona spesso Virgilio nelle sue lettere e negli scritti e deriva una serie di composizioni da fotografie di monumenti di Roma antica. Infatti, oltre che simbolista, Gauguin è virgiliano e classicista, con modelli di pensiero strettamente legati all'arte e alle tradizioni letterarie e filosofiche di Roma antica. Tuttavia il primitivismo sognato da Gauguin non esiste più (se mai era esistito) e in Polinesia trova poco o nulla di quanto cercava: ma la ricchezza e la complessità della realtà locale fanno nascere le opere più vive della sua arte. A partire dal ritratto naturalistico della moglie Mette addormentata sul sofà, il catalogo Skira ripercorre, come la mostra, l'inizio impressionista di Gauguin, poi le prime esasperazioni cromatiche di una tavolozza sempre più virata ai colori accesi, fino alle celeberrime opere tahitiane, molte con precisi riferimenti alla religione cattolica, in cui la pennellata postimpressionista si distende in larghe campiture di colore, alla ricerca di quella sintesi pacificata che, in vita, Gauguin non ha trovato. Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 3 febbraio 2008, aperta dal lunedì al giovedì dalle 9,30 alle 19,30, venerdì e sabato dalle 9,30 alle 23,30, domenica dalle 9,30 alle 20,30, ingresso euro 10,00, catalogo Skira, infoline 06.6780664.