Teatro

Peter Greenaway dipinge il suo ultimo film nei teatri e nei musei

Peter Greenaway dipinge il suo ultimo film nei teatri e nei musei

La nuova Trinità è quella che al posto del Padre ha messo lo smartphone, sostituisce il Figlio con il laptop ed usa la Videocamera come Spirito Santo: ed ha ancora più potere della vecchia, e darà anche molto di più.
Il piacere di ritrovare l'inossidabile verve di Peter Greenaway non delude i partecipanti all'incontro con l'autore gallese ed ormai olandese d'adozione, che al Teatro Bellini di Napoli ha presentato l'operazione legata al suo ultimo film, Goltzius and the Pelican Company, seconda opera della serie dei Maestri Olandesi cominciata con Nightwatching (la prossima sarà un focus su Hieronymus Bosch, nel cinquecentesimo anniversario della sua morte che cadrà nel 2016, un autore al quale si ammicca molto anche in questo film).

Hendrik Goltzius fu uno stampatore ed incisore di stampe erotiche olandese vissuto fra il 500 ed il 600, che al fine di ottenere un finanziamento per continuare il suo lavoro, nella pellicola si ritrova a rappresentare presso la corte del Margravio di Alsazia, i sei racconti della Bibbia che rappresentano i sei tabù sessuali (fornicazione, incesto, adulterio, pedofilia, prostituzione e necrofilia). Ma molto superiore alla storia, è il concetto stesso, come sempre, che sottende alla visione ibridante del cineasta, per il quale “la rivoluzione nel cinema è avere un grande respiro ed avere quante più arti possibili a disposizione, un po' come Wagner che voleva l'Opera Perfetta (solo che lui piegava ogni arte all'opera...): per il cinema è lo stesso, e così in questo film ci sono pittura, immagini, disegni, arti figurative, una trama che è connessione fra palco e testo, moltissime forme di scrittura, rese anche graficamente, architettura, retorica e didattica. E l'ultima arte, è quella di riuscire a sintetizzare il tutto.

Eccome, se ci riesce. Greenaway mette a punto ancora una volta un'opera potente e raffinata, che va oltre gli schermi e che si sposa molto con la scelta di essere proiettata in un teatro come il Bellini e negli spazi che egli stesso ha trovato adatti allo scopo finora, luoghi “altri” come la National Gallery a Londra, il Museum of Modern Art in Olanda ed il MAXXI di Roma ("Non voglio fare solo cinema di parole ma qualcosa che rifletta il luogo e viceversa, come qui al Bellini"). Sullo schermo, strutturate come in un saggio, un modo per avere un dialogo sulle idee, si ripetono, con una forza più vera di quella narcotizzante delle tradizioni tramandate, le immagini della Bibbia, lezioni dense di scintille che sembrano provocatorie e che invece sfiorano soltanto i lembi che dovrebbero essere minimamente razionali di ciascuno, con modalità che Greenaway tiene molto a specificare essere ormai quelle del suo e del nostro tempo: “Il cinema non deve raccontare storie, ci pensa già la letteratura, deve invece discutere di più arti; invece è sempre troppo legato ai libri -come diceva anche Umberto Eco, il cinema è stato gestito dai padroni del testo, i wordmaster- per creare immagini. Il cinema vero deve tagliare questo cordone ombelicale. Harry Potter ed il Signore degli anelli non sono cinema, sono storie illustrate. Nell'era digitale invece ci vuole un nuovo vocabolario. La tecnologia 3D avanza ma non è altrettanto importante di uno smartphone per diffondere il nuovo vocabolario. Ed inoltre, abbiamo oggi un cinema di direttori e non di compositori, che utilizzano materiali non creati da loro.

E così come a volte, in momenti essenziali della vita, ci si accorge che tutto ritorna al suo significante ricorrente, riavvolgendosi nelle spire della sua stessa storia, così davanti ad ogni immagine non si fa fatica a sentirsi nudi come molti dei protagonisti, ed immersi nell'eterna alternanza di Eros e Thanatos, anche perché "non c'è altro di cui parlare...". Il cinema, quel cinema che secondo lui oggi è morto, e per il quale bisogna “trovare nuovi spazi per dargli una nuova luce", è un cinema che come tiene a ricordare (e lo fa anche materialmente, inserendo quanti più attori italiani possibile nel cast) è nato qui, in Italia, con Pasolini e Fellini, perché in Italia “voi avete avuto il meglio, e l'avete buttato via. E' anche colpa vostra, del pubblico che oggi è qui a vedere il film?

 

Goltzius and the Pelican Company

di Peter Greenaway

Prossime proiezioni:

Napoli, Teatro Bellini, fino al 12 ottobre

Roma, Teatro Argentina, dal 12 al 16/11

Da gennaio 2015 nei circuiti dei cinema d'essai.