Dopo il successo de "La guerra spiegata ai poveri" che ha avuto il tutto esaurito per due settimane, la Compagnia Labit prosegue il suo tributo ad Ennio Flaiano per festeggiarne il Centenario presso il Teatro Due di Roma con "Chi mi ama mi preceda", dal 26 Gennaio al 7 Febbraio.
LA DONNA NELL'ARMADIO e IL CASO PAPALEO compongono questo dittico flaianeo.
La donna nell'armadio
Rappresentata per la prima volta nel 1957, la farsa La donna nell’armadio è un gioiello di drammaturgia. Capace di sposare situazioni paradossali in stile kafkiano a rocambolesche trovate linguistiche, in bilico tra Ionesco e Totò, ci porta senza darci tregua nei meandri di un dialogo apparentemente senza né capo né coda.
LA TRAMA – Il poeta Antonio, solo nel suo studio, riceve la visita di un Commissario e due poliziotti. Si sta indagando attorno ad un non meglio precisato delitto. La discussione prende diverse strade ma il gioco è chiaro: il Commissario vuol sopraffare Antonio e questi tenta in ogni modo di uscirne. Una lotta senza tregua né traguardo. Qual è l’ora esatta in cui il poeta, “il giorno sabato 13”, è uscito di casa? Le due? Le due e tre quarti? Poco importa... l’importante è indagare per l’uno, negare per l’altro... fino al paradosso finale.
TEMI – Oltre al “giallo comico” che tiene insieme la trama, La donna nell’armadio affronta vari temi di ordine filosofico, con la leggerezza dissacrante che è tipica di Ennio Flaiano. La VERITA’, in tutte le sue sfaccettature, è il filo rosso che percorre il micro-dramma: “Il poeta dice no alla verità, egli ne ha un’altra, più rara... ma solo metà”, è l’aforistico poemetto di Antonio. Cercare vuol dire non trovare... è il mestiere del Commissario, così simile a quello del poeta. Antonio ci pare innocente ma forse è un assassino; il Commissario ci sembra un pedante ciarlatano... ma forse ha ragione, forse qualcosa in quello studio è avvenuto davvero.
Dalla verità si passa all’ARTE, al suo voler essere specchio della nostra esistenza. “La vera arte consiste nel porsi domande semplici” ci dice il Commissario con semplicità. Questo è scrivere, dipingere, pensare... porsi domande.
L’IRONIA DI FLAIANO – Noto a tutti per i suoi aforismi fulminanti (“Chi mi ama mi preceda”), Flaiano è stato grande scrittore e pensatore. La sua carriera di giornalista, persino, è stata segnata da quell’inconfondibile ironia che contraddistingue la sua intera opera. É un’ironia che non lascia spazio a risposte, che destruttura ogni certezza alla base, che parte da constatazioni profonde per smontarle con la forza del riso. Un riso dal retrogusto amarissimo (“La felicità sta nel non desiderare che ciò che già si possiede”), che tiene incollati alla poltrona, avidi di domande, digiuni di risposte.
LO SPETTACOLO – La donna nell’armadio fa parte di un progetto più ampio di commemorazione dell’autore scomparso nel 1972. Le figure dei protagonisti diventano due ombre bianche che si muovono con naturalezza in uno spazio asettico, uno studio ricoperto di fogli. Tra sogno e malattia, il poeta e il Commissario saltano come grilli impazziti dalla pacata riflessione al ring feroce, senza mai fermarsi un attimo. Con loro, una cameriera folle e due poliziotti che sembrano statue leggermente animate e che fanno da contrappunto alle scene. Pochissimi elementi per dare spazio alla parola e all’azione. Perché tutto appaia per quello che è: una menzogna coperta da un sottile strato di verità. Gli attori in scena sono sottoposti ad uno sforzo verbale e fisico fuori dall’ordinario, che non concede spazio alla distrazione.
Il caso Papaleo
Storia fantastica di un uomo che si risveglia nella propria bara, Il caso Papaleo è sostanzialmente una farsa amara e fulminante sul “ricordo”. Il poeta Roberto Papaleo, svegliato da un sogno d'amore felice e spumeggiante, scopre di essere in una cappella di un cimitero, evidentemente attrezzata per l'eventualità di una “morte apparente”. Dopo aver chiamato i famigliari perché lo vengano a prendere, Roberto inizia una riflessione sullo stato delle cose, della sua vita prima e dopo la “morte”... e su un ricordo che da quella morte lo ha risvegliato: la bella e vitale Angela, amante di gioventù, di cui il poeta conserva immagini fatte di gioia erotica fresca e trascinante. Decide di ricontattare la donna (che risponderà dalla sua bara, in una cappella vicina), ma il nuovo incontro a distanza di anni si rivelerà deludente. Confuso e abbattuto, Roberto Papaleo tornerà alla sua vita di sempre, ormai oltre che incomprensibile, fatalmente scollata da quell'unico, infranto ricordo.
Il caso Papaleo è per Flaiano una succulenta occasione per parlare della propria ossessione della morte come perdita di tutto ciò che è terreno: ricordi, affetti e i cassetti lasciati in disordine. Un'ossessione che lo seguirà tutta la vita e che spesso ricompare negli appunti. Roberto Papaleo è un alter ego ideale, in questo senso: poeta disilluso e ironico, attaccato a tutte le passioni che la vita ha offerto.
Il caso Papaleo è una straordinaria riflessione su ciò che veramente possediamo. Nella messa in scena LABit, la farsa sarà interpolata con estratti dagli appunti e dai diari di Ennio Flaiano.
Fonica e luci Flavio Tamburrini
Foto di scena Ciro Meggiolaro
Regia Gabriele Linari
Biglietti: 15 € (intero) | 12 € (ridotto) Ridotto speciale bibliocard: 8 €
Teatro