Nuova prova del duo Pietribiasi-Tedeschi che continua il proprio percorso di ricerca nel segno del rapporto tra tentazioni scientifiche e performance visiva approdando alla nuova edizione dell'E-45 Fringe Festival.
Nella termodinamica il punto triplo è un particolare stato determinato da diverse variazioni di temperatura e pressione nel quale una sostanza attraversa fasi d’equilibrio e di aggregazione, passando dallo stato solido a quello liquido e aeriforme. Nel caso dell’acqua ci si trova di fronte ad una sostanza polimorfa che possiede più di una fase solida e che nel diagramma di fase presenta più punti tripli solido-solido-liquido o solido-solido-solido. Da questa suggestione scientifico-concettuale muove il lavoro di Pietribiasi-Tedeschi che – nell’economia del racconto teatrale – affrontano questioni legate ai ricordi e alla perdita della memoria. Suoni d’elettronica minimale invadono lo spazio rivelando un quadro figlio di un immaginario ospedaliero che progressivamente lascia il campo a una proiezione – fronte palco, all’altezza del proscenio e non come sfondo – di una situazione quasi speculare in cui un uomo è disteso su un verde e rigoglioso prato.
Una voce off incarna il filo narrativo di questo Punto triplo, filo che si dipana con un andamento non logico-direzionale e che si salda agli inserti video composti da girato e visual. Il racconto che ne scaturisce fa costantemente riferimento alla condizione ispirata dal titolo utilizzando una partitura performativa, sostenuta dai tre attori in scena che incarnano i tre stadi del punto triplo, in bilico – a seconda dei momenti – tra rigore quasi sacrale e scioltezza coreografica. Non risparmia allo spettatore una buona dose di divertimento lo spettacolo di Pietribiasi-Tedeschi, soprattutto nell’unico inserto testuale recitato dal vivo dai tre performer che per struttura e taglio retorico-declamatorio ricorda un’impostazione cara alla drammaturgia di Babilonia Teatri. Qui, il motivo narrativo, fondato strutturalmente sul tema del tre, è espresso da un forte parallelismo – anche quando non apertamente dichiarato – tra i tre stadi e la santissima trinità, finendo per toccare forse la questione capitale del lavoro, quella relativa all’utopia con la U maiuscola: «il punto triplo dei punti tripli».
Di grande suggestione e presa è il momento del processo termodinamico rappresentato attraverso l’animazione fisica dei performer, distintamente posizionati all’interno di tre cilindri bianchi su cui vengono proiettate sequenze digitali d’estrazione psichedelica al ritmo di una musica che fonde il sax ad un incedere lounge-progressive: una “danza” di grande impatto e fascino. Punto triplo si chiude sulla stessa immagine con cui era iniziato: un uomo seminudo disteso al centro del palco con ai lati due figure vestite con un camice verde. È una conclusione che segue un andamento circolare, ma che in realtà sembra aprire una nuova prospettiva, quella che potrebbe far considerare lo spettacolo nei termini di un’esperienza onirica, la proiezione subcosciente di uomo, forse un uomo di scienza, sospeso tra la morte e lo stato comatoso.