Al Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla tutto è pronto per la rassegna "Il Donnafugata dei piccoli", un mini cartellone di quattro spettacoli già col tutto esaurito ed in scena fino a marzo. Dedicato ai ragazzi ed in grado di avvincere spettatori di ogni età.
Sceglie di aprirsi al futuro e alle nuove generazioni l’ottocentesco Teatro di Donnafugata, sito nel quartiere storico di Ragusa Ibla, con un breve ma significativo cartellone pensato per bambini e ragazzi: "Il Donnafugata dei piccoli", un progetto fortemente voluto dalle direttrici del teatro Vichy e Costanza Di Quattro, che per l’occasione sono riuscite a coinvolgere le migliori compagnie con esperienza nel settore del teatro laboratoriale e per ragazzi, grazie anche alla collaborazione dell’associazione culturale ragusana Le officine sonore, cui si devono due degli spettacoli in calendario. In effetti, la presenza totalizzante di compagnie nate sul territorio (le altre provengono dal catanese), testimonia l’importanza crescente assunta in terra di Sicilia dai gruppi propensi alla sperimentazione, dal teatro per l’infanzia a quello di strada, con largo spazio all’improvvisazione o a generi di nicchia come l’arte clownesca e il teatro delle marionette.
Tutte iniziative che ben si prestano a catturare l’immaginario dei bambini, sempre pronti ad immedesimarsi nell’azione scenica con naturalezza ed allegria: con un di più, in questo caso rappresentato dal contesto d’eccezione del Teatro di Donnafugata, uno scrigno nel cuore della città di Ragusa antica (è il teatro più piccolo d’Italia, quanto a dimensioni), un luogo magico per far accostare al teatro chi vi assiste per la prima volta.
Così è già al completo la vendita dei biglietti del 30 dicembre p. v. (per i due spettacoli delle 17 e delle 18.30), quando andrà in scena L’avventura strana di Babbo Natale e la Befana, a cura dell’associazione La casa di creta: al lavoro prendono parte la regista Antonella Caldarella, che ne è anche l’autrice, e Steve Cable, autore delle musiche originali.
Tutto ha inizio con la querelle tra due clown di due diverse nazionalità: quello del nord, che vuole mettere in scena la vicenda di Babbo Natale; ed un clown meridionale, sostenitore delle ragioni della Befana. In ultimo, la conciliazione tra i due rimanda a quella tanto auspicata e purtroppo mai soddisfatta nella realtà, tra i popoli del mondo in perenne conflitto, e prepara la scena ad una nuova disputa: questa volta, per un sortilegio, la Befana è diventata cattiva e vuole prevalere su Babbo Natale. Dalla performance dei clown si passa a quella delle marionette, ancora con un evidente invito a riflettere: la nostra società, ad ogni suo livello, è dominata dalla voglia di prevaricare, di togliere spazio all’altro, annullandone l'identità. Sta all’arte -e quale, meglio di quella drammatica, potrebbe farlo?- ricordare ai più giovani che proprio dal fruttuoso incontro con ciò che è molto diverso o distante da noi nascono l’integrazione, il rispetto e la pace: una sintesi finale più completa e proficua rispetto alle istanze iniziali dei singoli.
Insomma, non v’è niente di più serio di una fiaba ben congegnata, dalla leggerezza sempre aperta a molteplici scenari interpretativi. Ce lo ricorda pure la locale associazione Le officine sonore con le sue produzioni Isidoro e le tre melarance, in scena il 22 gennaio 2017, e Sonnolina, in chiusura di cartellone il successivo 12 marzo, entrambe in programma per le ore 17.
Il primo lavoro trae ispirazione dall’omonima fiaba di Gian Battista Basile e propone una concatenazione di storie accomunate dal tema della ricerca dell’anima gemella; semplici vicende, i cui protagonisti vanno sovente incontro al dolore e alla frustrazione del rifiuto, che si stempera però nell’atmosfera sognante evocata dal racconto, ricco di utili insegnamenti di vita: il dono dell’amicizia, il valore dei legami amorosi, l’importanza della sincerità nel professare i propri sentimenti, la capacità di riaversi da una delusione.
Lo scenario in cui si colloca Sonnolina, libera riproposizione della Bella addormentata di Charles Perrault, potrebbe risultare ancora più familiare ai nostri piccoli amici, perché attua uno dei meccanismi tipici nelle fiabe di ogni tempo: il divieto, in questo caso di avvicinarsi ad oggetti acuminati, imposto dai genitori alla giovane fanciulla protagonista della storia, per scongiurare l’avverarsi di una maledizione che grava sul suo destino. Ma si sa, proibire qualcosa equivale a renderla oltremodo desiderabile…tutte le disavventure, però, in questa particolare edizione della fiaba, si ricompongono per il meglio, ammonendo quindi i piccoli spettatori a rispettare il volere dei genitori e a seguire con maggiore fiducia gli avvertimenti degli adulti.
Penultimo lavoro in calendario il 5 febbraio, La cicala e la formica, dall’omonima favola di Esopo, produzione Nave Argo del 2013, con Fabio Guastella e Iridiana Petrone, quest’ultima anche in veste di autrice e regista, e musiche originali di Giuseppe Nicolosi. Lo scialacquatore Cicocicala e la puntigliosa Formica 8763 incarnano due mondi agli antipodi: il primo, amante delle arti, della bellezza e del buon vivere, ma del tutto incapace di autogestirsi, ponendo così un limite ai propri desideri; l’altra, efficiente e perfezionista nel lavoro al punto da avervi sacrificato ogni gioia o istinto vitale, tanto da essere diventata incapace di provare vere emozioni. Tra i due, come si può immaginare, nasce un rapporto di amore-odio, che, anche grazie alla mediazione di altri simpatici insetti sopravvenuti, potrà infine incanalarsi verso una condizione di superiore saggezza per entrambi: avendo imparato ad apprezzare anche quelle attitudini in apparenza lontane dal proprio essere, i due impareranno che pure le qualità in sé positive possono trasformarsi in disvalori, se portate alle estreme conseguenze ed ostentate per negare le esigenze altrui.