Aperte il 13 luglio con la Jove Orquestra Simfònica de la Comunidad de Madrid diretta da Sergio Alapont, le Settimane Musicali Gustav Mahler 2013 si sono chiuse con un’altra formazione composta tutta da giovani musicisti, la Landesjugendorchester Rheinland Pfalz (Orchestra Giovanile della Renania-Palatinato) con sede a Mainz, i cui componenti – immessi dopo con severissime selezioni – pare abbiano un’età media di 16 anni. E’ incredibile constatare con quanta bravura e con quanta passione sappiano suonare questi ragazzi – qualcosa del genere, temo, in Italia non sarebbe proprio possibile – anche tenendo conto della continua rotazione nei ranghi dell’orchestra. Il programma poi non era dei più facili: la ouverture “Leonora n. 3” di Beethoven, la rarissima Sinfonia concertante di Alexandre Tansman, e per finire la Quarta Sinfonia di Gustav Mahler. A dirigere era il russo Misha Katz, classe 1954, già allievo di Rostropovi
e Bernstein: concertatore dal gesto senz’altro plateale ed eccessivo, ma indubbiamente capace e sopra tutto magnetico trascinatore di questa squadra giovanile, con la quale ha trovato grande affiatamento e ricevuto in cambio ottima collaborazione. Il brano beethoveniano di apertura in realtà ha mostrato qualche smagliatura strumentale, forse non da tutti avvertita; ma già quello seguente ha rivelato ben altra caratura. Alexandre Tansman (1897-1986), polacco di nascita e poi divisosi nella lunga sua esistenza tra la Francia e gli USA, è un autore prolifico ma ormai dimenticato da tutti: non a caso, trovare notizie sui testi è ardua impresa; e se qualcuno – come il nostro Mila - gli dedica qualche pur modesta riga, molti altri ne omettono persino il nome. Curioso quindi poter incontrare a Dobbiaco la sua complessa “Sinfonia concertante” per grande orchestra e un quartetto formato da violino, viola, cello e piano, lavoro scritto nel 1931 su commissione della Regina Elisabetta del Belgio e presentato l’anno seguente a Bruxelles. In realtà, questa composizione è rappresentativa della notevolissima abilità di strumentatore di Tansman, dote che gli viene sempre riconosciuta; ma anche rivelatrice del suo difetto principale, vale a dire un estremo ed ondivago eclettismo stilistico che non si sa dove vada a parare. In effetti, i quattro movimenti che la compongono non potrebbero essere più diversi tra loro nello spirito; l’unico a rivestire un qualche interesse potrebbe essere il secondo movimento, definito “Tempo americano”, che nei suoi tre momenti (Allegro molto – Andante/Tempo di blues – Tempo 1) riecheggia con leggerezza e colorita incisività i contemporanei esperimenti ‘sinfonici’ dell’orchestra (da ballo, più che jazz) di Paul Whiteman, il medesimo direttore che ottenne da Gershwin la celebre “Rapshody in blue”. Misha Katz ha sostenuto con grande bravura l’intero palco di questa complicata operazione sinfonica, i ragazzi della LJO sono stati veramente bravissimi, il formidabile Quartetto Faurè è stato superlativo nel suo dispiego di funambolico virtusismo: ma tanto impegno collettivo mi è parso alla fine dei conti del tutto vano, perché questa fatica sinfonica di Tansman risulta comunque assolutamente dimenticabile.
Ben altra cosa è ovviamente – artisticamente e storicamente parlando - la Quarta Sinfonia di Mahler, quell’immenso canto alla natura ed all’innocenza vicinissimo a quel “Das Lied von der Erde” che apparve qualche anno appresso, e che segnava il ritorno da parte del compositore boemo ad un’orchestra ‘normale’ (‘normale’ sempre in senso lato, si intende, mancando solo tromboni e tuba). E’incredibile pensare che la sua quarta sezione – la tenera visione di «Das himmlische Leben» – fosse stata ideata già nel 1892, cioè otto-nove anni prima delle altre tre che la precedono nello schema compositivo: perché è così profonda la loro coerenza spirituale, e così forte l’intreccio delle relazioni tematiche all’interno dell’intera costruzione. I ragazzi della LJO si sono mostrati tutti all’altezza del compito; un po’ diafana però la voce del soprano tedesco Aline Wilhelmy. La visione impressa a questa stupenda pagina sinfonica da Katz coincide largamente con quella del suo maestro Bernstein: un Mahler impetuoso nello spirito, estremamente dinamico nei tempi, lussureggiante nei colori, e come tale immediatamente apprezzato dal pubblico che ha riempito completamente la grande sala dobbiacense . Ospite inatteso e gradito del concerto è stato il nostro Presidente Giorgio Napolitano accompagnato dalla consorte Clio, festeggiatissimo dai presenti. Era in vacanza a Sesto di Pusteria, si trovava quindi proprio a due passi: nondimeno, la sua presenza è stato motivo d’indubbia soddisfazione per le Settimane Mahler che, pur godendo da sempre dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, non avevano mai goduto della presenza di un ospite così importante.
Sotto molti aspetti però, la serata precedente a questa rivestiva per chi scrive un maggiore interesse: era dedicata infatti alla musica contemporanea, era affidata ai membri della Windkraft- Kapelle für Neue Musik – vasta compagine di alto rango – diretti da Kasper De Roo, e inoltre la locandina presentava alcune cose in prima assoluta. Per la precisione, si trattva di due gustose composizioni di Hubert Stuppner, “Draculas Sommernachtstraum” (“Sogno di Dracula in una una notte d’estate”) per orchestra d’intrattenimento ed i “Drei böse Lieder” (“Tre canti cattivi”) per chansonnier ed ensamble da camera. La prima si pone come una suite di brevi e divertenti quadri musicali dal tono descrittivo, nei quali Stuppner immagina un Dracula che incontra nella sala da ballo del suo maniero dapprima Marlene Dietrich, e poi di seguito Marilyn Monroe, Stan & Oliver, Audrey Hepburn, Fred Astaire, Greta Garbo e Charlie Chaplin: figure descritte con melodie e strumentale dai toni ironici ed ammiccanti, ricreando musiche ora romantiche ora bizzarre, ma tutte egualmente pensate con una scrittura leggera e frizzante. Ci sembra però che in taluni momenti – come nei due delicati walzer dedicati alla Hepburn e alla Garbo – l’esecuzione avrebbe richiesto un certo tocco di sensibilità ‘viennese’, e quindi meno impellenza ritmica da parte di de Roo. Scritte sulla base di tre curiose poesie dello stesso Stuppner raccolte nel libro “Schöne Welt, böse Tiere” (“Bel mondo, animali cattivi”), i “Drei böse Lieder” descrivono tre esemplari di una immaginaria fauna, che tanto assomiglia alla nostra umanità: un vecchio ed autorevole cervo, che ha fatto carriera solo servendosi degli altri; un ratto del giornale, anima malevola che propaga notizie false e calunnia la gente; e infine la provocante beccaccia, che adesca occasionali amanti mostrandosi mezza nuda nei boschi. Anche qui la vena sarcastica del compositore bolzanino si dispiega appieno, sostenuta da uno strumentale stralunato e divertente, a cui si affiancava la istrionica abilità del giovane baritono Hannes Staffler.
Collocata in mezzo ai due brani di Stuppner stava la “Soirée Tyrolienne” di Werner Pirchner (1940-2001), suite in tre movimenti derivante da un balletto composto nel 1980 su commissione di una banca di Innsbruck, ma contestata sonoramente dal pubblico (e mai pagata dalla banca) perché al suoi interno reimpiega con atteggiamento ironico e dissacratore l’Inno Tirolese. Sono tre brani accattivanti e dal carattere variegato, che a distanza d’anni hanno perso per strada la loro carica polemica – come l’uso percussivo di un tronco e di un’accetta da boscaiolo - ma non l’interessante trattamento armonico e strumentale del materiale musicale da parte di Pirchner.
Occupava invece tutta la seconda parte della serata “Frankestein!” di HK Gruber (‘nome de plume’ di Heinz Karl Gruber, classe 1943) definito meglio come “Un pandemonio per chansonnier e ensamble” su rime e filastrocche infantili di Hans Carl Hartmann: versi che descrivono un mondo folle, sovente cupo, nel quale convivono eroi e mostri dei fumetti, scienzati folli, pistoleros a caccia di donne, maniaci e figure da incubo, serviti da musiche stralunate, folli e coloratissime, dai timbri strumentali più diversi. La parte vocale deve stare nella mani di un chansonnier dalle notevoli capacità virtuosistiche, sia di cantante che di attore (nonché di suonatore estemporaneo di strani, e e talora improvvisati strumentini); e tale si è dimostrato nuovamente Hannes Staffler, che non a caso si è fatto le ossa come interprete di numerosi musicals. La bravura sua, quella dei componenti della Windkraft- Kapelle für Neue Musik, e la lucida concertazione di Kasper de Roo purtroppo non hanno avuto il pubblico che si meritavano: il concerto si è infatti svolto in una Sala Mahler semivuota, il che ci rincresce assai. E’ d'altronde questo un segno palese diffidenza di gran parte del pubblico verso la musica contemporanea, che talvolta si mostra ostica e difficile (non in questo caso, però) e spesso viene prodotta da autori velleitari e di scarso rilievo, con il risultato ultimo di disaffezzionare i frequentatori delle sale da concerto.