Uno spettacolo originale, elegante, magnificamente concepito ed eseguito, che costituisce per chi ha la fortuna di assistervi, un'esperienza visivo uditiva di rara intensità comunicando direttamente con l'inconscio individuale degli spettatori e delle spettatrici.
Una parete di fibra grezza occupa la scena nella sua interezza.
La parete è costituita di tessuti di diversa fattura e spessore tutti in diverse gradazioni di trasparenza di un colore tendente all'ocra, che presenta diverse forme, delle fessure, quasi delle escrescenze, dalle quali emergono gli arti e il viso della danzatrice che vive al di là della parete, mentre una musica eseguita dal vivo (di Giada Bernardini), dialoga con i suoi movimenti.
Il verbo non è scelto a caso: non si tratta infatti di un tappeto sonoro né di una presenza che si fa personaggio ma di una forma dinamica di energia che influenza i movimenti e si lascia influenzare dai movimenti della danzatricecoreografa Lisa Rosamilia. Una musica eseguita alle tastiere e con l'ausilio di un microfono campionato che restituisce alcuni rumori, prodotti dalla voce della musicista o dallo strofinio di diversi materiali direttamente sulla corona del microfono. Che si tratti di una mano, di un polpaccio, di un braccio o del volto, ora curioso ora estasiato, ora in collera, dalla parete color carne emerge una presenza, all'inizio fantasmatica, poi sempre più riconoscibile nella sua anatomia umana e femminile (si intravedono i seni nudi).
Alcune delle fessure della parete attraverso la quale la danzatrice appare sulla scena ricordano senza malizia e senza un'allusione diretta ora gli orifizi del corpo umano, ora una ferita, una dilacerazione (e la coreografia inizia con un ago che, penetrando il tessuto della scena, inserisce un filo sulla superficie della parete).
Cute è uno spettacolo originale, elegante, magnificamente concepito ed eseguito, che costituisce, per chi ha la fortuna di assistervi, un'esperienza visivo-uditiva di rara intensità, comunicando direttamente con l'inconscio individuale degli spettatori e delle spettatrici. Un pubblico invitato a lasciarsi coinvolgere da un discorso coreografico ritmico emotivo ed esperenziale nel quale riconoscersi e conoscersi. Una messinscena impeccabile per raccontare tutte le increspature dell'anima che la nostra cute ora cela, ora contiene, portandone indelebilmente i segni, le cicatrici, le ferite (una delle zone semitrasparenti della scena sanguina) le necessità di protezione e celamento, di disvelazione e di pulsione verso il mondo esterno della nostra persona. Fino ad arrivare alla rinascita finale, alla muta della pelle dalla quale la presenza femminile torna a nuova vita, fuoriuscendo dalla parete scenografica e allontanandosi tra i gradini della scalinata sulla quale il pubblico è assiepato a guardare lo spettacolo.
Uno dei più bei lavori visti al Fringe 2015 so far. Uno spettacolo da vedere e rivedere.