Teatro

ROVIGO: GRANDE TOSCA IN UN PICCOLO TEATRO

ROVIGO: GRANDE TOSCA IN UN PICCOLO TEATRO

Il Teatro Sociale di Rovigo ha aperto nel nome della tradizione con Tosca di Giacomo Puccini la 198ª stagione lirica, totalmente dedicata a Miranda Bergamo Berton, eclettica e poliedrica rodigina, fondatrice e presidente dell’associazione Amici del Teatro Sociale e grande sostenitrice del teatro stesso, deceduta lo scorso 11 settembre.
Tosca è andata in scena in una nuova produzione tra i Teatri di Rovigo, Padova e Bassano, in un allestimento di Hugo De Ana, ripreso da Giulio Ciabatti. Il regista-scenografo argentino ci ha abituato ad allestimenti maestosi e raffinati (tra l’altro memorabile la sua Tosca all’Arena di Verona di pochi anni fa), adatti a palcoscenici grandi e capaci di contenere le sue imponenti scene di grande effetto. Con vivo piacere abbiamo potuto apprezzare come, anche nel pur piccolo boccascena di Rovigo, De Ana abbia saputo realizzare qualcosa di unico, affascinante, realistico e di grande gusto scenico. Tutto nel pieno del rispetto per il libretto, senza nulla togliere o modificare, riuscendo però a dare innovazione e carattere alla sua regia. Il primo atto, nella cornice di Sant’Andrea della Valle, gravido di misticismo e di fioca luce, imponente e solenne, ma allo stesso tempo semplice e pervaso di religiosità popolare, come la scena del Te Deum. Il secondo atto nel solenne studio di Scarpia, in cui la magnificenza e la precisione sono un paravento per i suoi atti criminosi. Infine il bastione di Castel Sant’Angelo, in cui compare – tramite proiezione – sullo sfondo l’Angelo che porta la spada e che è preludio alla fine. Una regia riuscita ed altamente efficace, in cui scena e azione si mescolavano in un tutt’uno dando una perfetta caratterizzazione dei personaggi e delle vicende. Belli anche i costumi, valorizzati dalle luci appropriate di Sandro Dal Prà.
Nel ruolo del titolo Annalisa Raspagliosi è stata una efficace Tosca, ruolo che ha già interpretato parecchie volte e che, possiamo dire, è un suo cavallo di battaglia, da degna allieva dell’insuperata Kabaivanska. La Raspagliosi si è dimostrata efficace, spigliata e di grande presenza scenica e drammatica, ottimo il fraseggio, da perfezionare gli acuti. Kristian Benedikt è stato un Cavaradossi abbastanza credibile, dalla voce equilibrata e sicura, una buona interpretazione ma non pienamente nel ruolo. Uno Scarpia giovane, nell’interpretazione convincente di Elia Fabbian, dalla voce stentorea e sicura. Domenico Colaianni è stato un frizzante e brioso Sagrestano: la verve del baritono è nota e ha confermato la sua riuscita interpretazione nei ruoli buffi. Da segnalare la bella voce di Victor Garcia Sierra nel suo pur breve ruolo del carceriere. Breve ma ben riuscito l’intervento del Coro Li.Ve e del Coro Piccoli Cantori San Bortolo diretti rispettivamente dai maestri Giorgio Mazzucato e Dino Zambello.
Il maestro Fabio Mastrangelo ha dato un’ottima interpretazione viva e luminosa del melodramma pucciniano, riuscendo a far risaltare in modo eccellente l’ Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Direzione emozionante, in cui ogni momento del dramma veniva messo in risalto col giusto vigore, maggiormente espresso nel Te Deum del primo atto e nel sorgere dell’alba dell’ultimo.
Teatro abbastanza pieno, con un pubblico sempre partecipe, attento ed entusiasta, per uno spettacolo veramente meritevole, che ci fa riflettere di come, a volte, i piccoli Teatri di tradizione riescano effettivamente a dare il meglio nonostante i tanti sforzi economici e organizzativi.