Teatro

Salisburgo, Le nozze di Figaro

Salisburgo, Le nozze di Figaro

Conquista pubblico e critica la nuova produzione del neo-direttore Sven-Eric Bechtolf anche grazie alla splendida scenografia che rappresenta contemporaneamente diversi ambienti di un palazzo nobiliare con la vita quotidiana di padroni e servi.

Salisburgo, Haus für Mozart “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart

UPSTAIRS, DOWNSTAIRS

Il Festival 2015 ha presentato, tra le nuove produzioni, Le nozze di Figaro del neodirettore Sven-Eric Bechtolf, attesissima dopo il precedente spettacolo di Claus Guth da noi recensito ambientato in un androne di palazzo nord europeo e dalle implicazioni psicanalitiche e completamente diverso da questo che ci ha ricordato la celebre e premiatissima serie televisiva Upstairs, downstairs, incentrata sulla vita di padroni e servi in un palazzo inglese.

L'idea  scenografica di Alex Eales è splendida e consente a Bechtolf di creare uno spettacolo strepitoso, divertente e commovente, pieno di idee che catturano l'attenzione nel dipanarsi delle diverse storie che si intrecciano ma senza distrarre da musica e libretto, anzi esaltandoli al massimo. Lo spettatore assiste a una giornata di vita quotidiana in una casa nobiliare negli anni Trenta del Novecento, l'atmosfera è british seppure non c'è una connotazione precisa che allontani dalla Spagna: una questione di stile, piuttosto.
Nel primo atto due piani: sotto, al centro, la nuova camera di Figaro e Susanna, posizionata tra gli ambienti dei padroni; a destra il bagno della contessa, evidentemente contiguo alla camera da letto; a sinistra lo spogliatoio del conte; sopra un atrio che distribuisce in altre stanze collegato al piano terra da uno scalone e, a vista, la camera di Susanna al piano superiore rispetto al bagno della padrona.
Nel secondo atto la scena “scivola” di lato ed è occupata in gran parte dalla camera da letto di Rosina, visibili ancora il bagno e, sopra questo, la camera di Susanna, entrambi funzionali all'azione; il giardino è oltre una finestra vetrata opposta al bagno; sopra la soffitta dove si nasconde Barbarina fra gli oggetti polverosi e i giocattoli accatastati nella penombra.
Nel terzo atto una grande cucina su due livelli (zona cottura e lavoro e zona mensa) e sotto la cantina con l'angusto condotto per le tubature. Il quarto atto è ambientato nel giardino d'inverno, un grande spazio chiuso con dentro due serre vetrate. Insomma Una delle più belle, funzionali e attraenti invenzioni scenografiche viste in questi ultimi anni.
I bei costumi di Mark Bouman situano l'azione nel tempo e completano il quadro dell'ambientazione, insieme alle perfette luci di Friedrich Rom.

La regia rispetta integralmente il libretto, ne sottolinea gli snodi, anche grazie alla drammaturgia di Ronny Dietrich, e ne coglie gli spunti comici e commoventi. L'affresco corale che ne viene fuori presenta scene di vita quotidiana di diverse classi sociali in confronto tra loro ma senza una vera e propria “lotta di classe” quanto piuttosto una viva partecipazione gli uni alla vita degli altri: servi e padroni coinvolti in romantiche vicende amorose che si intrecciano con leggerezza alla vita di ciascuno attingendo le altre vite come un'onda placida e delicata.
Ogni personaggio è connotato in modo preciso e puntuale senza discostarsi troppo dal libretto, eccezion fatta per il Don Basilio omosessuale e represso fac totum del conte che sbircia dalle serrature e origlia alle porte chiuse, innamorato di Cherubino.
Lo spettacolo cattura l'attenzione dello spettatore e la tiene viva in ogni secondo con scene e controscene abilmente bilanciate per un risultato perfetto: le varie vicende si intrecciano in modo vivo e naturale. Uno dei momenti più emozionanti, fra i tanti, è “Dove sono i bei momenti”: la Contessa pensa di essere sola, invece due cameriere assistono non viste al canto e sono visibilmente emozionate e commosse, suscitando gli stessi sentimenti in chi siede in platea. Attorialmente bravissimi i coristi e i figuranti, tra cui si segnala una cameriera in dolce attesa. Nel finale la festa a tavola continua bel oltre gli applausi finali, lunghi e calorosi.
Si è apprezzata, in particolare, l'estrema naturalezza dello spettacolo, anche grazie alla bravura attoriale di tutti i cantanti coinvolti che hanno dimostrato estremo affiatamento e disinvoltura.

Dan Ettinger dirige i Wiener Philharmoniker con tempi giusti, serrati ma non incalzanti, e con attenzione massima ai colori della partitura, sottolineati col giusto rilievo ai solisti (lui stesso accompagna i recitativi al fortepiano).

Luca Pisaroni è un conte alto e affascinante, non il classico Don Giovanni ma un uomo carismatico, sicuro della propria bellezza e dello status sociale che riveste; la voce, brunita e attenta al canto sfumato, si piega al ruolo nel modo migliore possibile. Parimenti bella la contessa di Anett Fritsch: la scena in cui indossa le calze è il paradigma della sua capacità di seduzione solo appannata dalle circostanze; la voce è fresca e spigliata, non così distante da quella di Susanna, capace di commuovere nella grande aria del terzo atto. Susanna è Martina Jankovà, spigliata attorialmente e adeguata vocalmente, brillante e capace di imporsi in scena. Il Figaro di Adam Plachetka ha giusti toni e accenti anche se forse non emerge, ma come è giusto che sia in un allestimento che punta sulla coralità. Margarita Gritskova è un Cherubino ideale nei tratti, nelle movenze e nella voce. La veterana Ann Murray è Marcellina (si poteva evitare la sua ubriacatura nel quarto atto), bene affiancata dal Bartolo di Carlos Chausson e dal Curzio di Franz Supper. Bravissimo Paul Schweinester: il suo Basilio consente al regista un'indagine ulteriore (e forse troppo marcata) sulla personalità, sganciata dal racconto del librettista. Più vicina ai giovani d'oggi la Barbarina di Christina Gansch che si aggira nei sottotetti e nei locali delle tubature, la cui voce sontuosa viene ben controllata. Giovane ma capace di adeguarsi al ruolo, Erik Anstine interpreta Antonio. Martina Reder e Cornelia Sonnleithner sono le soliste del terzo atto, uscite dal Coro dell'Opera di Vienna ben preparato da Ernst Raffelsberger.

Visto a Salisburgo il 5 agosto 2015