“Futuro Fantastico”, primo atto della 50° edizione di Santarcangelo Festival firmata dai Motus, è in scena dal 15 luglio a Santarcangelo di Romagna.
“Futuro Fantastico”, atto primo di Santarcangelo Festival 2050 diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande della compagnia Motus, andrà in scena da mercoledì 15 a domenica 19 luglio a Santarcangelo di Romagna.
La cinquantesima edizione della più longeva manifestazione italiana dedicata alle arti della scena contemporanea, uno dei più prestigiosi e innovativi appuntamenti europei nell'ambito del teatro e della danza, non si ferma.
Santarcangelo 2050: un festival lungo un anno
Santarcangelo 2050 immaginava e disegnava questa edizione a partire da quel Futuro fantastico di Asimov, che prevedeva “una società di intensi fermenti creativi, gente che comunica con altra gente, pensieri nuovi che sorgono e si diffondono a una velocità mai immaginata prima, cambiamenti e novità che riempiranno il pianeta”.
Guidati da questo spirito, i Motus con coraggio e determinazione hanno deciso di non annullare né posticipare il festival, ma ridisegnarlo in concerto con l’organizzazione di Santarcangelo dei Teatri, trasformandolo in un progetto culturale della durata di 12 mesi – riconfermando così la loro direzione artistica anche per il 2021.
Santarcangelo 2050 è articolato in un programma in tre atti - tra luglio 2020 e luglio 2021, che riparte dal rapporto con lo spazio pubblico e con i suoi abitanti, vocazione caratteristica del festival sin dalle origini: “fare teatro in mezzo alla gente e per la gente”.
L’incontro con il pubblico, la dimensione sociale, è il cuore pulsante delle arti sceniche, così i Motus hanno attuato nuove strategie per permettere questo incontro, combinando la fruizione dal vivo a un palinsesto televisivo e piattaforme streaming.
“Futuro Fantastico”, atto primo
Futuro Fantastico, atto primo, si aprirà il 15 luglio e si svolgerà negli spazi all'aperto della cittadina romagnola, in ottemperanza delle misure restrittive imposte dalla pandemia: lo spazio pubblico, le piazze (Parco Baden-Powell, Piazza Ganganelli, Piazza Galassi, Sferisterio ecc.) saranno l’essenza di questo rito comunitario. Per tutelare la sicurezza di tutti, il pubblico sarà limitato e i performer presenti in questa prima parte del festival saranno quasi tutti italiani: uno sguardo privilegiato quindi all'attuale scena nazionale ed emiliano-romagnola che ruota attorno al contemporaneo tra teatro, danza, cinema e performing arts.
Affermano i Motus: “quando si riparte è necessario prima di tutto guardarsi in faccia e contare sulle alleanze di lunga data, sui legami di fiducia e gli impegni solidali. È anzi occasione imprescindibile per spostare il fuoco sul nostro paesaggio teatrale martoriato dal lockdown e dalle discrepanze dei sussidi”.
Il programma: ibrido e multiforme
Il Festival compone un’edizione ibrida, multiforme e inaspettata, che anche in questa difficile situazione si dimostra eccezionalmente vitale e che farà del suo stesso accadere un’opera d’arte, affrontando alcune tematiche cruciali e scottanti dell’attualità. In un momento storico in cui il mondo è infiammato dalle proteste del movimento Black Lives Matter, il festival sente la necessità di aprirsi al confronto, all’accoglienza e al rispetto delle diversità.
L’opportunità di conoscere e riflettere su questi temi viene da tre progetti scenici molto diversi tra loro: L’Abisso di e con Davide Enia (Premio Ubu 2019 Migliore nuovo testo italiano o scrittura drammaturgica), che affronta l’indicibile tragedia degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo - durante il Festival sarà attiva una raccolta fondi a favore di Mediterranea Saving Humans.
Black Dick di e con Alessandro Berti, che ripercorre la storia e l’uso strumentale del corpo degli afroamericani da parte della società bianca; I sommersi e i salvati, di Fanny & Alexander con Andrea Argentieri (Premio Ubu 2019 Miglior attore o performer under 35), con una versione site specific del pluripremiato spettacolo parte del progetto Se questo è Levi (Premio Speciale Ubu 2019).
La comunità̀ locale sarà protagonista e parte attiva dell’evento grazie ad alcuni progetti partecipativi come Family Affair di ZimmerFrei, che indaga cosa è accaduto in sei famiglie nel periodo post-lockdown: Lezioni sul corpo politico e la cura della distanza, un workshop creato ad hoc da Virgilio Sieni sulle forme della trasmissione, della partecipazione e della visione, Be Water My Friends, workshop di Mara Oscar Cassiani sui balli di gruppo, Il trattamento delle onde di Claudia Castellucci / Societas – vincitrice del Leone d’argento alla Biennale Danza 2020, un insegnamento per una nuova disciplina sportiva per bambine e bambini tra 8 e 12 anni di età, seguito da un “ballo dato pubblicamente” e gli interventi a sorpresa dell’immancabile non-scuola del Teatro delle Albe.
Tra i debutti ci saranno, invece, la set performance Anubi III di Zapruder, un concerto di motori; una versione site-specific di Energheia della coreografa e danzatrice Paola Bianchi; Tabù di Quotidianacom che affronta con una nuova drammaturgia i divieti che disubbidienza o trasgressione stentano a demolire; La Mappa del Cuore di Lea Melandri di Ateliersi che affronta il tema dell’identità e del genere e Tiresias, tratto da Hold your own/Resta te stessa di Kate Tempest, nuova creazione della romana Giorgina Pi. Chiude questo filone tematico Motus che riporta (in dono) al Festival, per il quale è stato creato nel 2015, il suo MDLSX con Silvia Calderoni.
Sarà presente anche una produzione d’oltre confine: Sorry but I feel slightly disidentified…, assolo-duello sul tema dell’identità e degli stereotipi razziali interpretato da Cherish Menzo, performer olandese di ascendenza surinamese con la regia di Benjamin Kahn.
Molti artisti, compera prevedibile, opereranno a distanza: El Conde de Torrefiel con la performance (per due persone alla volta) Se respira en el jardín como en un bosque, Simon Senn con una conferenza-spettacolo dedicata al suo Be Arielle F, spettacolo che avrebbe debuttato in prima nazionale a Santarcangelo, Riccardo Benassi con il book e-launch di Morestalgia.
Per garantire il giusto distanziamento i concerti quest’anno si spostano nella suggestiva cornice dello Sferisterio, dove verrà allestito un mini festival a cura di Nicolò Fiori dal titolo BISONTE, dall’omonima canzone dei Camillas a cui la rassegna è dedicata, in memoria di Mirko Bertuccioli, vittima del Coronavirus.
Santarcangelo Festival anche quest’anno sceglie di mantenere il proprio ruolo di avanguardia, presentando creazioni con formati e contenuti inediti, capaci di interpretare la complessità del presente pandemico e articolando la propria programmazione in funzione di una mutata accessibilità.
Un Festival che nelle parole di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande “prova a guerreggiare contro la distanza. Non quella sociale o di sicurezza, ma quella che affonda direttamente nell’Io, nella solitudine affettiva che la bidimensionalità social ci ha instillato in questi mesi e ancora continua, goccia a goccia…”