La Biennale Teatro di Venezia e la Compagnia Teatrale Enzo Moscato
presentano
“ LE DOGLIANZE DEGLI ATTORI A MASCHERA “
(Libero omaggio a Carlo Goldoni, ispirato al suo ‘Molière’, del 1751)
Testo e regia Enzo Moscato
Scene Paolo Petti - Costumi Tata Barbalato - Musiche Donamos - Luci Cesare Accetta
con
Tata Barbalato - Valentina Capone – Salvatore Chiantone - Cristina Donadio – Lalla Esposito - Gino Grossi - Carlo Guitto – Enzo Moscato – Salvio Moscato - Mario Santella
e con
Francesco e Gianky Moscato - Giuseppe Affinito jr.
NOTE
Ancorato a una scrupolosa, quanto fantasiosa, riscrittura/reinvenzione scenica di uno dei testi ritenuti tra i minori e i meno rivisitati di Carlo Goldoni, “Il Molière”, del 1751, il lavoro di Moscato, mettendo a fuoco, dell’ antico copione originale, l’ ironica ma non superficiale intuizione psicologica dei personaggi;
la grottesca tematica – al limite del sospetto d’ incesto – della passione nutrita dal già maturo Molière per la giovane figlia della sua ‘storica’ amante, la Bejart;
la dimensione drammaturgica, stupefacentemene ‘aperta’ e antididascalica, quasi modernamente meta-teatrale ( un commediografo famoso che indaga la vita intima di un altro celebre autore di teatro, senza malevolenza, ma anche senz’ alcun’ambiguità o reticenza o ipocrisia);
tenta di restituirci la trascurata opera del Veneziano in tutta la sua viva e anticonformistica incisività, in tutta la sua leggiadra e maliziosa levità d’ atmosfere, fatta di ritmiche battute a rima baciata, che pendono, ‘qual graziosi fronzoli’, da una (invece) ferrea struttura formale ‘a incastro’ e ‘a rimando’, intessuta com’è, di allusivi specchi animici, di espliciti doppi ‘autorali’ (non solo Goldoni e Molière, ma anche ‘tracce’ di Petito, Scarpetta, Feydeau, nonché, ovviamente, la neo-drammaturgica vena dello stesso Moscato…), di significanze e accenti linguistici, dei piu’ vari e meticci, pulsanti e musicali, nel cui mutevole fondo balugina, forse, l’ autentica intenzione di Goldoni, nello scrivere e dedicare il testo al suo insuperato maestro ‘in pectore’ di Teatro, Jean-Baptiste Poquelin, detto Molière, simbolo, egli medesimo, dell’ essenza, semplice e profonda, del ‘fare’ scena: fatua doglianza e malcelata ‘nostalgia di maschera’ (chi fà Teatro ne ha sempre un prottettivo bisogno, forse…), trionfo e impopolarità, libertà e veleno, prigionia e mai vinto desiderio d’ evasione, dagli impicci o contingenze della Vita.
Piu’ o meno quello che, ancora oggi, sotto qualunque cielo, un qualsivoglia artista prova e ri-prova sulla propria ( e trascurabile ) pellaccia.
Teatro