SCHIELE E IL SUO TEMPO
Le opere provengono interamente dal Leopold Museum di Vienna; la mostra si propone di illustrare la nascita dell'arte moderna in Austria. Il primo esponente è Klimt, che, sullo scadere del XIX secolo, realizza opere improntate allo Jugendstil, esaltando, in opposizione ai tradizionali principi accademici, l'importanza della superficie e l'elemento decorativo. Dopo di lui Schiele e Kokoschka vanno oltre la “bella parvenza” dello Jugendstil per divenire i principali esponenti dell'espressionismo austriaco. Ma queste grandi personalità non possono far dimenticare altri artisti: il “selvaggio” Gerstl, scomparso a soli 25 anni; Faistauer e la sua tavolozza ricca e luminosa; Kolig, le cui tonalità scure derivano dal barocco austriaco; Böhler e Boeckl. Accanto a Klimt, leader indiscusso della Secessione viennese, emergono le forti personalità di Moser, pittore, grafico e designer, Moll, grande organizzatore, Egger-Lienz, con le sue forme semplici ma ricche di forza. Ma la mostra ruota intorno a Schiele: punto nodale della sua arte è la ricerca psicologica, la figura e il volto dell'individuo sono per lui il luogo dell'espressione e dei sentimenti. Con la stessa intensità i suoi paesaggi divengono visioni cosmiche di rara forza espressiva.
Austria felix: dopo le guerre per le nuove indipendenze nazionali, la fine del XIX secolo è stata definita per l'Austria “l'età delle certezze”. Vienna è la splendida capitale di un impero che domina l'Europa centro-orientale e contende a Parigi il ruolo di punto di riferimento della cultura. Il potere imperiale ha in Francesco Giuseppe un simbolo vivente di continuità, garanzia e rigore. Il Ring (il viale alberato circolare aperto sul tracciato dei bastioni medioevali, affiancato da una serie di maestosi edifici pubblici) è l'immagine fisica della solidità economica e delle tradizioni, ma anche dell'eclettismo dei riferimenti architettonici di un impero “multietnico” come quello asburgico. La benestante società viennese ha molte occasioni di svago: alla passione per il teatro e la musica si affiancano una intensa produzione letteraria, il valzer (che invero è molto più di un ballo), le attrattive delle pasticcerie e dei caffè, il nuovo parco dei divertimenti del Prater, vicino al Danubio, sul quale svetta la grande ruota panoramica inaugurata nel 1897. Tuttavia, dietro la facciata della Vienna felix, avvicinandosi il nuovo secolo, si avvertono anche i sintomi di una più profonda ricerca, il desiderio di rinnovamento, l'apertura a nuovi orizzonti: la generazione degli artisti che si raccoglie intorno a Klimt propone la “secessione” nei confronti della tradizione accademica e, nel 1897, viene inaugurato l'edificio della Secessionhaus con la caratteristica cupola di foglie dorate e l'interno dove, poco dopo, Klimt realizza il fregio dedicato a Beethoven. Non solo, nel 1899 Otto Wagner realizza i padiglioni della metropolitana per la fermata di Karlplatz e, nei pressi, la Majolikhaus, esempi splendidi e splendenti di Jugendstil.
Nella prima sala un assaggio di Schiele: un autoritratto di profilo sinistro a matita su carta e due piccole vedute, una foresta e un paesino. Accanto il puntinista Leopold Blauensteiner, l'impressionista Carl Moll e la “Ragazza in giardino” di Hans Böhler.
Nella seconda sala si introduce la figura di Sigmund Freud. All'aprirsi del 1900 le pubblicazioni e le innovative terapie di Freud scuotono il mondo scientifico e la società viennese; le dottrine psicoanalitiche e l'uso dell'ipnosi suscitano polemiche e lascia perplessi il suo insistere sulla componente sessuale (all'epoca il tema dell'erotismo era un tabù sociale). Freud mette a nudo l'uomo e Schiele e Gerstl lo affrontano in pittura con coraggio e in modo clamoroso. In questa sezione sono presenti numerosi disegni a matita su carta di Klimt (le donne con le inconfondibili fisionomie) e, sempre di Klimt, un olio con un grande pioppo a puntini contro un cielo nuvoloso a grandi campiture. Vicino opere di Koloman Moser: un'inserzione pubblicitaria per la fabbrica di mobili Kohn del 1904 e due schizzi per un rilievo in metallo con figure danzanti. Ma, stupefacente, l'Autoritratto con busto nudo su fondo blu di Richard Gerstl, realizzato nel 1905, poco prima del suicidio.
La terza sala è incentrata su Egon Schiele: un giovane nudo disteso, “Fiori stilizzati su fondo decorativo” oro, due autoritratti (uno del 1910 e uno con la camicia), “La danzatrice Moa” e vari disegni con matita e gessetti. Le opere di Schiele sono una sorta di diario visivo di una bruciante esperienza umana, la sintesi e la rappresentazione visiva di una vita conclusa drammaticamente a soli 28 anni. Lungo un percorso di assoluta autonomia, si individuano diverse fasi stilisticamente strettamente correlate: il polemico abbandono dell'insegnamento accademico, giudicato antiquato; l'ingresso nei gruppi di avanguardia, tenendo come riferimento Klimt, da cui riprende le linee eleganti, il senso intimamente ornamentale e il luccichio dorato promossi dalla Secessione; l'aiuto di Klimt a esporre a Vienna e in altre città europee; la fase mistica e quella spiccatamente erotica; l'esperienza del carcere. A un certo punto Schiele sembra risentire delle inquietudini che attraversano Vienna attorno al 1910. Hitler, artista fallito, si aggira in città; gli scritti di Schnitzler vengono proibiti perchè giudicati troppo erotici; i concerti sperimentali di Schönberg vengono fischiati; si rilevano i primi fatti di antisemitismo; la “casa senza ciglia” di Loos, di fronte al palazzo imperiale, apre il dibattito sul rapporto tra struttura e decorazione.
Gli autoritratti di Schiele proseguono nella sala successiva: il pittore realizza un grande numero di autoritratti, in cui conduce un severo scavo interiore con le tecniche più svariate, in un continuo dialogo con se stesso per esprimere angoscia, ironia, disagio, compiacimento, paura, mostrandosi in una esibita e nuda fragilità. Uno, quello con alchechengi, è l'icona della mostra.
Nel 1912 Schiele passa 24 giorni in carcere con l'accusa di avere abusato di una ragazzina: viene scagionato ma rimproverato per i disegni ritenuti pornografici rinvenuti nel suo studio. L'esperienza del carcere è mortificante, amarissimo è per lui il senso di condanna morale della sua pittura e del suo modi di vivere, definiti “degenerati”. Skira pubblica il “Diario dal carcere”, in vendita al bookshop: “un uomo più debole sarebbe subito impazzito e anch'io sarei diventato pazzo se avessi dovuto continuare ancora a lungo in quello stato di ebetudine. Perciò, nella condizione in cui mi trovo, sradicato dal mio terreno creativo, con dita tremanti inumidite nella mia saliva amara, mi sono messo a dipingere per non impazzire del tutto. Servendomi delle macchie dell'intonaco ho creato paesaggi e teste sulle pareti della cella, poi osservavo il loro lento asciugarsi fino a impallidire e sparire nella profondità del muro, come fatti sparire dall'invisibile potenza di una mano incantata”. Da brivido, fondamentale per comprendere la sua pittura successiva. L'uso della parola è essenziale e incisivo, come scolpito nelle pieghe della carne.
A questo segue un periodo di misticismo e di ricerca dell'assoluto. Gli “Eremiti” sono la testimonianza toccante del suo stato d'animo: sotto la forma di un unico corpo monumentale, i due monaci scalzi e fusi insieme e avvolti in severi sai bruni sono lo stesso Schiele e Klimt, figure austere e solenni che comunicano un senso di energia e concentrazione. Nella stessa sala “Albero autunnale mosso dal vento” e la “Madre cieca”.
Dopo la fase mistica, la presenza di Edith Harms risveglia in Schiele il desiderio di fare dell'eros l'oggetto delle sue opere. Negli acquerelli qui esposti egli mostra un erotismo consapevole, maturo, senza sensi di colpa. Edith, nata nel 1893, era la figlia di un fabbro vicino di casa del pittore a Hietzing, apparentemente timida ma con una intesa carica erotica e un forte carattere.
A seguire opere di Kolo Moser (“Catene montuose”, “Venere nella grotta”, “Fiori di castagno”), Albin Egger-Lienz (“I mietitori all'avvicinarsi del temporale” e “Il pranzo”), Max Oppenheim (“Ritratto di Tilla Durieux”), Anton Kolig (“Natura morta con tartaruga” e “Ritratto del capitano Boleslavski”, Anton Fainstauer (“Veduta della Wachau”, “Donna con cappello scuro” e un vaso di fiori).
L'omicidio di Sarajevo (28 giugno 1914) cambia il mondo e l'Austria in particolare. In questo periodo, tra i protagonisti della scena artistica viennese, ci sono Gustav e Alma Mahler, lui musicista di successo dal temperamento malinconico, lei sempre alla ricerca di nuove storie d'amore extraconiugale con uomini stimolanti dal punto di vista intellettuale. Sono anni di guerra: dopo due esoneri per la troppa fragilità fisica, Schiele viene arruolato nel giugno 1915, per cui affretta il matrimonio con Edith; in guerra ha ruoli poco impegnativi, l'ultimo distaccato al museo militare di Vienna, dove organizza mostre di pittura a soggetto bellico e progetta la decorazione di edifici militari: è un periodo di intensa vivacità creativa, bene espressa dalle opere esposte (città di case quadrate e diabitate, natura morta (uno scrittoio), muri e periferie).
Finis Austriae: tramontano l'impero e la sua arte, si chiude l'età delle certezze. L'arte rispecchia il cambiamento, l'espressionismo succede alla Secessione col tratto grafico caricato, i colori densi e decisi, le immagini perentorie che nulla concedono all'ornamento. Nel percorso Albert Boeckl (un nudo disteso, una natura morta e case berlinesi) e Oskar Kokoschka (litografie e disegni di gesso nero, oltre un autoritratto), oltre Albert Paris Gütersloh (una maternità e una natura morta).
Invece Schiele non esprime il senso della fine di un'era, ma vive una gloria effimera, testimoniata da “Donna distesa” (1917) e “Due donne accovacciate” (1918).
Ottimo il catalogo edito da Skira: l'introduzione all'opera di Schiele è affidata al saggio di Rudolf Leopold, mentre Franz Smola si occupa della pittura austriaca nella collezione Leopold, dallo Jugendstil all'espressionismo. Le opere in mostra sono riportate con un altro criterio rispetto alla mostra, prima cronologicamente quelle di Schiele e poi, in ordine alfabetico, quelle degli artisti del suo tempo. Completano il catalogo le schede delle opere e le biografie degli artisti.
Milano, Palazzo Reale, fino al 06 giugno 2010, aperta il lunedì dalle 14,30 alle 19,30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9,30 alle 19,30, giovedì e sabato dalle 9,30 alle 22,30, ingresso euro 9,00, catalogo Skira, infoline 02.92800375, sito internet www.mostraschiele.it
FRANCESCO RAPACCIONI
Teatro