Teatro

SCHIFANO 1934-1998

SCHIFANO 1934-1998

“Questa è stata la luminosa avventura di Mario Schifano, artista di confine e icona della seconda metà del XX secolo che nel 1998 ci ha lasciato. Io dico per andare. Inviato speciale nella realtà, tra rumore alterno delle cose e suoni rapidi della pittura”. Così il curatore Achille Bonito Oliva introduce la mostra, la seconda nella capitale a pochi anni dall'altra del 2002 presso l'ex fabbrica Peroni, “Mario Schifano. Tutto” sempre con catalogo Electa come l'antologica dell'88 a Conegliano. Il percorso inizia nella sala delle colonne, dove è stata ricostruita la decorazione della sala da pranzo degli Agnelli del 1968, uno spazio pieno di colori e idee frutto di anni vitali e pulsanti, carichi di irrequietezze e di slanci, protesta e fiducia. A seguire in ordine cronologico, cominciando con il passaggio dall'informale a una pittura monocroma con stampigliatura di lettere. Caratteristici degli anni Sessanta infatti sono i grandi pannelli monocromatici: “io aspetto un segnale per partire. Basta niente, un giornale, un libro, un titolo, un'insegna”. L'allestimento mette di fronte alle opere foto giganti a figura intera del giovane pittore. Significativo il “Grande particolare di paesaggio italiano” in smalto su carta intelata, particolare “O sole mio” dove l'astro sembra un girasole: gli smalti e le vernici industriali iniziano a sostituire gli oli e le tempere. La riproduzione che caratterizza i “paesaggi anemici” domina già in “Beebee's garden summer” e in “En plein air”, mentre l'autore esprime la fede nel comunismo nei due “Compagni Compagni”. Inizia ad utilizzare il perspex con “Io sono infantile” (1965) ed è una visione coloristica completamente nuova. Negli anni Settanta la TV diventa paesaggio e Schifano mostra un interesse crescente per la civiltà tecnologica: egli traspone frammenti di sequenze televisive su tele emulsionate, isolandole dal loro contesto narrativo. Negli Ottanta la materia dipinta deborda dalla tela ed invade la cornice: i “Ballerini” aerei che sembrano indicare una direzione, gli splendidi “Fiori maschili, fiori femminili”e “Il parto numeroso della moglie del collezionista”. Di fronte all'immenso “Chimera” c'è posto per l'ironia di “Banca popolare del Cairo” e per i ricordi dell'infanzia in Libia. “Convegno verde” è caratterizzato da un ciuffo di alberi isolato nel deserto: “il verde non ha un sentimento (come non lo hanno mai i miei colori), ma ha un riferimento. E una forma metafisica”. È degli anni Ottanta la coloristica più effervescente, che impressiona lo sguardo del visitatore in modo indelebile. Senza temere confronti con il periodo successivo. Infatti dal 1990 compaiono le immagini fotografiche, contaminate e lavorate in vari modi: “io sento come un media. Le cose che esprimo le ho dentro di me.. e le immagini televisive mi aiutano a tirarle fuori”. Un fuoco d'artificio o un vulcano è quel “Senza titolo (fibre ottiche)” del 1997 che si completa con “Buio + inquieto” del 1995. Forte è l'impegno politico (“Nazione inghiottita” del 1990 sulla Penisola arabica, “Cardinale senza volto” e “Udienza” del 1992, ma il Cardinale non è in catalogo). Durante il percorso è piacevole occhieggiare la splendida collezione permanente dalle porte vetrate che danno accesso ai saloni riservati all'Ottocento, dove alcune opere hanno invisibili, nuovissimi vetri antiriflesso, tra cui lo struggente “Sogni” di Vittorio Corcos. La mostra prosegue con disegni e collage, che documentano la ricerca grafica e iconica, a volte solo appunti e idee, a volte preparazioni per opere riconoscibili. Interessanti gli smalti e collage, come il “Senza titolo” del 1986. Peccato che il filmato non era visionabile e così la sezione cinema è risultata “vuota”: “Il cinema mi è sembrato potesse esprimere più cose della pittura, il cinema può esprimere l'uomo, l'umano”. Il catalogo Electa compendia in modo esaustivo la mostra e quindi l'intera produzione di Schifano, il migliore ricordo possibile a dieci anni dalla scomparsa: in sovraccoperta una foto di Ugo Mulas che da sola vale il prezzo del volume. Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, fino al 18 settembre 2008, aperta da martedì a domenica dalle 8,30 alle 19,30 (lunedì chiuso), ingresso euro 9,00, catalogo Electa, infoline 06.32298221, siti internet www.gnam.beniculturali.it, www.electaweb.it (la mostra proseguirà poi a Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Fondazione Stelline e Accademia di Brera dal 17 ottobre 2008 all'1 febbraio 2009 e a Saint-Etienne, Musée d'art moderne, febbraio-aprile 2009).