450 e dimostrarli. Non certo per il significato convenzionale legato alla veneranda età, quanto esattamente per il contrario: in tutto questo tempo, il lavoro di Shakespeare ha dimostrato di valere per l'attualità sua, per quella del futuro, e probabilmente per i futuri ancora a venire, ben oltre i primi quattro secoli e mezzo che si festeggiano in queste settimane.
A ricordare questa perenne contemporaneità, giunge la rassegna “Tutto il mondo è palcoscenico”, in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio dal 21 al 25 maggio. Con un titolo ripreso quasi alla lettera da Come vi piace, i cinque spettacoli in programma rappresentano altrettante modalità contemporanee di guardare all'opera del Bardo con gli occhi degli autori e degli interpreti di oggi.
Le rappresentazioni curate dalla direzione artistica di Gianmarco Cesario sono cinque, una al giorno: si comincia con Shakespeare is love di Fabio Pisano, un pastiche testuale che unisce i Sonetti, La dodicesima notte, Otello e Giulietta e Romeo e che ambisce a rendere esplicito il messaggio di Shakespeare attraverso monologhi e dialoghi presentati in maniera innovativa, anche con stravolgimenti nell'attribuzione tradizionale dei ruoli, compreso quello maschile/femminile.
A seguire, Ofelia e le altre, una elaborazione scenica di Cinzia Mirabella che punta invece alla contaminazione tematica, proponendo un percorso semiologico e drammaturgico fra Amleto, Otello e Giulietta e Romeo in versione ironica e grottesca, con l'aggiunta di un'intervista impossibile, se non quasi un processo, allo stesso Shakespeare, ed una mise en éspace che vuole analizzare alcuni punti cardine della sua opera.
Carmine Borrino è invece l'autore di Francischiello – Un Amleto Re di Napoli, uno studio che parte dalla figura di Francesco II di Borbone per sovrapporsi al principe di Danimarca, ripromettendosi di trovare sorprendenti punti di contatto storici e formali.
Il successivo Otello, curato dalla regia di Andrea Cioffi, è un lavoro che parte dall'esperienza di un progetto di integrazione condotta insieme con Amnesty international, e tratta il celebre testo guardando alla sua possibilità di rispondere ai canoni della commedia dell'arte, alla commedia degli equivoci all'italiana ed alle sue maschere familiari ed impacciate, ma che della commedia non avrà il lieto fine.
Infine, arriva la figura di Riccardo III che Riccardo De Luca mette in sciena “prima” di Riccardo III, ovvero con tutto ciò che anticipa la sequenza di malefatte del sovrano: quella che è forse l'opera di Shakespeare più strettamente legata alla narrativa, qui prende le mosse da suo preludio per rimanerci (lo stesso titolo è Preludio a La tragedia di Re Riccardo III di William Shakespeare), ed il Re perde la sua connotazione negativa per vestire i panni di un Eroe tragico di cui colpisce soprattutto la determinazione, in uno spazio interiore in cui l'Umano non può esistere: laddove infatti l'Umano ostacola tutti, nella corsa al potere, Riccardo ne resta immune, come una macchina resa perfetta da un fattore strano, come è il suo divertirsi, quasi come un bambino che si sorprende della riuscita delle sue azioni criminali. Né manca la promessa di connessioni a sorpresa con i grandi interpreti del passato.