Teatro

Da Shakespeare a Ficarra e Picone, ecco la nuova stagione al Biondo di Palermo

Ficarra e Picone in "Le Rane"
Ficarra e Picone in "Le Rane"

L’articolata composizione di spettacoli in programma al Biondo per il 2018/19 racconta il naufragio di un’umanità disgregata, il tema prevalente sarà quello delle "de-generazioni".

Come reagire dinanzi a celeberrimi personaggi letterari, onorabili protagonisti di vicende mitologiche, d’un tratto declassati, incerti e quasi bisognosi d’aiuto? L’attuale crisi di senso generalizzata, capace di intaccare alle fondamenta qualunque etica collettiva e solidale e di far venir meno le basi del vivere sociale, è la protagonista del cartellone 2018/19 al Teatro Biondo di Palermo, e si riflette in primo luogo nella “caduta” di alcuni punti fermi del canone occidentale, al centro dei lavori ivi proposti.

E così il Faust marlowiano rieditato da Vincenzo Pirrotta, pago di quel che ha, si vende a Mefistofele in cambio di banali adulazioni; non migliore la condizione delineata ne La colpa di Otello di Roberto Cavosi, il cui psicotico protagonista è divorato da pensieri ricorrenti, in questa versione sostitutivi del ruolo abitualmente svolto dal personaggio di Iago. Lo smontaggio corrosivo delle grandi narrazioni, che riflette un’umanità degradata e ridotta ai minimi termini, non risparmia neppure il caposaldo dell’Odissea, riletta da Mario Perrotta secondo l’ottica di uno scapestrato Telemaco salentino, che si risolve infine a confessare in un one man show le magagne degli ingombranti parenti.



Luigi Perrotta in "Odissea"

Generazioni perdute tra fallimenti, povertà e malaffare

Il disfacimento del privato converge e si amplifica nelle grandi atrocità della storia, le peripezie affrontate durante le migrazioni, le angherie patite da interi popoli: ne L’abisso, trasposizione teatrale degli Appunti per un naufragio di Davide Enia (Premio Mondello 2018), la puntuale descrizione del soggiorno trascorso dall’autore nel centro per rifugiati di Lampedusa si scontra con la difficile resa drammaturgica della «vastità dell’evento», «un naufragio personale, intimo, privato» nella cui interpretazione «le parole dei testimoni si fanno carne e consentono l’epifania del personaggio».

Afferma di aver avuto «un tuffo al cuore» il regista Andrea Chiodi - «di origini in parte turche e di tradizione ebraica, con una famiglia in qualche modo sempre in esilio»- alla proposta di occuparsi del commovente Una bestia sulla luna, pluripremiato lavoro di Richard Kalinoski alla cui trama fanno da sfondo i terribili eventi del genocidio del popolo armeno. Infine, il pervicace radicamento della criminalità organizzata, diretto correlato delle problematiche su citate, viene analizzato in un terzetto di spettacoli (L’ammazzatore, Come un granello di sabbia, Il giardino della memoria) sotto prospettive stranianti e atroci, perché relative a vicende della cronaca contemporanea.


La stagione del Biondo e il Teatro che ri-genera

L’indagine sul deterioramento dei rapporti interpersonali persiste anche nei numerosi classici in programma al Biondo, tra cui l'importante produzione propria de La tempesta shakespeariana, con Renato Carpentieri nel ruolo di Prospero, e il capolavoro eduardiano Questi fantasmi! con la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo diretta da Marco Tullio Giordana; ritorna la fortunata coproduzione de Le rane di Aristofane, nella versione di Ficarra e Picone per la regia di Barberio Corsetti -rivista per il teatro da quarta parete- e la poesia malinconica di Slava Polunin con il suo geniale Slava’s Snowshow, «un classico del XX secolo» secondo «The Times».

La gravità dei temi precedentemente evocati si stempera pure nel piccolo cammeo de L’arte del teatro, un monologo scritto e diretto da Pascal Rambert in cui le negative premesse iniziali si sovvertono in «un’autentica dichiarazione d’amore per il teatro». Così anche la vittima sociale designata di Ifigenia in Cardiff di Gary Owen offre a Roberta Caronia un’eccellente occasione per dimostrare come il valore dei singoli trovi modo di dispiegarsi nonostante gli ostacoli del contesto di vita.



Roberta Caronia in "Ifigenia in Cardiff"


Un dato di fatto ben esemplificato dalla vicenda familiare che Tindaro Granata mette in scena nel suo ormai canonico Antropolaroid, «uno spettacolo di cupa bellezza» vincitore di prestigiosi premi teatrali, che dà speranza ai tanti che purtroppo si trovano a «vivere una condizione di sradicamento, senza casa, senza lavoro»: un disagio superabile - secondo l’autore- soltanto «agendo nel presente con il coraggio di mostrarsi senza maschere».


Il PROGRAMMA COMPLETO è disponibile sulla pagina del Teatro Biondo di Palermo