Un appello per evitare il disastro occupazionale come simbolo per tutti i lavoratori del settore: si preannuncia la chiusura dello storico teatro romano e i lavoratori del Teatro Eliseo scrivono una lettera a Dario Franceschini.
Non c'è pace per il settore spettacolo. Provato in modo estenuante dalla Pandemia, stenta a ripartire. Le motivazioni sono ormai note e prevedibili: il distanziamento sociale unito alla scarsità di fondi pubblici a disposizione come sostegno concreto alla sopravvivenza in attesa dei tempi migliori. La riapertura a giugno, preannunciata dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, di fatto non c'è stata. I teatri privati non posso riprendere l'attività perché le perdite da sostenere sarebbero ingenti.
Le norme di sicurezza sono proibitive per le grandi realtà quali ad esempio Brancaccio e Sistina, come molti altri teatri privati italiani, fin quando saranno in vigore diventa impossibile accogliere di nuovo il pubblico in sala. Non sono da meno realtà più piccole e risulta evidente che gli spettacoli in scena sono esclusivamente quelli sostenuti da contributi già stanziati e quindi provvisti di copertura economica.
Il Teatro Eliseo e lo spettro della liquidazione
Tra le vittime illustri del Covid 19 c'è anche il Teatro Eliseo. Anche se la sua Odissea è iniziata qualche anno fa.
Nel 2014 Luca Barbareschi, con un intervento economico privato (la nostra intervista del 2015), ha cercato di restituire a Roma uno dei suoi teatri più prestigiosi, fornendo contemporaneamente ai romani la certezza che avrebbero avuto il loro teatro storico per un lungo e fiorente periodo. Tra beghe giuridiche e ostacoli di varia natura, il direttore è riuscito, seppur con difficoltà, a ottenere un contributo economico come sostegno e sviluppo per quello che è diventato un punto di riferimento teatrale, anzi meglio (come definito dal Tribunale Amministrativo Regionale) l’unica realtà di rilevante interesse culturale.
Nonostante il costante lavoro del direttore e del suo staff, manca ad oggi il contributo richiesto per proseguire con l’attività di programmazione. Il rischio e' quello di mandare in liquidazione la macchina di produzione artistica e culturale, lasciando senza lavoro chi in questi anni ha contribuito alla sua crescita. E cosi i lavoratori dell’Eliseo si sono uniti in un’unica voce e hanno scritto un appello accorato al Ministro Franceschini, nella speranza di essere ascoltati.
Pubblichiamo questa lettera prendendola ad esempio per tutti i lavoratori della categoria, come simbolo delle voci di tutti i lavoratori dello spettacolo che in tutta Italia stanno vivendo una fase di incertezza drammatica, senza che nessuno oggi sappia immaginare una via d'uscita adeguata. Perché se la chiusura di un teatro è una sconfitta per il paese, lasciare senza lavoro le famiglie sarebbe un marchio di vergogna.
Il testo integrale della lettera a Franceschini
Illustre Ministro Franceschini,
la situazione del Teatro Eliseo sta sfiorando irrimediabilmente la tragedia.
Siamo a chiederle un intervento autorevole che ribadisca la volontà di salvaguardare un polo di eccellenza come il Teatro Eliseo di Roma.
L’Eliseo è l’unico Teatro di Rilevante Interesse Culturale del Lazio. Un modello da emulare che garantisce e stimola il fluire delle idee rispettando obiettivi, impegni e responsabilità di fronte alla comunità teatrale. Ciò nonostante, nella tabella dei contributi ai Tric dell’intera nazione, l’Eliseo è all'ultimo posto. Una posizione che lo condanna ad un destino inesorabile causa anche l’impossibilità di pianificare attività future.
Il nostro direttore, Luca Barbareschi, ha garantito la continuità con la passata gestione reintegrando i lavoratori e contrattualizzando nuove risorse, lontano dalle logiche teatrali del lavoro ‘a chiamata’ o a prestazione occasionale e sottopagata. Ha costruito solide basi per la rinascita e il risanamento della struttura grazie all'introduzione di nuova linfa e importanti risorse economiche. Ha sostenuto e difeso la comunità culturale dagli ostinati attacchi di direttori artistici competitor dediti a proclami ingannevoli sui giornali, dichiarazioni che tra l’altro sottendono un’accusa di correità del suo stesso Ministero che invece ha certificato con ineccepibile e doveroso rigore le rendicontazioni presentate.
Ma non ci dimentichiamo che fu lei, nel 2014, a sancire il valore di questo bene prezioso per la comunità culturale italiana. E fu sempre lei nel 2018 a rendere possibili le celebrazioni per il nostro Centenario.
Ora le chiediamo di intervenire nuovamente per assicurare a tutti noi lavoratori, gli artisti, le compagnie e le produzioni, che non verrà lasciato morire un luogo ‘sacro’ di attività culturale. In un momento in cui la ripresa culturale deve andare di pari passo con la ripresa economica, ci aspettiamo che Ministero e Istituzioni riescano a districare il nodo mai sciolto dell’assegnazione di risorse congrue da destinare all'attività che tutti noi lavoratori, zelanti e appassionati, stiamo reclamando da anni.
Certi della sua considerazione, come già avvenuto in passato, siamo disposti ad incontrarla per esporle di persona il momento in cui ci troviamo.
I lavoratori del Teatro Eliseo