Teatro

Siracusa e i suoi teatri, riapre il Massimo Comunale

Siracusa e i suoi teatri, riapre il Massimo Comunale

A quasi sessant'anni dall'ultima rappresentazione che precedette la chiusura definitiva dei locali al pubblico, il Teatro Massimo Comunale di Siracusa è tornato in attività con un solenne concerto di Natale. Un avvio luminoso per una rassegna di eventi in programma da qui al prossimo 28 gennaio.

Ogni tanto accade che luoghi storici delle nostre città, abbandonati e ritenuti ormai persi, vengano insperatamente recuperati, tornando a funzionare a beneficio dell’intera collettività: è quanto si è appena realizzato a Siracusa, dove lo storico Teatro Massimo Comunale ha finalmente accolto di nuovo il suo pubblico dopo più di mezzo secolo d’oblio.

È stata la Cavalleria rusticana di Mascagni l’ultimo melodramma ad andare in scena al Massimo di Siracusa nella lontana stagione 1957/58; poi, per il prolungarsi dei lavori di ammodernamento dell’edificio, fu imposta la sospensione di ogni attività artistica, fino all’interdizione del teatro anche alle visite, considerato il precario equilibrio statico su cui si reggeva l’intera struttura. Una vicenda, quella del Massimo di Siracusa, che si preannuncia tormentata sin dagli esordi, visto il lungo intervallo di tempo intercorso fra la posa della prima pietra (1872) e la consegna del teatro (1897): quindici lunghi anni in cui si susseguono continui rifacimenti dei lavori, dato che l’edificio è stato progettato in una nicchia ricavata dall’abbattimento di vecchi palazzi e deve integrarsi con il complesso di costruzioni entro cui sorge.

Poco o nulla di nuovo succede in oltre un secolo di gestione del prestigioso Ente, fino all’incoraggiante svolta dei giorni nostri, accolta con entusiasmo da un pubblico festoso, che ha gremito la sala, mentre il loggione rimane tuttora inaccessibile e soggetto a revisioni e controlli (per motivi di sicurezza la capienza potenziale è stata limitata a 406 posti). Non resta allora che onorare il teatro ritrovato con una partecipazione massiva agli spettacoli, tale da ripetere di frequente l’entusiasmo e il tutto esaurito della serata d’apertura; senza dimenticare che Siracusa, meta annuale di turisti da tutto il mondo per la ricorrenza degli spettacoli classici, non limita le proprie attrattive al Teatro Greco, ma racchiude in sé innumerevoli altri luoghi, talvolta ben ammodernati e dotati di ogni comfort (si pensi al notevole complesso del Teatro Vasquez, al momento adibito solo a cinema), pronti per essere valorizzati e fruiti dal pubblico.

Dopo le prime rappresentazioni, i prossimi eventi in programma al Massimo includono diversi concerti e spettacoli non convenzionali, per ogni gusto e genere musicale, tutti con inizio alle 19, ad eccezione di quello dell’8 gennaio, previsto per le 18.30: così, il 30 dicembre si esibirà il trio lirico Di Stefano (tenore), Cappellani (soprano), Giuga (baritono), accompagnato da Ivan Manzella al pianoforte in celebri arie d’opera; il 14 gennaio suonerà la Fanfara dei Carabinieri e il 28 concluderanno i pianisti Francesco Gazzarra ed Elpidia Giardina presentando un riarrangiamento di brani famosi dei Genesis nel concerto Genesis Piano Players.
Pure il Capodanno 2017 inizierà in festa con un one-man concert, diretto, adattato e interpretato dal pianista siracusano Orazio Sciortino, giovane e talentuoso protagonista di incisioni di musica classica orchestrale e da camera, compositore pluripremiato ed esperto nell’accostamento tra musiche ed arti grafiche.

Ancora un solo protagonista in scena, nei due spettacoli curati dall’attore Michele Dell’Utri, collaboratore stabile dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa, presso cui è anche docente. La prima serata, domenica 8 gennaio alle 18.30, sarà un monologo ispirato alla voglia di riscatto dei siracusani e non solo: Per fare un teatro ci vuole una città, questo l’emblematico titolo del lavoro. Il 15 gennaio andrà invece in scena Aria Da(l) Teatro: (lezione) spettacolo teatrale e musicale, un recital che contempera azione scenica e musiche, su un testo che trae origine anche dalla lunga esperienza di questo attore nell’ambito della formazione drammaturgica e presenta spunti volti a sollecitare la partecipazione attiva del pubblico.

Punto culminante del programma, la rappresentazione teatrale Ciatu a cura dell' associazione catanese Néon, in scena giovedì 19 e venerdì 20 gennaio; e la riscrittura jazz della Norma di Vincenzo Bellini, composta e arrangiata da Paolo Silvestri, che dirigerà l’Orchestra Jazz del Mediterraneo e Paolo Fresu come solista alla tromba e al flicorno.

Ciatu è una pièce coinvolgente, in grado di emozionare nel profondo, con quelle che sono solitamente definite ‘diverse abilità’ degli attori in scena, trasformate in marcia in più, potente risorsa alla buona riuscita di un lavoro che mette insieme parola, danza e musica: nella trasfigurazione poetica della tortuosa biografia di Giordano Bruno, il filosofo che, ipotizzando la natura infinita e dunque divina dell’intero creato, aveva individuato nella vita speculativa, vissuta con ‘eroico furore’, l’unico modo con cui l’uomo può elevarsi dal mondo materiale, superando la sua natura transeunte. Ciatu è infatti un inno all’incredibile bellezza della natura, che contiene in sé l’anima mundi, quel principio divino, immanente e trascendente al tempo stesso, da cui, secondo il pensatore nolano, è informato l’universo in ogni sua parte.

Infine la Norma in versione jazz: un concerto che ha esordito l’anno scorso a Catania, patria del compositore dell'opera Vincenzo Bellini. Quella compiuta dal direttore Silvestri con la nuova concertazione del capolavoro lirico, è stata un’operazione ambiziosa, con la quale si è cercato di avvicinare i due generi, in apparenza assai distanti, del melodramma e del jazz. Ma la Norma, nata in un contesto classicheggiante da un’originale ed inimitabile interazione tra orchestra e voci soliste, ben si prestava a sperimentare un adattamento simile a quello che Gil Evans operò su Porgy and Bess di Gershwin nel 1958. E come in quella memorabile circostanza, a Paolo Fresu tocca ripetere l’esperienza di Miles Davis, nell’affascinante tentativo di riprodurre le parti dei cantanti, munito ‘soltanto’ di tromba, flicorno e poche altre  attrezzature elettroniche.