Teatro

Special NUDI: Godot chiude la prima edizione del Festival NUDI

Special NUDI: Godot chiude la prima edizione del Festival NUDI

Oltre duecento persone ogni rappresentazione, per un totale di oltre milleduecento presenze, sei spettacoli in dieci giorni con attori e compagnie provenienti da tutta Italia, un workshop sulla Commedia dell'Arte, un laboratorio con ventotto aspiranti attori che hanno messo in scena il Cyrano de Bergerac: questi i numeri della prima edizione del Festival NUDI - NUove Drammaturgie Indipendenti.

La kermesse, che vede Teatro.Org media partner, è stata un successo di pubblico e critica. Il teatro ha ritrovato la sua naturale collocazione tra la gente, ha dato nuova vita a luoghi storici come il chiostro comunale di San Severo, restaurato recentemente, nuovo contenitore culturale della città.La manifestazione, voluta e diretta da Roberto Galano, già apprezzato direttore artistico del Teatro dei Limoni di Foggia, si concluderà lunedì 5 settembre con "Finalmente Godot". Riproponiamo la recensione dello spettacolo già messo in scena nella scorsa stagione teatrale.

Godot è sdraiato sotto ad un cartone, dorme; una bottiglia di whisky al suo fianco, capelli e barba bianchi, una camicia di forza come abito riveste il suo corpo. Godot dorme sotto ad un cartone, in un luogo dove il tempo, inesorabile, scorre e l’attesa diventa ossigeno e anidride carbonica al tempo stesso. Finalmente è arrivato: il Signor Godot è disteso nel suo giaciglio, uomo inerme, fragile, impaurito, indifeso.

La storia inizia là dove era finita. Tutto scorre, nella desolazione di un luogo dove regna l’abbandono, dove gli scarti della società soffocano la natura, dove la dignità umana e la speranza sono mortificate. Tutto scorre.
La messinscena è un insieme di micro-cosmi, ognuno slegato dall’altro, in cui pause e pensieri, dialoghi al limite del senso logico, parole ed azioni creano un caleidoscopio in cui il linguaggio viene sdoganato e diviene metafora.

Due uomini, Vladimiro ed Estragone, dividono la scena in una discarica dell’umanità, circondati da bottiglie di plastica e oggetti del passato: sono essi stessi uno scarto, persi nello spazio temporale di un mondo in cui l’attesa divora le menti e le sdogana al rispetto dell'umana dignità. L'alienazione dell'uomo traspare dalla mancata volontà di andare incontro al cambiamento sperato e cercato, ma non voluto, perché indice di stravolgimento.

Finalmente Godot è una metafora delle occasioni mancate, una riscrittura ambiziosa di un tema scomodo, una critica esplosiva all'uomo che non trova il coraggio di riscrivere la sua esistenza, che perde la bussola se un qualcosa non è al suo posto ma tende a muoversi verso lo spazio circostante, destabilizzando la continuità degli eventi.

Vladimiro ed Estragone sono dentro ognuno di noi: cerchiamo, non siamo contenti, felici della nostra posizione, ma quando ci viene proposto il cambiamento, quando otteniamo quella cosa sperata, non la riconosciamo, anzi, la vogliamo distruggere accusandola di non essere vera ma causa del malessere. Finalmente è arrivato Godot, ma nessuno lo ha riconosciuto.