Terzo ed ultimo degli incontri organizzati dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo per festeggiare i 50 anni del TSA è la “Presentazione del progetto definitivo del Teatro Comunale di L’Aquila” e “Il teatro risorsa del futuro”.
A qualcuno potrà sembrare strano se non si pensi al fatto che il Teatro Stabile d’Abruzzo ha sede a L’Aquila, città nella quale il disastroso terremoto del 2009 ha lesionato anche il Teatro Comunale da loro gestito e distrutto i loro uffici siti in via Roma presso Palazzo Santa Teresa.
Quando si parla di teatro non si parla mai (o quasi) del teatro inteso come spazio in cui si svolge lo spettacolo (e, a volte, è giusto così in quanto la parola “teatro” identifica sia il luogo che la rappresentazione!), ma è un dato di fatto che gli spettacoli per svolgersi hanno bisogno di un luogo (sia esso un teatro greco, romano, all'italiana o uno spazio contemporaneo o inconsueto) e che a L'Aquila il discorso teatrale (negli ultimi anni) è legato ad un discorso di "spazi".
Il Teatro Comunale (prima intitolato a “Ferdinando II delle Due Sicilie”, poi a “Vittorio Emanuele II Re d’Italia” ed infine al basso aquilano “Nazareno De Angelis”) è uno di questi: un luogo adeguato e predisposto alle rappresentazioni e dove si ha un’aggregazione culturale importante all’interno della comunità cittadina.
La sua ristrutturazione è motivo di festa grande, ovviamente, per il TSA che così potrà tornare in possesso del suo storico teatro. Ne saranno contente anche quelle compagnie di attori che ormai da 4 anni adeguano scenografie e movimenti scenici alle strutture del Ridotto del Teatro Comunale (gestito dall’ISA) o, in casi particolari, all’Auditorium della Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza.
Dal canto suo il capoluogo abruzzese (e con esso la regione) torna a gioire di un edificio importante, il maggior teatro cittadino, sede di cultura, divertimento e di un aspetto architettonico di non secondaria importanza visto che è stato costruito su un progetto dell’architetto Luigi Catalani (con la collaborazione dell’Ing. Achille Marchi) tra il 1854 ed il 1872 seguendo la moda dei teatri melodrammatici, con scalone d’ingresso neoclassico della metà del ‘900, alcune parti riccamente affrescate, lampadari di pregio, 4 ordini di palchi decorati e un loggione (l’ultimo dei rimaneggiamenti, una ventina di anni fa, lo ha adeguato alle norme di sicurezza).
Ci guadagna anche la cultura teatrale ed architettonica italiana che torna in possesso di uno dei teatri “all’italiana” (in parte assimilabile al Teatro San Carlo di Napoli o Alla Scala di Milano per via anche della platea a ferro di cavallo) sparsi sul territorio nazionale.
Infine, in un momento culturale singolare come quello di questi ultimi anni, con teatri che chiudono, sono in difficoltà o vengono occupati, sapere che un teatro viene ristrutturato con una forte volontà collettiva di utilizzarlo è un buon segno di ottimismo. Come ha sottolineato Elisabetta Fabbri, Architetto progettista e Coordinatore del gruppo di progettazione, il teatro è uno dei simboli più importanti in cui riconoscersi in una città.
L’architetta veneziana ha illustrato le innovazioni: una stanza (utilizzabile come sala prove, camerino o magazzino, …) da ricavare sotto la platea ottimizzando uno spazio che già c’è, forse una diversa disposizione delle poltrone in platea dovuta ad interventi di restituzione dell’originale acustica, un intervento sulle dotazioni di scenotecnica con un adeguamento molto importante sul palcoscenico che dovrebbe consentire rapidità delle dotazioni di scena e una struttura di raccordo tra il botteghino e l’ingresso artisti. Forse la novità più grande è la trasformazione dell’ampia scalinata di gusto neoclassico all’ingresso in una doppia scala che probabilmente già c’era nel progetto ottocentesco.
Il soffitto riccamente affrescato sulla platea, poco rovinato, verrà restaurato mantenendone il disegno.
Per quanto riguarda il foyer, ossia la Sala Rossa, luogo di grande pregio del primo piano e priva oramai delle scene bucoliche di chiaro gusto neoclassico presenti nel soffitto crollato, la Fabbri dice che << verrà ripristinata nel colore rosso, viene riproposto l’andamento geometrico del soffitto come era prima, sulla decorazione non abbiamo speso progettazione perché il “com’era e dov’era”, abbiamo sperimentato in altre situazioni, non è mai travolgente come risultato e forse non è nemmeno giusto. E quindi è uno spazio che sarà neutro con la possibilità di decidere in un secondo tempo a lavori completati se ripristinare un dipinto in analogia, quindi diciamo stilisticamente raccordato a quello che c’era prima, fino ad arrivare a soluzioni più contemporanee. >>
Nella foto Daniele Pecci e Federica Di Martino in uno shooting fotografico nella Sala Rossa per la pièce "Scene da un matrimonio" del TSA
Per gli appassionati d’arte ed urbanistica, infine, informiamo che nel progetto è previsto anche il riposizionamento, al centro di piazza del Teatro, di una statua che va a ricoprire il posto di quella rappresentante il pittore Teofilo Patini sradicata durante il Fascismo (che si intravede nella foto in alto di quest’articolo).