Teatro

Speciale NTFI 2014: Dolore sotto chiave, l'omaggio ad Eduardo nel suo teatro

Speciale NTFI 2014: Dolore sotto chiave, l'omaggio ad Eduardo nel suo teatro

Un legame sottile separa la vita dalla morte. Il dolore lega il mondo dei vivi e quello dei “più”. Nel buio silenzioso della platea, il necroforo traccia la linea di confine  interpretando un prologo ispirato alla novella di Pirandello “I Pensionati della memoria”. Il testo, ridotto in poesia in lingua napoletana da Raffaele Galiero. è declamato dal becchino, e traghetta lo spettatore verso la scena successiva. La luce fioca della candela rompe il buio della sala, metafora della caducità della vita, e dissipa le ombre che governano i sentimenti di chi accompagna i morti al camposanto. Un gioco di chiaroscuri, di sentimenti contrastanti che coinvolge il pubblico e lo invita a  partecipare al dramma della famiglia Capasso.

Rocco, ingegnere in Sardegna, torna improvvisamente a casa della sorella Lucia, che da undici mesi si occupa di sua moglie Elena, in fin di vita. L’antieroe edoardiano varca la porta e si trova intrappolato nello spazio in penombra, sospeso tra vita e la morte. La scenografia essenziale di Lino Fiorito diventa  la cornice del dramma. Due coperchi di feretro ai lati dello spazio scenico, due porte che nascondono la vita e la morte, la verità e la menzogna di un’esistenza: entrambe si aprono dove si consuma il dramma di Rocco e Lucia. Una scelta scenica macabra che materializza l’idea della morte e l’associa al sentimento di dolore. L’angoscia diventa protagonista, attrice silenziosa, materialmente palpabile in tutta la rappresentazione. In questo luogo Rocco e sua sorella sembrano quasi intrappolati, costretti apparentemente dai propri sentimenti, dalle proprie certezze, a vivere il dramma. Elena è deceduta e Lucia ha nascosto al fratello per undici mesi la sua morte. L’uomo vorrebbe mettere in scena la farsa del dolore e dell’abbandono, ma questo gli è negato dalla menzogna. In lui è matura l’idea di rompere con il passato e  di vivere appieno la storia con un’altra donna, da cui aspetta un figlio.

L’interpretazione del protagonista cerca d’essere fedele all’originale del Dolore sotto chiave eduardiano, ma diventa a tratti troppo stereotipata, incapace di rendere le numerose sfumature del dramma. Il riscatto della dignità perduta, la rottura con il passato, con gli schemi, con l’equilibrio apparente, che materialmente si concretizzano con la rottura di un piatto, una tavola imbandita gettata atterra e la violenta apertura della porta che conduce alla moglie, non riescono a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Tutto sembra sospeso nella penombra, privo della sua forza comunicativa. E la disperazione, l’amarezza, la rabbia della bugia della morte di Elena, appaiono in alcuni momenti con lo stesso registro linguistico e svuotati della propria essenza. Pertanto la stessa interpretazione di Lucia è compromessa, priva di una caratterizzazione del personaggio tale da cogliere i vari stati d’animo.

Risulta anche apprezzabile l’idea di spersonalizzare la figura femminile affidando la parte ad un uomo nell’intento di sottolineare la bruttezza e la goffaggine, ma non si  rivelava efficace perché viene, poi, sminuita la psicologia femminile, il dramma della donna che ha sublimato il sentimento d’amore coniugale del fratello fino a viverne il dolore, sostituendosi. Una donna brutta, rimasta zitella, che ha consumato la sua esistenza vivendo l’idea di un amore perfetto che però non era il suo, decisa a vivere in una farsa per undici mesi, disposta a portare il segreto per difendere il fratello. E’ lei che si prende cura in modo maniacale della salma della cognata, cui fa costruire un monumento, vivendo alla fine un legame coniugale non suo. Un omaggio ad Eduardo, a trent’anni dalla scomparsa, che meritava sicuramente un’attenzione maggiore alla psicologia ed alla drammatizzazione dei personaggi. Una rilettura dell’atto unico fatta da Francesco Saponaro che presenta sicuramente molti spunti degni di nota, ma che non riesce a trasmettere l’intensità e le sfumature umane della tragedia.