Come del resto alla fine di un viaggio di e con Alessandro Zambardi si presenta come un monologo buffo, ironico, incentrato sul personaggio che lo recita che improvvisa citazioni, battute e riscritture su pezzi noti e meno noti del nostro immaginario collettivo narrativo e letterario.
Nel suo dipanarsi si conferma un monologo solidissimo, fatto con precisione e cognizione di causa da parte di chi sa davvero immedesimarsi nel punto di vista del narratore che compare in scena, la cui vera natura viene rivelata solamente alla fine.
Intanto una narrazione eccentrica (nel senso letterale di fuori dal centro, da dove sperimentare prospettive inedite e inaudite) suscita nel pubblico prima la curiosità e poi il dubbio sulle conoscenze consolidate e date per acquisite di alcuni dei miti fondativi della nostra cultura, dall’intelligenza e l’astuzia di Ulisse alla vera agenda con cui dio ha sotteso ad Adamo ed Eva la trappola dell’albero dal frutto proibito, passando per la saggezza Yddish che nel ricercare la felicità sa che è sempre lì nel luogo in cui ci troviamo ma, essendoci sopra, non riusciamo a vederla che quando ci siamo spostati dunque quando ce ne siamo allontanati.
Una curiosità e un dubbio sostenuti dalla capacità affabulatoria di Zambardi che è sempre al servizio del testo e non incensa mai le proprie doti di attore per quanto notevoli siano.
Vedere in scena l'arte del dubbio, del raccontare pensando e rileggendo con ironia e acume alcune ovvietà dei topoi della nostra cultura con irriverenza ha del catartico e del corroborante in un periodo di omologazione agli standard di una cultura (sic!) televisiva che ha colonizzato anche il teatro.
L’intelligenza del testo e della regia passa anche per il rispetto letterario delle fonti usate che alla fine Zambardi ricorda direttamente al pubblico: La tavola periodica di Primo Levi e Mattaoio n° 5 di Kurt Vonnegut anche se le suggestioni lettetrarie non si esauriscono certo con questi due titoli.
Esponente di un teatro di parola che si fa latore di un pensiero critico tra vita e letteratura che non ha pari in nessun altra arte Come del resto alla fine di un viaggio si attesta come una delle migliori sorprese di questa terza edizione del Fringe Fest romana che, di settimana in settimana, continua a offrire una proposta culturale unica, interessante e spesso (ma non sempre), niente affatto banale.
Perché quando si ha davvero qualcosa da dire al pubblico si arriva presto.
E Zambardi arriva subito. Come del resto alla fine di un viaggio
Roma Fringe Festival 2014
Teatro