Sei interpreti in scena, vestiti e vestite di nero dalla testa ai piedi. Sul capo un tessuto per calze che lascia intravedere i volti solo alla diretta luce di scena.
Queste presenze emergono dalla scena come dei dannati danteschi, come delle prime emanazioni di un umanità primordiale misteriosa e scenografica.
Scenografici anche i vari quadri in cui 7 Peccati Capitali è sviluppato dove i movimenti coordinati non diventano mai davvero danza pur andando oltre al teatro rimanendo al metà di un guado che diventa cifra stilistica dello spettacolo.
Molti i momenti emozionanti tutti quelli dove la figuratività di gruppo non lascia trapelare i volti e dove alla vocazione narrativa (scarna e poco incisiva anche rispetto l'argomento cui fa rierimento il titolo) lascia posto a una ricerca di composizione visiva elegante e suggestiva.
La figuratività dei volti scoperti porta qualche banalità narrativo-figurativa (la personificazione della fame) che costituisce uno dei limiti dello spettacolo, l'altro essendo le musiche che si impongono troppo col ritmo e con la possanza musicale rispetto il lavoro sul palco.
Memorabile il brulichio di braccia dal quale emerge il mezzobusto di uno dei due interpreti e anche il nudo finale, maschile, portato in scena con coerenza, eleganza e assenza totale di qualunque compiacimento od ostentazione, costituendo uno dei momenti più riusciti dello spettacolo della Compagnia "Le Saracinesche" di Bologna.
ROMA FRINGE FESTIVAL 2014 - 7 Peccati Capitali