Farraginoso, pletorico, faticoso e poco comprensibile Mis(s)fit si fa notare, oltre che per l'ottima musica dal vivo, per la verve interpretativa delle due attrici che sanno stare sul palco ben al di là delle indicazioni di una regia timida e poco incisiva, che rimane succube di un testo che sembra girare a vuoto piuttosto che ammiccare ad archetipi universali come pretendono le note di regia.
Le caratterizzazioni di queste Sonia e Vera e due donne ora bambine ora giovani ora adulte sono sacrificate da un testo ad alto tasso performativo che fa loro cambiare ruolo e registro recitativo nel corso di una battuta, concentrando troppo l'attenzione sulla messinscena e poco su quello che la messinscena dovrebbe evocare (Vera, cubista del 2014, scoprirà il suo legame con Sonia, mancata ballerina dell’Unione Sovietica emigrata in Italia negli anni 60) che rimane oscuro e di scarso interesse.
La lunghezza eccessiva di un testo che ripropone sempre la stessa intuizione drammaturgica logora l'attenzione che scema man mano che lo spettacolo arriva alla sua conclusione.
ROMA FRINGE FESTIVAL 2014 - Mis(s)fit