Teatro

SPECIALE RFF "Taddrarite" arriva dalla Sicilia la liberazione della donna

SPECIALE RFF  "Taddrarite" arriva dalla Sicilia la liberazione della donna

Tre sorelle vegliano, secondo l'usanza siciliana, la salma del marito defunto della sorella minore.
Tra un cordoglio di facciata e le luci addrumate e l'uscio aperto per permettere, secondo tradizione, all'anima del defunto di lasciare la casa, la notte di veglia  e preghiera si stempera nel ricordo e nell'evocazione della loro vita da maritate, ora che sono vedove tutt'e tre (tu sei divorziata, vedova sono).

Tra la preoccupazione del vicinato, l'amore per le figlie (figlie di fimmine siamo e madri di figlie fimmine) e quello per i mariti defunti, nei commenti allusivi delle tre sorelle affiora tutto il portato di una femminilità umiliata, picchiata e tradita, che finalmente vedove, le tre sorelle confessano e ammettono l'una all'altra con una lucidità e una solidarietà tra donne di altissima levatura (che delizia sentire la sorella maggiore solidarizzare con l'amante del marito perché trattava macari a lei come trattava a me) .

Si ride molto assistendo  a Taddrarite scritto da Luana Rondinelli, che firma anche la regia e interpreta una delle tre sorelle.
Si tratta però di risate a denti stretti perché la comicità non si consuma a spese dei tre personaggi ma nasce proprio dalla constatazione che, nonostante i soprusi subiti, queste donne sono libere, acute e intelligenti.

Si ride con loro e non di loro mentre si dipanano i loro racconti, tra una cannolo siciliano offerto  a un marito diabetico e le grida fiere di una moglie picchiata che però non sente più niente.
Taddrarite (Pipistrelli, come indica se stessa e tutte le donne di Sicilia la sorella più giovane) è anche un omaggio alla lingua siciliana (efficacemente  declinata con quella italiana) che si distingue per l'eleganza rara e la disinvolta sonorità con cui sa farsi ascoltare, sulla cui espressività si fonda il nucleo liberatoriamente comico di uno spettacolo che trae la sua forza dal matriarcato del quale costituisce un inno ottimista e emancipatorio.
Luana Rondinelli ha l'intuizione brillante e intelligentissima di descrivere i suoi personaggi come vittime ma non come complici dell'orizzonte etico e culturale dei mariti, mostrando come le donne, anche quelle siciliane, sanno benissimo liberarsi da sole.

La forza dirompente di Taddrarite sta in questo nucleo atavico e primigenio in cui le fimmine esistono a prescindere dai mariti che, pure, hanno amato.
Una dirompenza amplificata dalla bravura delle sue interpreti (Claudia Gusmano e Anna Clara oltre a Rondinelli, Anna affiatatissime e brave tutte) e da una regia solo apparentemente semplice che le vuole  tutte e tre sempre in scena, anche quando una luce opportuna, lasciando le altre al buio, le isola una ad una coinvolgendole in dei monologhi che emergono dall'intreccio organico dei loro dialoghi durante la veglia.

Un racconto nel quale il confronto con le altre donne che le sfottono in quanto cornificate e picchiate, diventa subito un discorso di solidarietà basata sull'esperienza condivisa dei soprusi, subiti e finiti, ora che, stando dentro una bara, quei maschi, quei mariti, non possono più toccarle.
Uno spettacolo nel quale le donne esistono finalmente per se stesse.
E una volta tanto gli uomini stanno a guardare.

 

 

ROMA FRINGE FESTIVAL 2014  Taddrarite