Parole per la Terra è un progetto di scrittura sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente, nato in collaborazione col festival della Scienza di Genova ed elaborato sulle riflessioni di alcuni scienziati sul futuro del pianeta. Una via crucis per la Terra: cinque stazioni per cinque domande senza risposta che muovono gli spettatori, introdotti da un vecchio giostraio di luna park, da una scenografia all’altra in un percorso all’interno del Convitto Vittorio Emanuele II.
La voce fuori campo pone cinque domande che ne aprono altre a ventaglio come spunto di riflessioni sul nostro destino di uomini che solo una buona dose di fortuna, augurata da un curioso arrotino insieme ai saluti nel finale, potrà salvare. Una moderna Grimilde lotta contro la bruttezza a colpi di bisturi amplificando l’eco della bellezza in un gioco di specchi destinata a spegnersi nell’oscurità di appositi “ossari differenziati”, mentre due cuoche continuano a preparare una torta sebbene la radio annunci, imminente, la fine del mondo. Ma gli ingredienti sono vivi, l’impasto è in fermento, la torta va completata, e poi? Si potrà ancora parlare d’amore sulla Terra sommersa dalle acque?
Agli spettatori che avanzano nel percorso di questa via crucis di speranza la domanda è posta da due giovani innamorati, riparati sui tetti delle loro case separate dalle acque e da un paesaggio desolato di morte, che tuttavia riusciranno ad incontrarsi ballando a tempo di musica sulle note di «Guarda che luna» chiudendo la scena per arrivare alla successiva: una città ad alta tecnologia, dove la sopravvivenza dell’uomo sarà garantita soltanto dal denaro e spot pubblicitari parleranno delle vie del gusto a chi finirà per nutrirsi soltanto di cibi confezionati secondo menù omologati in improbabili sigle di riconoscimento.
Convitto Vittorio Emanuele II - Napoli, 12 giugno 2009
Teatro