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SPECIALE TEATRO-FESTIVAL-ITALIA: Napoli è sempre Pulcinella

SPECIALE TEATRO-FESTIVAL-ITALIA: Napoli è sempre Pulcinella

Napoli è Pulcinella e Pulcinella è Napoli, questo l’assunto da cui sembra prendere le mosse Made in Naples, spettacolo di danza in dodici quadri “indipendenti” prodotto dal Teatro Festival Italia e firmato dalla coreografa Karole Armitage. In scena otto Pulcinella, ognuno con le proprie caratteristiche fisiche ed etniche, a rappresentare, nella più junghiana accezione, l’inconscio collettivo che non conosce confini o barriere. In una sorta di ricerca dell’identità perduta, la più celebre delle maschere partenopee si fonde e si confonde con tutti i simboli di Napoli, da quelli ancestrali ai più vicini ai nostri giorni. La colonna sonora di questa cavalcata tra storia e tradizione è ovviamente articolata: dalle serenate alla musica punk, da Vivaldi al coro delle lavandaie di desimoniana memoria. Ma... c’è un ma: la prima assoluta di questo evento tanto pubblicizzato, tanto atteso da pubblico, addetti ai lavori e politici (in sala anche Bassolino), lascia purtroppo un po’ d’amaro in bocca. Dopo un inizio scoppiettante - complice anche l’ammiccante presenza di un Pulcinellino, coinvolto e coinvolgente nonostante la tenera età - la celebre coreografa americana propone un succedersi di momenti di danza che non lasciano segni, talvolta addirittura scontati, che sembrano non esser dotati di una propria palpitante anima. A nulla vale quindi l’aver accostato la sinuosità di alcuni movimenti alla freneticità sincopata di altri; o il comparire in scena dei quadri di Karen Kilimnik, che disegnano le origini e sottolineano i caratteri di Pulcinella; o l’aver schiacciato il naso al protagonista nelle maschere di Julianne Kroboth. Forse toccherebbe ricordare a chi straniero viene a spiegare una terra e i suoi simboli, che il pubblico napoletano è esigente per costituzione, per tradizione e articolata formazione del gusto; e che è ingordo di novità, sì, ma che abbiano delle proprie ragioni viventi, e soprattutto una propria dimensione emotiva. Teatro San Ferdinando – Napoli, 25 giugno 2009