Teatro

SUCCESSO PER UN TRADIZIONALE OTELLO

SUCCESSO PER UN TRADIZIONALE OTELLO

Modena chiude la stagione lirica con Otello, opera che non ha bisogno di presentazioni ma che si racconta da sé, da quando Verdi la scrisse, penultima del suo catalogo, nel 1887 con la collaborazione librettistica del giovane Arrigo Boito e l’ispirazione da William Shakespeare. L'allestimento, già collaudato per il Festival verdiano di Parma e proveniente dal San Carlo di Napoli dove debuttò nel 2006, che vede la regia di Pier Francesco Maestrini, le scene di Mauro Carosi e i costumi di Odette Nicoletti. Una produzione classica, tradizionale nel vero e autentico senso del termine. Il regista non si scosta dagli schemi delle regie tradizionali e, pur con qualche momento di staticità, presenta un Otello visto nel suo dramma personale di gelosia. Ben inquadrati i protagonisti e ben caratterizzati; nulla è lasciato al caso, ma tutto segue il libretto in una magnificenza e con un andamento registico quasi perfetto. Le scene di Carosi si basano su possenti strutture murarie che, nei diversi atti, caratterizzano lo spazio scenico, riportando efficacemente lo spettatore prima sugli spalti delle mura di Famagosta, poi nel chiostro del palazzo del governatore, quindi nella sala del castello e infine in una fredda la camera di Desdemona; chi è stato a Cipro ha potuto rivedere sulla scena i luoghi, ormai diruti, che la leggenda vuole abitati da Otello. Contribuiscono gli eleganti e bellissimi costumi e le luci azzeccate ideate da Guido Levi e realizzate da Fiammetta Baldiserri; molto bello l’effetto del cielo del primo atto, dai colori plumbei che poi si trasformano in caldi e solari nel secondo e terzo atto.
Maestrini si muove con delicatezza in questo contesto scenografico, ma realizzando qualcosa di decisamente avvincente: La mia regia è di stampo shakespeariano, ispirato ai registi inglesi, con qualche riferimento all'Otello di Oliver Parker. Quello che mi è interessato molto è mettere in risalto l'unico particolare che né in Shakespeare, né in Verdi viene focalizzato. Ovvero un Otello di origini non italiane, ma probabilmente saracene o africane, perché in fondo viene descritto come tale. Un musulmano convertito. È un aspetto che mi preme molto mettere in risalto nella mia regia. Un Otello che si rivela essere un difensore della cristianità.
Valido il cast, per un’opera di non facile approccio vocale. Nel ruolo del titolo Kristian Benedikt ha dato una prova appena sufficiente, la voce non è sempre stata all’altezza del personaggio; buona la tecnica e discreti gli acuti; ottima presenza scenica. Alberto Mastromarino in Jago convince per voce e presenza scenica; il baritono è noto per una voce corposa e scura, adatta al ruolo. Molto brava la Desdemona di Virginia Tola, corretta, voce aggraziata, l’atto finale è stato memorabile e giustamente la canzone del salice e l’Ave Maria applauditissimi. Voce sottile per il Cassio di Arthur Espiritu. Bravo e bella voce piena per il Roderigo di Gianluca Bocchino. Validi anche gli altri cantanti: Enrico Turco (Lodovico), Matteo Ferrara (Montano), Stefano Cescatti (Araldo), Elena Traversi (Emilia).
La direzione musicale affidata al maestro Maurizio Barbacini, alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, dopo un inizio non molto convincente per eccesso di timbricità, ha dato vita ad Otello inquadrato nel segno della tradizione musicale, valorizzando i cantanti nelle singole parti e nell’insieme. Di ottimo effetto l’esecuzione corale formata dall’unione del Coro Lirico Amadeus Fondazione Teatro Comunale di Modena, in questa produzione in unione con il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparati dal maestro Stefano Colò; meritati anche gli applausi dei piccoli del coro della Scuola Voci Bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena.
In un Teatro Comunale gremito un pubblico entusiasta per una produzione veramente meritevole.