Numerosi i servizi introdotti al Teatro Vittorio Emanuele II in favore delle persone con disabilità sensoriale (e non solo), per un’offerta culturale fruibile per tutti.
Andare a teatro e non poter godere della rappresentazione, perché tenuta in una lingua indecifrabile; percepire il coinvolgimento del pubblico, e non poterlo condividere: sono dolorose sensazioni di esclusione spesso sperimentate dalle persone con disabilità visive e/ o uditive, dinanzi a produzioni culturali (teatro di prosa, lirica, cinema, etc.) prive degli adattamenti necessari per risultare davvero accessibili a tutti.
Che l’accessibilità culturale sia non solo possibile, ma rappresenti un diritto fondamentale del cittadino, si è profondamente convinti al Teatro Vittorio Emanuele II di Messina, leader dell’innovazione di settore in ambito nazionale e di recente sede di una conferenza sull'argomento.
A dare inizio alla ‘rivoluzione accessibile’ a Messina, nel 2006, fu per prima Barbara Marsala, ingegnosa operatrice socio-culturale esperta di teatro, responsabile della società che gestisce i servizi.
Le tecnologie utilizzate negli ultimi anni si articolano su più fronti e sono applicabili ad ampio raggio in varie tipologie di spettacolo: l’audiodescrizione, ad esempio, consiste in un’analisi significativa delle scene prive di dialogo e degli aspetti non percepibili senza l’ausilio della vista, condotta da operatori specializzati e ascoltata in cuffia; da parte sua, il pubblico non vedente ha la possibilità di compiere esplorazioni tattili del palco (touch tours) e di conoscere il cast prima dello spettacolo, così da familiarizzare con l’ambiente.
La comunità delle persone sorde può invece contare sulla trasposizione della sceneggiatura in Lingua Italiana dei Segni grazie ad interpreti posti ai margini del palco, che traducono in simultanea. “Un’invasione pacifica sulle scene”, molto apprezzata da utenti e operatori teatrali: “Si crea un’atmosfera emozionante, nel pubblico in sala si percepisce un’energia molto particolare” -spiega Marsala, che ricorda registi e attori “rimasti incantati ad osservare il lavoro degli interpreti”.
…E due sogni da realizzare…
L’esperienza messinese ha ormai fatto scuola e le tecnologie per l’accessibilità culturale sono state esportate in pianta stabile al Teatro Ghione di Roma dalla stagione 2012/13 e da pochi giorni, ancora nella capitale, al Teatro Argentina. Molto però resta ancora da fare: “L’obiettivo è quello di creare una rete di teatri accessibili in modo che ogni città ne abbia almeno uno, continuando a coinvolgere le persone con disabilità non solo come spettatori, ma anche attivamente, all’interno di compagnie di livello professionale”. Un’ulteriore ‘rivoluzione’ già in parte realizzatasi al Vittorio Emanuele attraverso progetti come I segni son desideri e la messinscena di Figli di un dio minore per la regia di Marco Mattolini, entrambi caratterizzati dall’efficace interazione tra attori udenti e non.