Si conclude oggi, 24 marzo 2013, la IV edizione del Festival Testimonianze ricerca azioni, organizzato dai Direttori artistici di Teatro Akropolis, David Beronio e Clemente Tafuri. Il Festival è ormai un appuntamento attesissimo nell’ambito del teatro di ricerca, vero e proprio crocevia di esperienze diverse che trovano l’accoglienza e lo spazio necessari al confronto e al dialogo. Il programma ricco e interessante, che ha visto anche il coinvolgimento di un numero notevole di spettatori, è stato articolato in sedici giornate.
Durante la conferenza di presentazione avvenuta a Palazzo Ducale giorno 6 marzo, l’assessore alla cultura del Municipio 6 Medio Ponente, Fabrizio Gelli, ha sottolineato l’importanza di una realtà come Teatro Akropolis che non soltanto opera in un ambito poco battuto seppur molto fecondo, ma soprattutto che permette un vero e proprio “decentramento culturale” ovvero una diffusione periferica degli eventi, troppo spesso concentrati in un’unica zona dominante: il centro città. Supportare il lavoro di Teatro Akropolis è dunque doveroso anche per questo aspetto, per certi versi secondario, se già non bastasse l’importanza del ruolo primario che svolge il Teatro nel panorama nazionale pur con fondi assai limitati essendo “l’ultimo arrivato”. In taluni casi dire che il re è nudo è necessario e forse a dargli qualche vestito in tempi di gelo si farebbe un favore all’intera cittadinanza.
D’altronde la proposta di Teatro Akropolis è stata davvero molto interessante e diversificata. David Beronio ha più volte ribadito che il rapporto con il territorio e l'apertura verso l'esterno è la cifra di Teatro Akropolis. Ed è vero. Anche quest'anno sono arrivate a Genova, grazie a loro, compagnie teatrali altrimenti difficilmente conoscibili. Ma è stata anche l’occasione per poter apprezzare una nuova produzione di Teatro Akropolis, Arabesco di Clemente Tafuri -un’azione mitica e poetica che nasce dalla riflessione sulla tragedia - sviluppato con un gruppo di attori attraverso la Metodologia BeTa1 nel corso di tre anni. Il 17 marzo è andato in scena con i tre attori (Francesca Melis, Nuria Peguera, Alessandro Romi) che Tafuri ha seguito in quest’ultimo anno in un laboratorio permanente.
«Si tratta di una dimensione relazionale e conoscitiva di cui voglio almeno ricordare alcuni momenti importanti: la condivisione con i compagni di fallimenti e scoperte inaspettate; il rapporto appassionato, accrescitivo con il maestro; il sentimento, verificato quotidianamente, che quello che si faceva a teatro trasformava la vita. Qui si può, si deve –la collettività ne ha bisogno – parlare, con coscienza, dell’alto valore educativo ed etico di questo percorso e farlo conoscere e confrontare con altre esperienze che hanno come fine, non solo dichiarato, il pieno sviluppo dell’uomo»2.
Così Stefano Pattini, uno degli attori che ha partecipato ad Arabesco in questi anni.
Durante il Festival ha suscitato molto interesse il laboratorio di critica teatrale, organizzato dalla redazione romana di Teatro e Critica -importante rivista di critica teatrale- in collaborazione con l’Università e il Comune di Genova. Il laboratorio è stato l’occasione per dare la possibilità a un gruppo di giovani universitari di avvicinarsi alla critica teatrale, chiarendo anche le particolarità delle differenti tipologie di scrittura che riflettono sul teatro. Si è tenuto invece nella bella cornice di Villa Bombrini a Cornigliano il seminario gratuito e aperto al pubblico Pillole di #comunicateatro, tenuto dal giornalista di Fattiditeatro Simone Pacini, che si è soffermato sia sulle tecniche per diffondere le notizie nel modo più interessante sia sui nuovi media e sulla possibilità -attraverso la rete e a budget ridottissimi- di promozione dell’arte in genere. In un periodo in cui forte è la pressione della crisi individuare il valore –per operatori dello spettacolo e organizzatori di eventi- di ciò che si ha gratuitamente a disposizione è fondamentale.
Clemente Tafuri, anche durante la conferenza stampa di apertura, aveva ribadito d’altronde l’importanza di riconoscere i tempi, di non escludere dal palcoscenico il peso della crisi sociale, economica e politica ormai ineludibile, di interrogarsi sulla situazione attuale che coinvolge l’intero sistema e che tocca ovviamente anche l’ambito teatrale. Per questo il Festival è andato al di là dei temi artistici. Il convegno C.Re.S.Co (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea) è stato un importante momento di dialogo e di confronto per far conoscere i lavori, per riflettere sulle tematiche che stanno più a cuore alle realtà teatrali e artistiche in genere, per osservare e criticare, e per crescere insieme. Teatro Akropolis sarà l'antenna regionale di C.Re.S.Co qui in Liguria. Anche questo è un riconoscimento del lavoro svolto dal Teatro.
Anche quest’anno ha accompagnato il Festival una pubblicazione, curata ancora una volta dai due direttori, dal titolo Teatro Akropolis – Testimonianze ricerca azioni – Volume quarto. Nel testo sono raccolti undici contributi dei partecipanti al Festival e degli studiosi che indagano nell’ambito del teatro di ricerca, che riflettono sulle istanze e sui processi che hanno dato luogo al lavoro di Teatro Akropolis e del Festival da essi proposto.
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Note
1 La Metodologia BeTa (Beronio/Tafuri) è un’attività teatrale in cui il testo drammaturgico, se esiste, è aperto a tutti i cambiamenti possibili e comunque costituisce di per sé un perimetro liquido entro il quale muoversi. «L’azione teatrale si costruisce insieme con gli attori che non mirano a una rappresentazione classica dell’evento scenico quanto piuttosto a superare, a dis-locarsi dalla propria egoicità per entrare nel sacro in cui gli opposti convivono, in cui le contraddizioni non sono risolte, in cui ci si sente invasi da dionisiaca mania» (Teatro Akropolis- Testimonianze ricerca azione, Le Mani/Akropolis Libri, Genova 2013, p. 82).
2 S. Pattini, «Atteone in Arabosco. Un’esperienza di Arabesco», ivi, pp. 66-67.
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