Nell'Esedra di Palazzo Te, all'alba e al tramonto, tredici cavalli e cinque cavalieri propongono la rappresentazione di una forma di comunicazione atavica e non artificiosa tra uomo e natura.
«Se a salvare il cavallo la bellezza non basta, allora anche l’uomo è condannato».
Il Teatro si fa barbarico e utilizza insoliti attori a quattro zampe. Tredici cavalli (e un mulo) tornano a galoppare nel Palazzo dove i Gonzaga allevavano i migliori esemplari al mondo e dove i più amati vennero elevati a rango di icona universale da Giulio Romano. “La cerimonia del Sé” è uno spettacolo non convenzionale che si rappresenta nell’Esedra di Palazzo Te a Mantova “nell’anno di grazia MMXVI” il 16 e 17 settembre al calar della sera (ore 19) e il 18 settembre al sorgere dei primi raggi del sole (ore 7).
Condizioni di luce naturali che sovvertono le odierne leggi teatrali assoggettate all’illuminotecnica e si cingono dei colori cangianti del tramonto e dell’alba per lanciare un messaggio finalizzato a recuperare il patto arcaico stipulato nella notte dei tempi tra bipedi e quadrupedi, a celebrare un rapporto tra uomo e natura che non sia artificioso.
«Questo è un luogo-mondo, con molti livelli narrativi e vari strati di storia». Così Stefano Baia Curioni, Presidente del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te, giustifica l’evento inserito nella programmazione di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016. Il cavallo è identificato nel corso dei secoli come simbolo di potenza e armoniosità e l’arte equestre, proprio a Palazzo Te, si trasformò in disciplina umanistica. Ora che l’animale non è più utile al lavoro dell’uomo, si misura con quest’ultimo nella dimensione estetica.
Giovanni Lindo Ferretti nasce artisticamente come musicista e nel 2010 fonda la “Libera Compagnia di uomini, cavalli e montagne”, che successivamente assume la denominazione di teatro barbarico, inteso come luogo vitale, antico, indisponibile a farsi museificare pure nel Museo che lo ospita. Non vengono utilizzate le consuete razze da circo, spagnole o arabe, ma i cavalli maremmani da guerra (di circa 700 kg) dal carattere fiero; gli stessi degli etruschi, dei romani, di Matilde di Canossa.
La Cerimonia del Sè racconta questo mondo che va scomparendo, fatto di ombre e di riflessi, memoria e oblio, che riesce a trasformarsi in evocazione del futuro con l’affastellarsi di pensieri dal sapore filosofico, accompagnati dal “suono dei giorni nostri” e dal “suono del tempo che fu”. Una forma di comunicazione atavica perciò modernissima, di molti gesti e poche parole.
In caso di pioggia debole lo spettacolo va ugualmente in scena, nel rispetto delle normative di sicurezza. La produzione si riserva di posticipare l'inizio, prima di un eventuale annullamento e successivo recupero in altra data.