Anche Dario Fo e Giorgio Gaber si spostavanoa Gallaratein provincia di Varese, per esibirsi nella sala parrocchiale che oracompie cinquant’anni.
Non è da tutti arrivare a presentare la cinquantesima stagione teatrale consecutiva. Soprattutto se ci si trova lontano dai grossi centri abitati e più precisamente a Gallarate (VA), città di cinquantamila abitanti, non a caso ribattezzata come la “Piccola Atene”. In provincia di Varese nessuno può competere con la longevità del Teatro delle Arti, quel piccolo miracolo culturale di provincia creato nel 1967 da don Alberto Dell’Orto nella sala parrocchiale di via don Minzoni.
I più grandi
Cinquant’anni dopo c’è ancora lui a scegliere gli spettacoli, a costruire il cartellone, a gestire insieme a uno staff ormai collaudato la biglietteria, a continuare a portare a Gallarate il meglio della recitazione italiana. Mezzo secolo di teatro, spettacoli di prestigio e una lunga tradizione che ha portato in città i più grandi del palcoscenico. Da Giorgio Gaber a Mariangela Melato fino ai più recenti Stefano Accorsi e Neri Marcoré, passando per Dario Fo e Vittorio Gassman. Difficile, tra oltre quattrocento proposte (a cui bisogna aggiungere i numerosi titoli fuori stagione), pescare le migliori. Tra queste il sacerdote ricorda la prima volta di Dario Fo a Gallarate, Nel fondo ovvero l’albergo dei poveri di Massimo Gorki con la regia di Giorgio Strehler nell’anno in cui lasciò il Piccolo per dissidi interni, I Masnadieri con Gabriele Lavia e Umberto Orsini (erano gli Anni Ottanta) e le numerose rappresentazioni della compagnia Gli Associati. “Senza dubbio la più grande compagnia italiana di sempre”. Parola di don Alberto. E tra i nuovi, cosa salva? Prima sorride, poi fa il nome che non ti aspetti: “Simone Cristicchi. E’ venuto qui due anni fa con Magazzino 18 e ha stupito tutti”.
Benvenuto Dario Fo
“C’è il tuo amico prete al telefono”. Era questa l’espressione che Franca Rame usava nel passare la cornetta a Dario Fo ogni volta che don Alberto Dell’Orto telefonava. I due si conobbero al Teatro Tenda di Milano, al termine di una serata movimentata da alcuni momenti di contestazione operaia. "Io e il dottor Melcore ci avvicinammo e lo invitammo a venire qui alle Arti”, ricorda oggi il sacerdote dalla sala di via Minzoni, la sua seconda casa. “Si mostrò disponibile, sotto lo sguardo un po’ sorpreso di Franca Rame. Lo colpì la singolarità della richiesta: il quadro del Mistero Buffo dedicato a Dedalo e Icaro”.
Non soltanto le Arti sarebbe stato il primo teatro della provincia di Varese a ospitarlo, ma anche il primo teatro parrocchiale dopo anni di rapporti complicatissimi con la Chiesa. Don Alberto sapeva di non poterselo lasciare scappare.
Il teatro oggi
Non mancheranno i nomi di richiamo anche per la stagione del cinquantesimo, presentata nei giorni scorsi in anteprima, con un cartellone che vuole lasciare il segno. Il debutto sarà il 7 e 8 novembre con Gabriel Garko sul palco insieme a Ugo Pagliai e Paola Gasmman per Odio Amleto. Tre settimane più tardi tornerà per l’ennesima volta a Gallarate Alessandro Haber, in compagnia di Lucrezia Lante della Rovere per Il Padre, spettacolo osannato dalla critica. A dicembre (l’11 e il 12) Pupi Avati firma la sceneggiatura di Regalo di Natale, testo da cui ha già ricavato uno dei suoi film di maggiore successo.
Il 2018 inizia con Raul Bova, in coppia con Chiara Francini per Due. Applauditissimo lo scorso aprile, per la prima nazionale al Verdi di Milano, Rosalyn, thriller psicologico con Marina Massironi e Alessandra Faiella (30 e 31 gennaio). Per il ciclo dei grandi classici quest’anno c’è Eduardo de Filippo con la sua Filumena Marturano interpretata da Mariangela D’Abbraccio (13 e 14 febbraio). La regia dello spettacolo è firmata da Liliana Cavani. Non manca la commedia brillante con Gaia de Laurentis e Ugo Dighero per L’inquilina del piano di sopra (27 e 28 febbraio).
Chiude la stagione numero cinquanta uno dei personaggi che ha contribuito ad alimentare il prestigio delle Arti: torna infatti Moni Ovadia (13 e 14 marzo) con Il casellante, racconto in musica di Andrea Camilleri.