Leggere questo libro equivale a trovare una miniera d’oro: la stessa sensazione di meraviglia, lo stesso stupore, lo stesso sentimento di varietà e di appagamento, la stessa euforia di onniscienza e di onnipotenza…
Il testo è uno scrigno straordinario e coltissimo, ricco di dati, di storie, di curiosità di racconti, di scoperte e di narrazioni da oriente e da occidente. L’autore, oltre a preziosissimi elementi storici, gioielli di studi e brillanti ricerche, mette in campo uno sfavillante stile letterario che rende un saggio altamente accademico comprensibile a tutti e di piacevole lettura, mai noioso, mai tecnico, mai autocompiacente o autoreferente.
Il rapporto fra Oriente e Occidente nella sua complessità viene affrontato dall’ottica particolare della storia del teatro e rivela così molte cose del passato, di noi e degli “altri”.
Interessante la riflessione sul fatto che gli etnologi che studiano civiltà “altre” conoscono per nulla o solo superficialmente il teatro occidentale, mentre gli studiosi di teatro non si interessano affatto di etnologia, dando luogo così a grandi lacune nell’analisi del teatro in altre civiltà e nello studio comparativo dell’arte dello spettacolo.
Il testo nasce dall’analisi di molte fonti: quelle letterarie prima di tutte (con citazioni di cronache di viaggio antiche, compilazioni, racconti, leggende e naturalmente opere drammaturgiche) ma anche archivi storici, etnografici, commerciali. Altresì sono state utilizzate fonti iconografiche, archeologiche e artistiche di vario tipo. Lo studio comparativo tra i temi e i soggetti del teatro orientale e occidentale è fondamentale per risalire alle origini comuni dell’arte della rappresentazione, per trovarne tutte le varietà e le differenze, per comprenderne il senso stesso.
Non risulta, leggendo questo libro, che il teatro occidentale sia quello originario e quello orientale sia una sua diffusione; tanto meno risulta il contrario. Il teatro non è nato in Occidente per andare in Oriente e non è partito dall’Oriente per arrivare in Occidente. Il teatro è partito, questo è vero, ma il suo viaggio non è ancora terminato: il suo viaggio è composto di tante andate e tanto ritorni: è un percorso di andirivieni, seguendo antiche vie e insolite rotte, attraverso milioni di kilometri, centinaia di luoghi e di persone. Un’osmosi, uno scambio, un dare e restituire, come il linguaggio, come i pensieri, come il respiro.
Il teatro è visto da Nicola Bavarese come elemento imprescindibile di ogni cultura e di ogni popolo inevitabilmente trasmesso attraverso feste, cerimonie, esibizioni, momenti ludici.
In questa particolareggiata analisi di scambio culturale si parla naturalmente di scontro di civiltà, tema oggi più che mai attuale; il teatro diventa la cifra con cui confrontare l’oriente e l’occidente, il Mediterraneo e l’Asia, il cristianesimo e l’Islam, l’Europa e l’India.
Il testo si propone così come una pregevolissima storia generale del teatro vista non attraverso il campo limitato della produzione drammaturgia ma come “arte della rappresentazione; una storia dello spettacolo dalle origini ad oggi tra oriente e occidente: una riflessione sull’arte senza tempo e senza confini.
Questo bellissimo libro rappresenta una grande avventura per esploratori culturali “alla ricerca del teatro perduto”, e tratta l’arte del teatro come uno strumento utile ad indagare l’uomo antico e l’uomo contemporaneo.
Questo libro ha vinto meritatamente nel 1992 il Premio Diego Fabbri e nel 1994 il Premio Pirandello.
Nicola Savarese
Teatro e spettacolo fra Oriente e Occidente
Editori Laterza Bari 2001 (V ediz.)
Euro 29,95
Teatro