Teatro

Teatro oltre le sbarre: le detenute di Genova in scena all'Archivolto

"Giochi senza frontiera
"Giochi senza frontiera"

“Giochi senza frontiera” è una nuova produzione coraggiosa di Anna Solaro con alcune donne del carcere di Genova Pontedecimo

Parte dall'idea del gioco, “Giochi senza frontiera”, il nuovo lavoro di Anna Solaro per il Teatro dell'Archivolto, previsto in scena alla Sala Gustavo Modena martedì 8 e mercoledì 9 maggio alle ore 20.30 (con doppia replica mercoledì 9 alle 10.30 per le scuole).

Gioco inteso come spensieratezza, leggerezza, innocenza; gioco inteso come possibilità di recuperare una dimensione perduta, ma anche fil rouge tra elementi diversi, considerato che la diversità è uno dei tratti distintivi di questa nuova produzione.

Dalle sbarre alle scuole

E' proprio il Teatro dell'Ortica, recentemente al centro del dibattito locale per le difficoltà tecniche e finanziarie che rischiavano di comprometterne la sopravvivenza, il capofila di questo interessante progetto, che vede, per la prima volta in Italia, una collaborazione interattiva tra soggetti diversi, come un'istituzione teatrale, i detenuti di un carcere e i ragazzi delle scuole primarie.
Il lavoro si inserisce nell’ambito del progetto Oltre il cortile, che prende vita nel 2006 con un’attività di laboratorio realizzata dapprima con i detenuti della Casa Circondariale di Marassi, poi presso la sezione maschile e, infine, in quella femminile di Pontedecimo.

Intorno a Oltre il Cortile si è creata negli anni una rete di soggetti che vede – oltre il Carcere di Pontedecimo, le Scuole Primaria Anna Frank e Secondaria di Primo Grado Don Milani – anche il Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere e i partner del progetto europeo Erasmus Plus Skills for freedom, il cui obiettivo è di creare modelli di cooperazione innovativi per favorire le possibilità occupazionali degli ex-detenuti.

Dopo il fortunato esperimento del Teatro dell'Arca, già da diversi anni in scena con alcuni detenuti di Marassi, è la prima volta a Genova che ad arrivare sul palco, oltrepassando le “sbarre” fisiche e simboliche del carcere, sono le donne.



Gioco, incontro, possibilità

Tutto questo crea grande aspettativa rispetto a uno spettacolo su cui Anna Solaro ha mantenuto sinora uno stretto riserbo, forse per lasciare più spazio alla curiosità e all'immaginazione degli spettatori. Il divertente trailer su Youtube ce la mostra armata di cappellino e fischietto mentre intona una sorta di allegra antifona di invito sul palco.

Il tema del gioco in fondo sfida ciascuno di noi a evocare il proprio “finale di partita”, il fuorigioco come limite fisico o esistenziale, i concetti di libertà, regole, confini: non a caso “si gioca col fuoco”, si gioca sognando e sbagliando. Il teatro, con la leggerezza di cui è capace, sa riaprire queste partite perse, sa riportare in avanti un limite che pareva invalicabile. Viene in soccorso la suggestione di una lingua straniera, l'inglese, che raccoglie sotto una stessa parola, to play, tanti significati diversi eppure così affini: suonare, recitare, giocare, facoltà che possiamo sempre scoprire e reinventare, dietro le sbarre e non solo.